martedì 9 ottobre 2018

Spondilosi o Spondilartrosi nel Cane e nel Gatto

La Spondilosi del cane e del gatto è un processo infiammatorio cronico degenerativo che coinvolge le articolazioni tra i corpi vertebrali della colonna vertebrale.

Nella colonna vertebrale normale le vertebre sono unite dai legamenti per formare una colonna protettiva flessibile attorno al midollo spinale, ed i dischi agiscono come ammortizzatori e cuscini. Le articolazioni che compongono la spina dorsale conferiscono alla schiena flessibilità di movimento proteggendo al tempo stesso il delicato midollo spinale da eventuali danni. Se i dischi intervertebrali si danneggiano, le articolazioni tra di loro diventano meno stabili, con conseguente movimento anormale.

La degenerazione è caratterizzata dalla presenza di speroni ossei o "osteofiti" lungo i bordi delle vertebre. La formazione e la crescita degli osteofiti o degli speroni ossei sono innescate dall'instabilità, e sembra che crescano solo quanto è necessario per rinforzare l'articolazione “malata”. In alcuni casi gli osteofiti possono svilupparsi in un singolo punto della colonna vertebrale, ma generalmente coinvolgono più articolazioni: si localizzano comunemente lungo le vertebre toraciche (torace), specialmente nella giunzione tra la gabbia toracica e l'addome, nella colonna lombare (parte bassa della schiena) e nella colonna vertebrale lombosacrale (attorno ai fianchi ed agli arti posteriori). In alcuni casi gli speroni ossei possono diventare abbastanza grandi da formare un ponte completo tra le vertebre adiacenti.

spondilartrosi-cane

La maggior parte dei cani con spondilosi deformante non presenta sintomi. Occasionalmente gli speroni ossei limitano il movimento della colonna vertebrale e il cane può sembrare più rigido o la colonna vertebrale potrebbe non sembrare così flessibile. Se uno sperone osseo cresce vicino a una radice nervosa mentre esce dal canale spinale può invece esercitare pressione sul nervo, causando dolore o zoppia.

La presenza di spondilartrosi viene solitamente diagnosticata tramite radiografie della colonna vertebrale: gli osteofiti sono prominenze radiopache di differenti dimensioni, che nel tempo tendono ad ingrandirsi assumendo una figura caratteristica detta a "becco di pappagallo".

L'incidenza e le dimensioni degli osteofiti aumentano con l'età, tanto che nei soggetti di età superiore ai 10 anni vi è quasi sempre la presenza di grosse osteofitosi del tratto lombare e lombosacrale, nella maggior parte dei casi reperiti casualmente in radiogrammi effettuati in corso di altri accertamenti diagnostici.

In genere la malattia interessa i soggetti adulti di razza medio grande, in particolare i molossoidi. Il Boxer è tra le razze più colpite da questa patologia; stranamente altre razze condrodistrofiche come il bassotto tedesco e il Pechinese, in cui sono frequenti le discopatie, sembrano essere meno predisposte alla spondilosi deformante.

Tra le cause della spondilosi deformante, oltre ad una predisposizione di razza, assume importanza anche la componente genetica, e sulla base di ciò è importante controllare che i riproduttori siano esenti.

Le raccomandazioni terapeutiche in caso di spondilartrosi dipendono dal singolo animale e dal fatto che mostri o meno segni clinici.

L’importanza clinica della spondilosi deformante è infatti questionabile, e spesso viene erroneamente ritenuta responsabile di quadri clinici caratterizzati da deficit dell’andatura, ma la possibilità di coinvolgimento del sistema nervoso per stenosi del canale vertebrale o dei forami intervertebrali non è frequente. Eventuali deficit neurologici in pazienti affetti da spondilartrosi deformante sono più facilmente da attribuire a concomitanti protrusioni discali, perché le due patologie hanno come causa in comune l’instabilità vertebrale.

La maggior parte dei cani con spondilosi deformante sembra non manifestare dolore, ed in questi casi il trattamento non è necessario; in caso contrario si possono utilizzare farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) o altri analgesici per fornire sollievo. La laserterapia, la perdita di peso e programmi di esercizio controllati possono essere utili.

cane-spondilartrosi

In passato, quando non erano diffuse le diete commerciali per animali da compagnia, era descritta nel gatto una forma di grave spondilosi deformante su base nutrizionale da ipervitaminosi A che colpiva il tratto cervicale di animali alimentati con fegato.

Un recente studio sul gatto ha però evidenziato che attualmente la prevalenza di spondilosi è pari al 39% dei soggetti indagati. Ne risultano preferenzialmente colpiti i soggetti più anziani, con una gravità che andava di pari passo con l’avanzare dell’età. Inoltre, è il tratto toracico della colonna ad essere il più colpito, anche se la spondilosi più grave interessa molto spesso la regione delle vertebre lombo-sacrali.

I risultati del questionario comportamentale rivelano infine che i gatti con spondilosi radiografica erano riluttanti alla manipolazione da parte del proprietario, si dimostrano aggressivi e, secondo i loro proprietari, hanno un’insoddisfacente qualità di vita.

Due le conclusioni che si possono trarre dallo studio: la dimostrazione che il gatto, specie quando invecchia, va incontro a problemi degenerativi anche a carico della colonna vertebrale; e la conferma che i felini manifestano il dolore muscolo-scheletrico non tanto con anomalie di andatura (zoppia), quanto piuttosto con modifiche del comportamento e della loro capacità di interazione con l’ambiente circostante.

Articolo a cura dello Staff della Clinica Veterinaria Borgarello

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