martedì 14 ottobre 2014

Neoformazioni palpebrali

Le neoplasie delle palpebre sono piuttosto comuni nei cani mentre più raramente vengono osservate nel gatto. Per fortuna, il 75% delle forme che si manifestano nel cane sono benigne e anche le forme istologicamente maligne metastatizzano sporadicamente. Il problema principale di questo tipo di neoformazioni è rappresentato soprattutto dalla recidiva locale. Nel gatto invece i tumori palpebrali maligni sono più comuni che nel cane, e il carcinoma a cellule squamose è il più rappresentato: questi si osservano soprattutto in gatti a pelo bianco e sono aggravati dall’esposizione ai raggi UV. Il canto ventromediale è colpito più frequentemente e la maggior parte delle lesioni è erosiva, anziché presentarsi come una massa distinta.

neoformazioni palpebrali

L’insorgenza delle neoformazioni palpebrali è in genere lenta e graduale, in altri casi, invece, una lesione palpebrale che per mesi non ha subito cambiamenti improvvisamente cambia aspetto, cresce, si ulcera e causa fastidio all’animale che inizia a grattarsi e ad autotraumatizzarsi. La maggior parte dei pazienti sono anziani e non è evidente alcuna predisposizione di razza o sesso, ad eccezione del già menzionato carcinoma squamocellulare del gatto.

L’esame clinico generale di questi pazienti in genere non risulta significativo, anche se talvolta può riscontrarsi una linfadenopatia localizzata. All’esame oftalmologico può essere presente una grande massa sul margine palpebrale (sia superiore che inferiore). La cute periorbitale può essere infiammata e ispessita. La massa può apparire liscia o lobulata e può variare di colore dal rosa pallido al rosso, a una pigmentazione scura. La congiuntiva palpebrale risulterà anch’essa infiammata. Il margine palpebrale deve essere sollevato per poter meglio stabilire l’estensione della neoformazione: spesso ciò che si osserva esternamente è infatti solo la punta dell’iceberg. Normalmente è presente un lieve scolo oculare, sieroso ma anche mucopurulento. Occorre esaminare la cornea poiché spesso è presente una cheratite dove la massa viene a contatto con la cornea stessa durante l’ammiccamento e non è infrequente il riscontro di ulcere corneali.

Per le masse palpebrali semplici è necessaria l’asportazione chirurgica e la tipizzazione istologica. In caso di masse atipiche, ad esempio quelle con un rapido accrescimento o in caso di una recidiva, è necessario indagare ulteriormente prima dell’intervento chirurgico. Gli aghi aspirati sottili sono spesso diagnostici e possono essere eseguiti anche senza sedare il paziente. In sedazione è invece possibile ottenere biopsie utilizzando punch da 4-6 mm.

L’escissione chirurgica è il trattamento di scelta di tutte le neoformazioni palpebrali, ma nelle lesioni più ampie risulta più complesso: come già accennato, nei casi atipici si consiglia la tipizzazione citologica o istologica per avere informazioni riguardanti l’estensione necessaria per la pulizia dei margini e poiché le palpebre sono strutture fondamentali per la salute dell’occhio, esse non possono essere semplicemente asportate e potrebbe essere necessaria una blefaroplastica ricostruttiva. Per i tumori palpebrali benigni, anche se sono molto estesi, la prognosi è generalmente favorevole. Le complicanze che si verificano in seguito all’escissione chirurgica sono dovute di solito ad alterata funzionalità delle palpebre o alla trichiasi. La recidiva locale della massa potrebbe rappresentare un problema, soprattutto nei casi di neoplasie maligne.

A cura della Dott.ssa Valentina Declame

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