giovedì 29 dicembre 2016

Cosa deve mangiare il gatto

 L'alimentazione felina presenta peculiarità da conoscere se si vuole somministrare una dieta corretta e bilanciata al nostro gatto: mangiar sano aiuta a rimanere in salute, fatto salvo le concessioni del periodo Natalizio!. Il processo di domesticazione ha influito in maniera relativa e insolita sulla specie felina tanto da preservarne molte delle caratteristiche originarie. Ancora oggi Il gatto è a tutti gli effetti un carnivoro puro ossia necessita per il suo sostentamento primariamente di proteine. I piccoli felini nascono cacciatori di altrettanto piccole prede, fatte per lo più di proteine e grassi e in misura minima di carboidrati: questo ha fatto si che il loro sistema digerente prediliga le vie di metabolizzazione dei primi due principi nutritivi rispetto agli zuccheri.



Sintetizzando i capisaldi della nutrizione felina è importante sapere che prevede:
1.     ridotta capacità di inibire gli enzimi del catabolismo dell'azoto e del ciclo dell'urea
2.     un indispensabile apporto dell'aminoacido arginina, la cui carenza può provocare gravissime conseguenze per la salute del gatto
3.     incapacità di sintetizzare taurina a partire dalla cistina
4.     limitate capacità di metabolizzare i carboidrati della dieta
5.     incapacità di sintetizzare la Vit A a partire dai beta caroteni
6.     incapacità di sintetizzare la niacina a partire dall'aminoacido triptofano
Arginina, taurina, Vit A e niacina sono tutti componenti abbondanti nelle prede naturali del gatto mentre è limitata la presenza di carboidrati; di conseguenza le vie metaboliche più sviluppate in questo animale sono quelle “dedicate” a ricavare energia dalle proteine e dai grassi, piuttosto che dagli zuccheri.


Le peculiarità della nutrizione felina iniziano dall'anatomia e fisiologia dell'apparato digerente. I gatti hanno meno denti dei cani, mancando di alcuni premolari e molari dalla superficie fessurata: la loro dentizione è più adatta a tagliare la carne piuttosto che triturarla. A livello salivare, poi, non presentano l'amilasi, un enzima preposto alla digestione dell'amido. Essendo abituati a mangiare piccole  quantità suddivise in molti pasti quotidiani, la capacità del loro stomaco è piuttosto limitata rispetto a quella dei cugini canidi così come la lunghezza dell'intestino, fattore fondamentale nel determinare il tempo necessario a digerire. Inoltre nei gatti il fattore intrinseco deputato all'assorbimento della vitamina B12 è prodotto esclusivamente dal pancreas, mentre in altre specie anche dall'intestino stesso.


 
Le abitudini predatorie rappresentano un altro tassello importante per comprendere le esigenze alimentari particolari dei gatti. In natura i piccoli felini si nutrono di roditori, volatili, insetti, rane, rettili, tutte prede che danno un basso apporto calorico, motivo per cui i gatti necessitano di numerosi pasti quotidiani (fino a 20!). In più il comportamento predatorio prevale istintivamente sull'esigenza nutrizionale vale a dire che nel gatto è paradossalmente più importante l'atto della caccia che il fine stesso, nutrirsi. Le preferenze alimentari vengono influenzate dalla dieta delle madri durante la gravidanza e l'allattamento: l'esperienza “gustativa” dei gattini nei primi 6 mesi di vita detterà legge nelle scelte nutrizionali durante l'intero arco della loro vita. Per questo motivo si suggerisce ai proprietari di far provare più cibi possibili in questa fase, in maniera tale da non ritrovarsi ad aver a che fare con un gatto dai “gusti difficili” in età adulta. L'attrattività dell'alimento, inoltre, non è solo dettata dal gusto ma anche dall'odore, dalla consistenza e dalla temperatura, con predilezione per i cibi a temperatura ambiente o tiepidi.



 Anche le condizioni “ambientali” in cui il gatto si nutre possono influenzarne le preferenze alimentari: se l'animale associa una situazione di stress ad un determinato cibo, può decidere di non mangiarlo mai più!. Per tale ragione è sempre meglio evitare di introdurre una nuova dieta, per quanto indicata in certe condizioni patologiche, mentre il gatto è ospedalizzato. Infine essendo stato assunto che i piccoli felini abbiano un'origine desertica, si spiega la loro enorme capacità di  concentrare le urine e , conseguentemente la tendenza a bere minor quantità di acqua giornalmente rispetto ai cani.


Alla luce di quanto raccontato,  si capisce come una dieta “fai da te” somministrata al gatto possa soltanto provocare gravissime ripercussioni sulla sua salute. Il consiglio è quello di chiedere sempre al medico veterinario di fiducia quale sia il miglior modo di nutrire il nostro amico a quattro zampe, sempre secondo il buon vecchio adagio secondo cui: “prevenire è meglio che curare”.

Se vuoi maggiori informazioni chiama la Clinica Veterinaria Borgarello allo 0116471100 o inviaci una mail info@clinicaborgarello.it.


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