Nell’ultimo articolo sulla terapia del dolore sono state analizzate quelle che sono le conseguenze del dolore acuto qualora non venga correttamente trattato. Analizziamo ora le conseguenze di uno stimolo algido cronico.
Oltre alle conseguenze più o meno immediate che fanno seguito a dolore acuto, non bisogna dimenticare che un dolore severo non trattato rappresenta l’anticamera per lo sviluppo di dolore neuropatico. Tale dolore non ha più una correlazione spaziotemporale con l’insulto che lo ha provocato, essendo l’espressione di un processo sensoriale anomalo e risultando in un dolore cronico. Esso è dovuto all’instaurarsi di cambiamenti biochimici e morfologici nell’ambito del sistema nervoso centrale, che implicano che il sistema si attivi anche in assenza di un danno reale. Vengono perse quelle caratteristiche di transitorietà e autolimitazione che normalmente caratterizzano il dolore acuto.
In altre parole, un insulto algico di una certa entità e/o persistenza comporta l’instaurarsi di variazioni a lungo termine a carico del sistema nervoso centrale e periferico, che si rendono responsabili di una risposta esagerata dell’organismo nei confronti di ulteriori stimoli o anche in assenza di stimolazione.
Queste modificazioni sanciscono il passaggio del dolore da adattativo (cioè con finalità protettive nei confronti dell’organismo) a maladattativo (cioè privo di qualsiasi funzione biologica, debilitante e responsabile di un peggioramento nella qualità della vita dei pazienti).
Il dolore cronico può essere difficile da diagnosticare, solitamente non risponde alle terapie con i più comuni farmaci antalgici e necessita pertanto di approcci terapeutici più complessi e mirati.
Ecco perché trattare il dolore sul nascere diventa così importante: oltre ad evitare il coinvolgimento di organi e apparati con esiti deleteri per l’animale, si evita anche l’innescarsi di tutte quelle modificazioni che, qualora arrivino a provocare cambiamenti strutturali del sistema nervoso, si rendono causa del dolore neuropatico, un dolore con tendenza a cronicizzare e pertanto più difficile da gestire.
A cura della dott.ssa Valentina Declame della Clinica Borgarello
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