martedì 14 gennaio 2014

Palatoschisi

I difetti congeniti che riguardano il palato possono interessare sia il palato primario, che va dal labbro al margine distale dell’osso incisivo, sia il palato secondario, che si estende dal margine mesiale dell’osso mascellare sino al palato molle. L’incompleta fusione di queste strutture può interessare il palato primario, la porzione di palato duro del secondario, il palato molle, oppure tutte queste regioni contemporaneamente. La schisi del palato primario, detta anche labbro leporino, può interessare il labbro o il processo alveolare, oppure entrambe le strutture.

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Si ritiene che l’eziologia di questi difetti sia su base ereditaria, anche se le infezioni intrauterine e l’esposizione del feto in periodi specifici della gravidanza possano contribuirvi. I fattori nutrizionali, ormonali e meccanici incidono indubbiamente sulla gravità delle schisi, ma non ne rappresentano l’unica causa. Nei cuccioli la sintomatologia varia in base alla localizzazione e alla gravità del difetto.

Le schisi del palato primario, che in genere comportano solo problemi estetici, si evidenziano fin dai primi giorni di vita con difficoltà nella suzione del latte; in questi casi solo l’allattamento artificiale con il biberon, o nei casi più gravi con la sonda, consente al cucciolo di sopravvivere fino all’età adulta.

Anche le schisi della porzione ossea del palato secondario causano difficoltà nella suzione del latte, ma in maniera meno manifesta, per cui i cuccioli muoiono per malnutrizione o per polmonite ab ingestis, prima che il proprietario rilevi il problema. Le schisi del palato molle invece, raramente causano segni evidenti e, per questo motivo, spesso non vengono diagnosticate precocemente.

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La terapia dei difetti palatali è essenzialmente chirurgica e deve essere intrapresa non appena sia possibile manipolare i tessuti, almeno dopo le prime sette settimane di vita. Ma sufficientemente precocemente, in modo da evitare gravi riniti o polmoniti, che in tutti i casi dovranno essere escluse prima dell’intervento con una valutazione radiografica.

L’obiettivo dell’intervento chirurgico, qualunque sia il difetto, è quello di ripararlo con suture prive di tensione e possibilmente su due piani per ripristinare la normale separazione tra la cavità orale e cavità nasali. Durante questo intervento è indispensabile prestare attenzione alla vascolarizzazione prestare attenzione alla vascolarizzazione, individuando e allacciando i vasi sanguigni maggiori. Dopo l’intervento vanno effettuati dei controlli periodici per almeno tre mesi, per verificare che la chiusura del palato permanga senza il rischio che si formino eventuali fratture e fistole palatali.

A cura della dott.ssa Noemi Faccoli della .

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