La malattia di von Willebrand è una delle forme ereditarie più comuni nel cane ed è considerata un’alterazione dell’emostasi primaria. Per comprendere meglio l’eziologia della malattia occorre chiarire alcuni aspetti. Con il termine “emostasi primaria” si intende la prima parte del processo fisiologico che l’organismo animale mette in atto per arrestare il sanguinamento da soluzioni di continuo dell’albero vascolare.
L’emostasi primaria è costituita da due fasi:
- Fase vasale caratterizzata da un’iniziale vasocostrizione riflessa da parte del vaso interessato dalla rottura per evitare la minor perdita ematica possibile, a cui segue un rallentamento del flusso sanguineo.
- Fase piastrinica che comporta l’adesione delle piastrine nel sito interessato, seguita dalla loro attivazione, liberazione dei fattori piastrinici e aggregazione di esse. Il susseguirsi di questi eventi a cascata porta alla formazione del tappo piastrinico in pochi secondi.
La malattia di von Willebrand è causata da un’alterazione quali-quantitativa del fattore von Willebrand (vWf), una glicoproteina prodotta prevalentemente dall’endotelio dei vasi, la quale ha il compito di interagire con le piastrine e partecipare attivamente alla cascata coagulativa.
Se ne riconoscono tre tipi:
- Tipo 1: il vWf è ridotto ma non assente (valori inferiori al 50% del normale). E’ la forma più comune e causa dei sintomi da lievi a moderati. Le razze predisposte sono Doberman, Pastore tedesco, Akita , Airedale ed Manchester Terrier.
- Tipo 2: il vWf è strutturalmente anomalo e non riesce a formare i multimeri più voluminosi che servono a renderlo attivo nella cascata coagulativa. Causa sintomi da moderati a gravi e le razze soggette sono Bracchi Tedeschi a pelo corto.
- Tipo 3: il vWf è praticamente assente. I sintomi sono molto gravi in quanto manca completamente la capacità di adesione delle piastrine ai tessuti vascolari. Le razze predisposte sono cani da pastore Scozzese Shetland e gli Scottish Terrier.
Genericamente i sintomi che più caratterizzano la malattia sono epistassi (emorragia nasale), ematochezia (sangue nelle feci), ematuria (sangue nelle urine), anemia, eccessivo sanguinamento durante una chirurgia.
Qualora il medico veterinario abbia il sospetto di tale patologia, sono diversi i test diagnostici cui è possibile sottoporre l’animale, come dalla valutazione del “tempo di sanguinamento buccale”, fino a test genetici attendibili al 100%.
Una volta diagnosticata la malattia occorre prestare particolare attenzione alla vita che conduce l’animale. Bisogna infatti evitare che il cane si tagli anche solo con un bastoncino, giochi in maniera brusca o gli vengano somministrati farmaci anticoagulanti.
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