venerdì 19 luglio 2019

La Piroplasmosi



La piroplasmosi (o babesiosi canina) è una malattia causata da protozoi appartenenti al genere Babesia, i quali infestano il cane per mezzo di una zecca, (soprattutto Rhipicephalus sanguineus) che funge da vettore. In molti paesi temperati, tra cui l’Italia, questa patologia costituisce la principale malattia trasmessa dalle zecche al cane.


La zecca si infetta durante il pasto di sangue su un cane malato; la femmina adulta è l’elemento più importante per la trasmissione, ma possono essere infette anche ninfe e larve. In seguito la zecca infetta infesterà a sua volta un cane sano sempre durante il pasto di sangue. Il protozoo una volta entrato all’interno dell’organismo animale si replica all’interno dei globuli rossi provocandone la rottura e la conseguente comparsa di un’anemia emolitica intravascolare. La gravità della malattia dipende dalla specie, dal ceppo di Babesia e dallo stato immunitario dell’ospite.
In generale i sintomi compaiono a distanza di 7-20 giorni e comprendono anemia, febbre, debolezza, depressione del sensorio, anoressia, pallore delle mucose, tachicardia, tachipnea ed emoglobinuria (presenza di emoglobina nelle urine). In alcuni casi compaiono anche ittero, petecchie, epatosplenomegalia, CID (coagulazione intravasale disseminata) e nefropatie. Sono possibili anche infezioni subcliniche, ovvero senza la comparsa di sintomi evidenti.
La diagnosi presuntiva si basa sulla visita clinica, sui risultati dei test di laboratorio e anche sull’anamnesi. Sono particolarmente significative storie pregresse di cani condotti in passeggiata in aree boschive o significativamente infestate da zecche o addirittura a cui sono state rimosse zecche nei giorni precedenti. Le principali alterazioni che riguardano gli esami di laboratorio sono anemia rigenerativa, leucocitosi, trombocitopenia, iperbilirubinemia, emoglobinuria, acidosi metabolica e presenza di cilindri all’esame del sedimento urinario.
La diagnosi definitiva di babesiosi si effettua rilevando la presenza del parassita all’interno dell’eritrocita su strisci ematici (preferibilmente periferici) oppure avvalendosi di metodiche di laboratorio più avanzate come la PCR.



La prognosi è generalmente buona ed il trattamento è basato sull’eliminazione o riduzione della carica parassitaria e al controllo dell’anemia. La prevenzione resta senza dubbio il miglior alleato, pertanto è fondamentale proteggere il proprio cane dal morso di zecca mediante l’applicazione di antiparassitari.

Articolo a cura dello Staff della Clinica Veterinaria Borgarello
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