L’anagrafe dei conigli nasce da un progetto in collaborazione col Ministero della Sanità, avviato in occasione del “Convegno Nazionale sulle nuove norme per gli animali d'affezione”, nel Febbraio 2009. In questa occasione la Senatrice Amati nel suo discorso di apertura “scomoda” niente meno che Albert Einstein, il quale sosteneva:” la grandezza di una nazione e il suo progresso morale si possono giudicare dal modo in
cui tratta gli animali".
Dopo un anno di lavori, ora è nato il sito http://www.anagrafeconigli.it: “lo scopo principale è quello di raccogliere tutti i dati dei conigli identificati con microchip sul territorio italiano in modo da facilitarne la rintracciabilità in caso di smarrimento e di conferire anche ai conigli lo status di animale da compagnia tutelato anche dalla macellazione”. Il coniglio “di proprietà” viene, perciò, innanzitutto identificato con un "microchip", applicato dal medico veterinario per via sottocutanea, in modo rapido, innocuo e indolore. Il numero del microchip, coi relativi dati del proprietario e dell’animale, verranno poi inviati dal medico veterinario all'Anagrafe Conigli. Al detentore dell’animale, inoltre, verrà rilasciato un certificato di iscrizione.
Il progetto Anagrafe Conigli è rivolto a tutti i cittadini proprietari di uno o più conigli, ai veterinari e a tutte le associazioni di tutela di animali presenti sul territorio nazionale che abbiano in carico dei conigli. Lo scopo del progetto, riassumendo, vuole essere quello di:
- garantire la veloce restituzione dei conigli smarriti ai legittimi proprietari.
- conoscere la consistenza e la distribuzione della popolazione cunicola.
- prevenire e combattere il fenomeno dell'abbandono.
- riconoscere il coniglio come animale di affezione a livello legislativo nazionale garantendogli la stessa tutela di cani e gatti con assoluto divieto di macellazione.
L’idea è di lodevole intento e segue la scia dell’ormai collaudata e consolidata Anagrafe Canina: i conigli, infatti, rappresentano come diffusione la terza specie, dopo cane e gatto, “abitante” nelle case degli italiani.
Un’unica domanda, a questo punto, sorge spontanea: perchè nessuno si è ancora mosso per riconoscere e tutelare lo “status sociale” dei gatti?… Se qualcuno ne sa più di noi, preghiamo di informare ed informarci.
Articolo a cura della Dr.ssa Martina Chiapasco
Se ti è piaciuto l'articolo, iscriviti al feed o alla newsletter per tenerti sempre aggiornato sui nuovi contenuti di TGVET.net.
Nessun commento:
Posta un commento