venerdì 6 giugno 2014

Leishmaniosi canina: segni oculari

La leishmaniosi è una malattia sostenuta da parassiti appartenenti ai protozoi. L'agente principale della leishmaniosi nelle aree mediterranee è la Leishmania infantum, un parassita in grado di colpire soprattutto il cane, ma spesso anche l’uomo. E’ veicolata da un insetto, il flebotomo e, proprio per questo motivo, la trasmissione del parassita avviene soprattutto in estate. Dopo che il parassita ha punto l’animale, gli amastigoti della Leishmania infettano i macrofagi del derma. Se l’ospite non attiva una risposta immunitaria protettiva nei suoi confronti, il microrganismo si moltiplica e si diffonde in tutto l’organismo, causando la patologia. La forma viscerale presenta un coinvolgimento multiorgano in seguito all’infezione del sistema reticolo endoteliale. Il microrganismo deprime l’immunità del sistema delle cellule T (utili nel contrastare la patologia), mentre aumenta l’attività delle cellule B (coinvolte nella manifestazione dei sintomi tipici della malattia). Dal momento che ogni cane reagisce in modo soggettivo all’infezione del parassita, il periodo di incubazione varia da pochi mesi ad alcuni anni.

leishmaniosi

La maggior parte dei pazienti con leishmaniosi viene sottoposta a visita clinica per la manifestazione di sintomi dermatologici, segni sistemici quali anoressia e dimagrimento, zoppie, linfoadenomegalia. Inoltre possono essere visibili alcuni segni oculari e, nel 15 % dei casi, questi rappresentano il solo segno della patologia. Si suppone che le manifestazioni oculari siano il risultato di una combinazione tra l’infiltrazione diretta del microrganismo e la risposta immunitaria dell’animale.

In questi pazienti il risultato dell'esame oftalmologico può essere molto variabile. In alcuni casi gli occhi si presentano nella norma (soprattutto nelle fasi iniziali della malattia), in altri pazienti è possibile osservare invece un ispessimento delle palpebre, associato a segni di infiammazione ed alopecia della zona perioculare. Altri presentano chemosi e congiuntivite marcata, con o senza lesioni corneali. Si possono notare noduli in corrispondenza del limbo corneale e occasionalmente si evidenziano ulcere e vascolarizzazione corneale. Sono invece reperti comuni l'uveite anteriore, con miosi, intorbidimento dell'umor acqueo ed edema irideo. I pazienti che presentano questi segni clinici spesso hanno anche dolore e possono essere ciechi. Se il fondo oculare è ispezionabile, è possibile riscontrare segni di corioretinite. Raramente è presente cellulite orbitale associata ad esoftalmo dolente. E' importante eseguire sempre il test di Schirmer per valutare la produzione di lacrime: alcuni cani hanno infatti anche cheratocongiuntivite secca. Anche la misurazione della pressione intraoculare rappresenta uno step fondamentale: il glaucoma secondario rappresenta infatti una delle complicazioni caratteristiche della malattia.

Oltre alla terapia specifica nei confronti della leishmaniosi è necessario effettuare anche un trattamento sintomatico nei confronti dei segni oculari: in caso di uveite si utilizza una combinazione di steroidi topici e atropina in collirio. Potrebbe essere necessaria la terapia specifica per la cheratocongiuntivite secca, oppure antibiotici topici in caso di ulcera corneale. Potrebbe essere necessario somministrare una terapia nei confronti del glaucoma o, in presenza di blefariti ulcerative, antibiotici sistemici come cefalessina o amoxicillina e acido clavulanico. Per ciò che riguarda il glaucoma occorre ricordare che, essendo una patologia dolorosa, se la terapia medica non riesce a controllarlo ed il paziente diventa cieco, può essere necessario procedere con l'enucleazione.

La prognosi di leishmaniosi deve essere riservata. Molti casi infatti rispondono bene al trattamento iniziale, ma sono frequenti le recidive. Talvolta con la recidiva cambia il quadro clinico: è in questa fase, ad esempio, che possono manifestarsi segni clinici oculari precedentemente assenti. La prognosi è generalmente migliore se le lesioni sono a livello degli annessi oculari (in particolar modo le palpebre), piuttosto che se coinvolgono i comparti interni dell'occhio come l'uveite o il glaucoma.

A cura della Dott.ssa Valentina Declame

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