Dopo aver conosciuto un po' meglio quali cellule “vivono” nel sangue, iniziamo oggi un nuovo percorso che mira a spiegare, in maniera semplice, il perché e soprattutto che cosa cerchiamo quando decidiamo di “prelevare ed analizzare” il sangue dei nostri amici a quattro zampe.
Data la complessità e la vastità dell'argomento, ho scelto di trattare i capitoli principali con buona pace degli addetti ai lavori più famosi di me!.
Nel momento in cui si procede con un prelievo di sangue in corso di diagnosi, l'approccio standard prevede due tipi basilari di esami: emocromocitometrico e biochimico. Per capirne la differenza bisogna innanzitutto tenere a mente la composizione del sangue stesso: si tratta di un vero e proprio “tessuto” liquido costituito da una parte corpuscolata (cellule) ed una fluida detta plasma. Abbiamo imparato a conoscere un po' meglio la prima nel breve percorso di ematologia precedentemente affrontato sul tgvet e, in buona sostanza, possiamo affermare che: l'esame emocromocitometrico è un insieme di analisi volte a descrivere la quantità e la qualità degli elementi corpuscolati del sangue (globuli rossi, bianchi e piastrine), di grande aiuto per scoprire la presenza di anomalie e numerose condizioni patologiche.
Per quanto riguarda la parte “fluida” del sangue, detta plasma, essa è composta principalmente di acqua e contiene circa 6-8 g/dl di proteine e 1,5 g/dl tra sali inorganici, lipidi, carboidrati, ormoni e vitamine. Normalmente il plasma si ricava, in laboratorio, ponendo il sangue in una provetta con anticoagulante e centrifugandolo per eliminare la componente corpuscolata. Se, invece, non aggiungiamo anticoagulante il sangue va incontro ad un processo di coagulazione spontaneo ed il fluido ottenuto dopo centrifugazione prende il nome di siero. Qui la concentrazione di proteine è circa 0,2-0,5 g/dl inferiore a quella del plasma a causa della scomparsa del fibrinogeno, una proteina utilizzata nel processo di coaugulazione. In parole povere si può affermare che il siero altro non è che plasma privato del fibrinogeno. Data l'estrema varietà ed importanza dei componenti “immersi” nella parte fluida del sangue, capiamo allora l'enorme utilità di andarla ad analizzare: gli esami biochimici hanno esattamente questo scopo.
Nel prossimo capitolo inizieremo ad affrontare più nel dettaglio le analisi qualitative e quantitative eseguibili sul sangue. Continuate a seguirci sul tgvet.
A cura della Dr.ssa Martina Chiapasco
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