La discospondilite è un’infezione dei dischi intervertebrali, associata a concomitante osteomielite delle placche terminali e dei corpi vertebrali contigui. Se l’infezione è confinata al solo corpo vertebrale si parla di osteomielite o spondilite.
Nella maggior parte dei cani e dei gatti con discospondilite non è possibile individuare fenomeni predisponenti o causali. Si ritiene che i microorganismi raggiungano il focolaio d’infezione prevalentemente per via ematogena¸ cioè trasportati dal sangue; in pochi altri casi l’infezione si estende invece da un focolaio settico contiguo oppure grazie ad un corpo estraneo migrante entrato nell’organismo dalle vie respiratorie. Infezioni delle vie urinarie, dermatiti, endocarditi batteriche, prostatiti, patologie del cavo orale e orchiti, vale a dire infezioni dei testicoli, possono fungere da sedi primarie d‘infezione, esitando in batteriemia e disseminazione di batteri attraverso il sangue fino alle vertebre. I microorganismi isolati con maggior frequenza sono Stafilococchi, Brucella canis, Nocardia, Streptococcuscanis, Corynebacteriumdiphteroidese vari funghi, soprattutto del genere Aspergillus.
Nella maggior parte dei casi la discospondilite si presenta in animali di media o grossa taglia,soprattutto Pastore tedesco e Labrador, senza predisposizioni di età. La diagnosi di questa patologia è molto raranel gatto. I maschi sono coinvolti più spesso delle femmine in entrambe le specie animali.
Di solito l’infezione progredisce lentamente, nell’arco di settimane o mesi, anche se la presentazione è generalmente acuta. Spesso l’animale manifesta dolorecrescente; a volte, quando le lesioni sono particolarmente gravi, possono addirittura verificarsi fratture vertebrali oppure ernie discali secondarie all’alterazione della struttura ossea delle vertebre colpite dall’infezione.
Il più comune motivo di presentazione dell’animale alla visita è il dolore spinale, e la palpazione della regione della colonna vertebrale interessata dal processo patologico spesso consente di localizzare la lesione. Nel 30% circa dei cani colpiti sono anche presenti sintomi sistemici quali febbre, riduzione dell’appetito, depressione e perdita di peso. In alcuni casi si può osservare una poliartrite secondaria, cosiddetta “reattiva “, che causa un’andatura rigida ed innaturale.
I segni clinici neurologici sono poco comuni ma, quando presenti, dipendono dalla gravità del processo settico e dal verificarsi di un’eventuale compressione midollare. E’ probabile che eventuali manifestazioni neurologiche derivino da una compressione del midollo spinale da parte di proliferazioni ossee, dalla presenza di tessuto di granulazione e tessuto connettivo fibroso nella sede dell’infezione oppure da una sublussazione vertebrale o da un’infiammazione che si estende dall’osso sottostante alle meningi e alle strutture midollari.
I segni neurologici dipendono dalla localizzazione della lesione, ed più comuni sono atassia, cioè andatura incoordinata, paresi o paralisi, vale a dire perdita parziale o totale dell’attività motoria degli arti.
Il coinvolgimento delle strutture nervose da parte dell’infezione è comunque estremamente rara, tranne che negli animali con discospondilite secondaria a migrazione di corpo estraneo. In questi casi sono però normalmente presenti anche altri segni di contaminazione quali piotorace, cioè raccolte di pus nella cavità toracica, tragitti fistolosi, ascessi ed aumento di volume dei linfonodi.
Si può sospettare una discospondilite già dopo la visita clinica, cercando conferma con l’esame radiografico del tratto di colonna che si pensa sia interessato. Le lesioni sono visibili a partire dalla seconda-quarta settimana dall’insorgenza dell’infezione. Le alterazioni radiografiche si rilevano normalmente a livello delle strutture ventrali delle vertebre colpite e sono rappresentate da erosioni della placca terminale, lisi focale di una o di entrambe le placche terminali vertebrali, collasso dello spazio discale, alterazioni ossee proliferative e sclerosi a livello dei margini della perdita ossea.
Le sedi più comunemente interessate sono il tratto toracico medio, cervicale caudale, toracolombare e lombosacrale della colonna vertebrale. La discospondilite coinvolge spesso più di uno spazio discale, per cui si consiglia l’esecuzione di radiografie dell’intera colonna vertebrale.
Il trattamento iniziale della discospondilite consiste nella somministrazione di antibiotici, FANS (farmaci antiinfiammatori non steroidei) e nel riposo assoluto, che consente di ridurre al minimo il dolore ed abbassa le probabilità che si verifichino fratture patologiche o lussazioni.
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La terapia antibiotica deve continuare per via orale per almeno 8 settimane, fino a sei mesi se necessario. La scelta dell’antibiotico dovrebbe essere basata sui risultati di colture su sangue, urine o su materiale prelevato a livello dello spazio interdiscale interessato. Quest’ultima modalità, che in via teorica sarebbe la più affidabile, viene però riservata ai casi refrattari alla terapia impostata per via empirica, poiché il prelievo di materiale deve essere effettuato in anestesia generale, dopo preparazione sterile della parte e mediante fluoroscopia o sotto guida tac.
La maggior parte dei cani mostra un miglioramento clinico molto rapido entro la prima settimana.
Gli animali che peggiorano o che non migliorano dopo alcuni giorni vanno invece sottoposti ad ulteriori valutazioni.
In alcuni cani e gatti con grave paresi o paralisi la terapia medica conservativa potrebbe non essere sufficiente; in questi casi occorre prendere in considerazione l’analisi del liquor o la risonanza magnetica per escludere una meningite e determinare la presenza ed il grado di compressione midollare.
Se a distanza di 5-10 giorni dall’inizio dell’antibioticoterapia dovessero essere ancora presenti gravi deficit neurologici e la risonanza rivelasse una grave compressione midollare, potrebbe essere necessario intervenire chirurgicamente per decomprimere la lesione, prelevare materiale da destinare agli esami colturali e stabilizzare la parte.
Quando la discospondilite è secondaria alla migrazione di corpi estranei quali ariste di graminacee, la soluzione ideale è la rimozione chirurgica del materiale seguita dal trattamento antibiotico.
Durante la terapia per la discospondilite, l’animale deve essere rivalutato clinicamente e radiograficamente almeno ogni due o tre settimane per stabilire l’andamento della patologia ed impostare man mano la durata ed il dosaggio della terapia antibiotica.
A meno che le lesioni siano fungine, siano multiple oppure siano presenti fratture o lussazioni vertebrali, la prognosi è generalmente buona, poiché con il tempo il processo litico dovrebbe risolversi e le vertebre colpite dovrebbero fondersi.
Il “mal di schiena” non è mai da sottovalutare: se il tuo amico manifesta dolore, zoppia, “andamento rigido” non esitare a contattarci..In molti casi “prendere in tempo” una patologia così debilitante consente di ridurre la durata della terapia, migliorare la prognosi e, soprattutto, evitare inutili sofferenze al tuo animale!
Articolo a cura dello staff della Clinica Borgarello.
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Se vuoi approndire argomenti simili leggi http://www.clinicaveterinariaborgarello.it/ernia-del-disco-nel-cane/
RispondiEliminaoppure guarda il video sull'ernia del disco
https://youtu.be/Z3B0TESUnKU