Il prolasso della ghiandola lacrimale accessoria è uno dei disordini più frequentemente riscontrati a carico della terza palpebra nel cane. La patologia consiste nella protrusione della ghiandola, fisiologicamente localizzata a livello della base della cartilagine, oltre il margine libero della membrana nittitante.
Le razze canine maggiormente predisposte sono cocker americano ed inglese, lhasa apso, bulldog inglese, ma anche beagle, shih-tzu, pechinese, mastino napoletano, bulldog francese, maltese e bassethound. Nei gatti, la razza burmese sembra essere la più predisposta, ma la patologia è stata descritta anche in altre razze.
Il prolasso di solito è monolaterale, ma spesso anche l'altro occhio viene interessato nell'arco di 2-3 mesi. L'occhio colpito presenta una massa rossastra rotondeggiante a livello del canto mediale (cherry eye, occhio a ciliegia).
Una causa responsabile per il prolasso della ghiandola non è stata chiaramente identificata, anche se sono state suggerite alcune teorie, da una lieve lassità del tessuto connettivo che fissa la ghiandola ai vicini tessuti periorbitali, ad una lieve infiammazione della ghiandola stessa. Sembra che in seguito al prolasso anche la produzione lacrimale venga influenzata, con valore di Schirmer Tear Test sotto la norma e conseguente sviluppo di cheratocongiuntivite secca.
In passato il trattamento suggerito prevedeva l'asportazione completa o parziale della ghiandola. Alcuni studi hanno però dimostrato che l'asportazione della ghiandola diminuisce la produzione lacrimale nei cani tra il 30 e il 57 % e che la cheratocongiuntivite secca (KCS) costituisce un evento comune. Nei gatti sembra invece che tale diminuzione nella produzione di lacrime sia minore ma comunque presente.
A complicare il quadro, va considerato che molte razze predisposte al prolasso della ghiandola della terza palpebra sono anche predisposte allo sviluppo di KCS. La relazione tra le due patologie resta ancora da chiarire: tuttavia è raccomandato trattare il prolasso con il riposizionamento, piuttosto che con l'asportazione, soprattutto in quelle razze predisposte allo sviluppo di KCS.
Numerose sono le tecniche chirurgiche riportate per il riposizionamento della ghiandola accessoria: in genere, si dividono nelle tecniche che prevedono il riposizionamento tramite l'ancoraggio della ghiandola e quelle che prevedono l'imbricazione o l'affondamento della ghiandola nella mucosa circostante. Ultimamente, un terzo approccio si posiziona in via intermedia tra i due, con l'imbricazione della ghiandola ed il suo ancoraggio alla base della propria cartilagine.
In genere, si ritiene che le tecniche che prevedono l'ancoraggio siano più efficaci nel trattamento chirurgico di situazioni croniche o nei casi in cui la ghiandola prolassata raggiunge dimensioni considerevoli: tuttavia, va considerato che tali tecniche riducono notevolmente la mobilità della palpebra.
Le tecniche d'imbricazione ed affondamento vengono invece consigliate in animali giovani ed in quadri clinici lievi.
Successivamente all'intervento chirurgico una terapia a base di antibiotici o antibiotici/steroidi topici viene prescritta per 3-4volte al giorno per circa una settimana.
A cura della Dott.ssa Valentina Declame
Se ti è piaciuto l'articolo, iscriviti al feed o alla newsletter per tenerti sempre aggiornato sui nuovi contenuti di TGVET.net.
Lascia un commento per dire la tua o per chiedere informazioni
Nessun commento:
Posta un commento