venerdì 20 dicembre 2013

Virus della leucemia felina- FeLV (III parte)

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Oggi concludiamo il percorso dedicato al vir­us della leucemia felina parlando di diagnosi, terapia e prevenzione.

Data l'azione immunosoppressiva di FeLV, è ritenuto fondamentale conoscere lo stato retrovirale di un gatto poiché le conseguenze di tale infezione sono quasi invariabilmente fatali. Una diagnosi accurata è indicata sia nei soggetti infetti che in quelli sani e a tal proposito sono state redatte linee guida per comprendere i criteri secondo cui testare un soggetto apparentemente sano od uno ammalato.

In linea generale è suggerita l'indagine in:

  1. soggetti malati, indipendentemente dall'età, dall'esito di precedenti esami e dallo stato vaccinale, non dimenticando l'importanza dell'anamnesi.

  2. soggetti di cui è ignota l'origine e, quindi, la storia clinica indipendentemente dal fatto che siano apparentemente sani o che vengano introdotti in ambienti privi di altri felini.

  3. soggetti potenzialmente a rischio di contrarre FeLV per il loro stile di vita: gatti con accesso all'esterno in zone endemiche alla malattia

Si parte eseguendo un minimum database del paziente (esame emocromocitometrico, biochimico e delle urine). Le alterazioni che possono principalmente indurre il sospetto di leucemia felina sono: anemia (normalmente microcitica non rigenerativa), accompagnata o meno da altre citopenie, e un' iperproteinemia con gammopatia policlonale (aumento di varie classi di proteine).

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Esistono poi test specifici per FeLV, sostanzialmente suddivisibili in due tipi: quelli che rilevano una viremia cellulo-associata, cioè il virus  all'interno di leucociti/piastrine, (immunofluorescenza o IFA) e quelli che ricercano una viremia siero-associata ovvero virus libero nel sangue (ELISA p27, immunocromatografia). L'ELISA, rispetto all'IFA, ha il vantaggio di essere eseguibile in ambulatorio oltre a risultare cento volte più sensibile dell'immunofluorescenza. Laddove, poi, con l'ELISA non si sia raggiunta una certezza di positività e perduri il sospetto,  bisogna ricorrere ad altre tecniche quali la PCR (Polymerase Chain Reaction). Questo test è in grado di rilevare sia il DNA provirale che l'RNA virale a partire dal sangue o dai tessuti, con risultati positivi anche in gatti cosiddetti “discordanti” ovvero con antigeni contro FeLV ma non viremici.

Per quanto riguarda la terapia, esistono ad oggi pochi protocolli efficaci all'eliminazione dell'infezione da FeLV. Bisogna tenere a mente che le malattie presenti in gatti positivi alla leucemia felina sono spesso secondarie all' immunosoppressione e non direttamente provocate dal virus: pertanto l'obbiettivo è quello di garantire il mantenimento di una qualità di vita ottimale in maniera da ridurre la minimo il rischio di contrarre patologie aggravanti lo stato di salute del gatto.

interferone

Se il soggetto positivo vive in gruppo o in una comunità di gatti, la prima regola è quella di separarlo dagli altri e confinarlo in luogo chiuso in maniera tale da evitare la diffusione della malattia. E' sempre opportuno mantenerlo in condizioni igieniche ottimali, nutrirlo con cibi di ottima qualità e prestare costante attenzione al peso, poiché il deperimento fisico è spesso un segno prognostico negativo. Sotto il profilo sanitario sarebbe buona norma programmare un controllo periodico per evitare parassitosi intestinali, polmonari e ectoparassiti. Alla visita sempre porre particolare attenzione a: apparato respiratorio, linfonodi e cavo orale per poter evidenziare precocemente alterazioni linfatiche o lo sviluppo di fauciti/stomatiti. Semestralmente, inoltre, è consigliabile procedere con controlli ematologici-biochimici che aiutano ad evidenziare l'andamento di eventuali anemie, citopenie o leucemie. A livello farmacologico, infine, sono diversi i farmaci sotto sperimentazione (immunomodulatori, antiretrovirali) ma ci sono ancora forti dubbi sull'efficacia. Il più utilizzato, con risultati discordanti, risulta ancora l'interferone omega felino (1.000.000 U/kg SC per 5 giorni consecutivi, tre cicli distanziati di 15 gg ciascuno).

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In ultimo ma non meno importante, data la portata e la mortalità dell'infezione da FeLV, vaccinare regolarmente i gatti a rischio di contrarre la leucemia felina rimane la prima e fondamentale regola a livello sanitario.

 

A cura della dott.ssa Martina Chiapasco della Clinica Veterinaria Borgarello.

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