venerdì 8 marzo 2013

Terza età: invecchiamento cerebrale

 

terza età cane invecchiamento cerebrale

“Sto invecchiando, perdo colpi”: a quanti è capitato di dirlo?. Molti non sanno però che anche il cane e il gatto, con l'avanzare dell'età, possono andare incontro a disordini degenerativi a livello cerebrale da cui derivano tutta una serie di cambiamenti prevalentemente sul piano comportamentale. L'età media dei nostri amici a quattro zampe, come quella dell'uomo, si è notevolmente allungata e questo ci mette di fronte a nuove problematiche, ignorate o poco trattate in passato.

I neuroni sono cellule destinate a “morire”, alcuni anche in giovane età, ma è soprattutto nella fase geriatrica che tale processo subisce un'inevitabile accelerazione. Il cervello può invecchiare per così dire “con successo” ovvero mettendo in atto tutta una serie di meccanismi naturali che ne limitano i deficit, garantendo una buona qualità di vita al soggetto. Quando, invece, l'invecchiamento cerebrale diviene patologico subentrano veri e propri disturbi comportamentali, cognitivi ed affettivi che possono rendere difficoltosa sia la vita dell'animale anziano che quella del proprietario, a cui spetta gestirlo.

terza età invecchiamento cerebrale.

Nel cane, specie in cui sono stati fatti maggiori studi, si parla di vera e propria disfunzione cognitiva dell'anziano. La memoria a breve termine (MBT) è quella più coinvolta poiché si ha una minor o alterata produzione di neurotrasmettitori ovvero dei messaggeri chimici deputati a passare le informazioni da un neurone all'altro. Queste modificazioni a livello cerebrale si traducono in pratica con un'alterata percezione dell'ambiente esterno, un deficit mnemonico e di apprendimento da parte dell'animale anziano.

L'invecchiamento cerebrale nel cane può manifestarsi in diversi modi: il proprietario potrebbe ad esempio osservare difficoltà da parte del cane nel riconoscere luoghi, persone o oggetti noti (perdita degli apprendimenti) oppure, più semplicemente, cambiamenti nelle abitudini eliminatorie con l'animale che inizia a “sporcare” in luoghi in cui non è consentito (eliminazioni inappropriate). Alcuni soggetti tendono poi a manifestare un iper-attaccamento al proprietario, non vogliono più essere lasciati da soli e, se succede, vocalizzano in maniera esasperante o distruggono tutto ciò che gli capita a portata di bocca (manifestazioni ansiose). Altri segni collegabili ad una disfunzione cognitiva sono alterazioni marcate dell'appetito, di solito aumenta la richiesta di cibo come se “non si ricordasse di aver appena mangiato” per poi passare a periodi di vera e propria anoressia. Un altro esempio tipico, poi, è un differente ritmo di veglia e sonno: molti animali tendono a dormire tutto il giorno e diventare molto nervosi ed iperattivi di notte.

invecchiamento cerebrale gatto 

La disfunzione cognitiva esiste anche nel gatto, sebbene non siano ancora stati chiariti i reali processi degenerativi a cui va incontro il cervello. Come nel cane, anche per i felini si hanno manifestazioni comportamentali anomale in particolare vocalizzazioni insistenti e apparentemente immotivate, soprattutto notturne, o la perdita delle consuete abitudini eliminatorie, con animali che iniziano a sporcare al di fuori della lettiera. In altri casi spesso il gatto riduce notevolmente il tempo dedicato alla “toelettatura” e questo diviene evidente osservandone il pelo il quale appare più opaco e molto annodato, soprattutto se lungo; a ciò si aggiunge, solitamente, un eccessivo allungamento degli artigli (unghie) che tendono addirittura a ripiegare su se stessi, talvolta piantandosi nella cute oltre ad apparire più friabili e sfilacciati. I gatti anziani fisiologicamente tendono a trascorrere la maggior parte del tempo dormendo: qualora, invece, tendano a manifestare momenti di grande agitazione, evidente stress o stato ansioso è possibile siano dovuti ad un fenomeno di invecchiamento cerebrale così come la tendenza ad essere meno socievoli e propensi alla manipolazione.

invecchiamento cerebrale gatto..

Di fronte ai problemi di disfunzione cognitiva, così come per altre patologie legate all'età, non bisogna rimanere inermi: è doveroso cercare di garantire comunque una buona qualità di vita al nostro amico a quattro zampe. Un importante primo passo è  prestare attenzione alle abitudini quotidiane del cane e del gatto poiché ogni cambiamento, se pur minimo, può divenire “campanello d'allarme” di qualcosa di serio. In un'ottica di prevenzione, mai esitare a rivolgersi al proprio veterinario di fiducia ogni qualvolta si noti qualche stranezza, perché esistono comunque dei modi per rallentare e controllare anche l'invecchiamento del cervello: controllo dell' alimentazione, uso di integratori che migliorano l'ossigenazione a livello cerebrale, esercizio fisico mirato, arricchimento dell'ambiente in cui il nostro animale vive sono infatti tutte valide armi per fargli affrontare una vecchiaia serena.

Articolo a cura della Dr.ssa Martina Chiapasco, Clinica Veterinaria Dr.Borgarello

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