giovedì 25 gennaio 2018

La dieta ad eliminazione nel gatto


La dieta ad eliminazione nel gatto si rende necessaria se si vuole diagnosticare una reazione avversa al cibo. Questa tipologia di dieta nel gatto non è sempre facile da attuare soprattutto per i gatti che escono di casa e possono quindi anche mangiare all'esterno o quelli che in casa convivono con altri animali che hanno un regime dietetico diverso.



Per ovviare a quest'ultimo problema se i gatti conviventi non hanno particolari problemi di salute che richiedono un'alimentazione specifica, si consiglia sempre di alimentare tutti gli animali con la stessa dieta.
La durata minima di una dieta ad eliminazione è di 6 settimane, meglio ancora 8 se il proprietario è disponibile a proseguire e la composizione deve essere studiata con cura evitando le proteine che il gatto ha già mangiato in passato. Individuare  le proteine che il gatto non ha mai mangiato non è sempre facile in quanto i proprietari di gatti tendono a variare spesso il gusto dell'alimento e inoltre una scatoletta al gusto tonno ad esempio non ha all'interno solamente tonno ma anche altre proteine di origine animale.
Spesso i gatti sono abitudinari e non accettano di buon grado l'introduzione di un nuovo tipo di alimento. Per ottenere la massima collaborazione dal proprietario si consiglia di provare più di un prodotto fino a trovare quello che il gatto mangia volentieri. Chiunque conosca i gatti sa quando può essere "insistente" un gatto se le sue richieste alimentari non vengono soddisfatte.
La dieta ad eliminazione può essere fatta con diversi tipi di prodotti:

-diete idrolisate utilizzano a seconda della marca diversi tipi di proteine (con alcune delle quali sicuramente il gatto ha già avuto contatti) che però subiscono un processo di idrolisi enzimatica che altera la struttura delle proteine alterandone l'antigenicità.  




-diete monoproteiche che utilizzano una singola fonte di proteine e di carboidrati che devono essere accuratamente scelti sulla base della precedente alimentazione. Bisogna valutare attentamente l'etichetta dei vari prodotti perchè alcuni, nonostante riportino la dicitura di "ipoallergenico" contengono al loro interno altre fonti proteiche oltre a quella dichiarata in etichetta

-dieta casalinga in cui è il proprietario a preparare il cibo per il proprio gatto. Ad oggi purtroppo non sono molti i padroni che hanno il tempo di effettuare una dieta casalinga ma questo tipo di alimentazione avrebbe il vantaggio di poter selezionare con certezza la fonte di proteine e di carboidrati.


Al termine della dieta se il gatto continua a manifestare prurito si può escludere una reazione avversa al cibo e bisogna quindi indagare altre cause di prurito.
Se invece il problema dermatologico è risolto dopo il periodo di dieta, il gatto dovrà essere sottoposto a una dieta di provocazione di 2 settimane con la dieta che veniva utilizzata in precedenza. Questo step è fondamentale per poter emettere una diagnosi di reazione avversa al cibo perchè la reitroduzione del vecchio alimento deve scatenare nuovamente la sintomatologia cutanea altrimenti il miglioramento potrebbe anche solo essere una coincidenza o dovuto ad altri trattamenti concomitanti.
La ricomparsa del prurito potrebbe essere quasi immediata dopo la somministrazione del vecchio cibo o potrebbero volerci anche 2 settimane.
Se il prurito ricompare bisogna fare l'ulteriore prova di reintrodurre la dieta ad eliminazione che deve riportare alla risoluzione dei sintomi. Se il proprietario vuole individuare l'allergene che provoca il prurito, le varie proteine dovranno essere reitrodotte ad intervalli di due settimane senza che il prurito ricompaia.
Molto spesso i proprietari non sono disponibili a intraprendere tutto quetso lungo iter o comunque individuata una dieta con cui il gatto non ha problemi decidono di mantenerla a vita senza individuare con precisione l'allergene colpevole.

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