venerdì 19 settembre 2014

Nefropatia cronica felina (CKD): diagnosi e stadiazione

 

Oggi faremo un ulteriore passo lungo l'ideale percorso sulla nefropatia cronica felina, affrontando il discorso sulla diagnosi e stadiazione della suddetta patologia.

Ricordiamo, innanzitutto, che la CKD è definita come presenza di anormalità strutturali e/o funzionali di uno o entrambi i reni, presente da oltre tre mesi. La nefropatia cronica, pertanto, può includere un ampio spettro di scenari, che vanno da lesioni strutturali minime in un singolo rene a estese perdite di nefroni in entrambi: ecco perché la diagnosi rappresenta spesso una vera e propria sfida medica.

Il percorso che porta a riconoscere la presenza di una malattia renale richiede indagini su più fronti: test di funzionalità d'organo, concentrazione degli elettroliti e status acido-base, esame delle urine e studi di diagnostica per immagini. Il sospetto di nefropatia, quindi, nasce sulla base di una ridotta funzionalità renale o sull'analisi dei “markers” di malattia renale indagabili attraverso esami ematologici, biochimici e delle urine e su studi radiografici e/o ecografici e oltre che sulla patologia d'organo. A questo possiamo aggiungere l'esame fisico e la storia clinica (ad esempio: cambiamento di forma/dimensione dei reni, cambiamento di volume delle urine ecc.).

Un altro passo importante è la distinzione tra malattia acuta (AKI: acute kidney injury) versus cronica (CKD), date le differenti implicazioni diagnostiche, terapeutiche e prognostiche. Talvolta le patologie possono coesistere in alcuni pazienti ma, in linea generale, la nefropatia cronica viene considerata irreversibile e spesso progressiva mentre l' AKI può essere reversibile. La CKD, come già detto, è definita come malattia presente da un tempo prolungato (tre o più mesi) e questo può essere stimato attraverso la storia clinica, i riscontri dell'esame fisico e i cambiamenti nella struttura dei reni, evidenziabili attraverso la diagnostica per immagini o l'esame isto/patologico.

La stadiazione ovvero la definizione dei vari gradi di nefropatia si basa sulle linee guida dell' International Renal Interest Society (IRIS) e riconosce quattro classi di gravità in base al valore della creatinina sierica (SCr). Questo sistema si fonda su un parametro ematochimico che rileva lo stato “attuale” del paziente ovvero “com'è” nel momento in cui lo visito e, pertanto, non ha precocità diagnostica: il valore di Scr, infatti, tende a superare il limite di riferimento solo quando il 70-75% della massa renale risulta ormai compromessa. A questo si aggiunge il fatto che la metodica analitica utilizzata per valutare la creatinina è soggetta ad un margine d'errore e tende, in generale, a sovrastimare l'effettivo valore. Non si dimentichi, infine, che alcune razze (ad esempio i Birmani) hanno per loro natura una concentrazione di SCr. superiore alla media senza, peraltro, che ci sia una concomitante variazione della velocità di filtrazione glomerulare (GFR).

Il primo stadio IRIS (Scr < 1,6 mg/dl) comprende soggetti con valori di creatinina nella norma, difficili da identificare poiché asintomatici. Per arrivare alla diagnosi si ricercano alterazioni cliniche/funzionali quali: basso peso specifico urinario in assenza di lesioni extrarenali, proteinuria persistente, alterazioni significative del sedimento urinario (cilindruria massiva), variazioni ultrasonografiche e istopatologia renale significativa.

Il secondo stadio include pazienti in cui sono stati rilevati aumenti modici di SCr o comunque al limite superiore della norma (1,6 <mg/dl< 2,8): essi hanno ancora segni clinici assenti o lievi.

Il terzo e quarto stadio comprendono soggetti con valori dei creatinina progressivamente crescenti, sintomatologia clinica sistemica conclamata e in peggioramento, presenza di gravi squilibri elettrolitici e acido-base che, oltre a determinare i segni clinici, richiedono un pronto intervento terapeutico.

Esiste in umana un altro tipo di classificazione KDOQI (Kidney National Fundaion) che riconosce cinque stadi di gravità (quest'ultimo riferito a soggetti candidabili ad emodialisi) e si fonda sulla valutazione della velocità di filtrazione glomerulare, parametro come già visto molto più precoce della Scr.

Nel prossimo capitolo parleremo di fattori secondari e fattori di progressione della nefropatia cronica felina. Continuate a seguirci sul TGvet.

 

A cura della dott.ssa Martina Chiapasco della Clinica Veterinaria Borgarello.

Se ti è piaciuto l'articolo, iscriviti al feed o alla newsletter per tenerti sempre aggiornato sui nuovi contenuti di TGVET.net.
Lascia un commento per dire la tua o per chiedere informazioni



Bookmark and Share

Nessun commento:

Posta un commento

Related Posts with Thumbnails

Cerca in TGVET.net



clinica veterinaria torino


Ultimi 10 articoli pubblicati

Gli autori degli articoli