Casualmente scrissi una mia breve riflessione su questo sito per parlare del mio rapporto con i cani, in particolar modo prima in maniera immaginaria e poi direttamente con i miei due cani trovatelli, di cui uno si chiama Anselmo e sua sorella Balek. La riflessione l’ho scritta il 14 aprile, in quella occasione, a metà dell’articolo, ho osato scrivere sul rapporto tra la bestia (uomo) e il cane, animale usato troppe volte come fucile a canne mozze, verso gli altri, di conseguenza contro se stessi. Premetto con non ho niente a che fare con Cassandra, ma guarda a caso il 18 aprile alle 9.15 a Rivara, piccola cittadina della Provincia di Torino, avviene la tragedia, un rottweiler sbrana la figlia dei padroni di casa, aveva solo nove mesi. La cronaca riferisce che il cane era addestrato a fare la guardia. Ma che genere di lezioni avrà ricevuto quel molosso? Da chi è stato addestrato? Ma soprattutto, i padroni sono stati preventivamente “addestrati” come vere (bestie intelligenti) a gestire un cane classificato tra quelli con caratteri difficili? Nemmeno il tempo di dilungare la cronaca, per quei giornalisti che avevano molto materiale da sfornare sulla drammatica morte della bambina di Rivara, dovevano analizzare e pubblicare paginoni sulle razze dei cani più pericolosi, tracciarne la loro “psicologia”, suggerire magari un terapeuta per cani, magari dimenticandosi di suggerire la stessa informazione a chi crede che un cane sia un’arma da usare senza aver bisogno del porto d’armi. Ripeto, nemmeno in tempo di seguire fino in fondo la tragedia di Rivara e compare subito quella di Borgaro, altra cittadina ai confini di Torino. L’accaduto è del 19 aprile. Questa volta i cani assassini sono due pitbull, spediscono all’ospedale di Ciriè una casalinga con un braccio maciullato.
Tre pagine di cronaca sull’accaduto nel principale quotidiano subalpino La Stampa, Il tono della cronaca è sempre lo stesso, la paura dell’uomo che vive in case isolate lo porta a farsi uno scudo con i cani, ma se certa gente ha paura di vivere in isolamento perché non sceglie di vivere nel bel centro di una metropoli, se si ha paura di essere soli perché non stare in compagnia senza coinvolgere altri esseri animali scelti non per compagnia e scambio di conoscenze tra bestia (uomo) e animale cane, oppure scegliere l’amico fedele dell’uomo per fare esclusivamente la guardia, ma anche in questo caso bisogno porre una certa attenzione perché l’istinto del cane che custodisce il suo territorio lo fa con lo spirito del branco, in egual maniera come fa l’uomo, senza pensare che il proprio cane serva per difendersi dalle aggressioni, un essere umano deve potersi difendere da solo o dall’ordine costituito. Al caso di Borgaro c’è da aggiungere che i cani erano in stato d’abbandono da quando il “padrone” fu rinchiuso in carcere per motivi di droga. Guarda un po’ che padrone di razza si sono trovati i due cani di razza pitbull. Di certo quelle due bestie non erano stati allevati per compagnia o abbaiare a coloro che si avvicinavano al camper del padrone, c’è da ipotizzare invece che il padrone potesse usare i cani per minacciare coloro che facevano loschi affari con lui, un bell’esempio di rispetto per gli animali e per coloro che girano intorno a loro che invece di guadagnarsi la fiducia e le loro buone capacità sono costretti da esseri umani senza scrupoli a farli diventare “assassini” e pericolo pubblico. Ho conosciuto da vicino un rottweiler di nome Brenno, cane di una famiglia che frequento, lo considero più una cozza che un cane, sta sempre lì a cercare coccole e ossa di certe dimensioni che rosicchia in continuazione, abbaia raramente al postino e per farlo stare a suo posto quando le persone sono a tavola basta alzargli la voce e dirgli d’andarsene a cuccia e se ne va, andando però a scambiare il letto del padrone per la sua casetta fuori in giardino. Si tratta di una famiglia che ha raccolto questa bestia abbandonata e gli hanno dato un’educazione, quella della non aggressione.
Un caro saluto Silvio Biosa
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