Spesso osserviamo nei nostri animali domestici
alterazioni comportamentali improvvise o graduali che non sappiamo spiegarci.
Il dolore,
definito dall’International Association for the Study of Pain (IASP) come “un’esperienza
sensoriale ed emozionale spiacevole associata ad un danno tissutale..”, spesso
è causa di alterazioni comportamentali “inspiegabili”.
Le nuove teorie sul dolore prendono in considerazione l’organismo
animale (mente+corpo) come un’unica entità e tengono conto oltre che dell’aspetto
“fisico” dello stimolo dolorifico anche dell’interpretazione emozionale dell’esperienza
dolorosa, ovvero come l’animale interpreta e affronta il dolore.
Un comportamento viene definito patologico quando l’animale
perde la capacità di adattare le sue risposte agli stimoli ambientali. Questa
capacità viene definita plasticità comportamentale ed è legata alla capacità
delle aree cognitive del cervello di governare gli stati emozionali. Il dolore può
andare ad alterare l’assetto emozionale del nostro amico a quattro zampe e di
conseguenza minore sarà la sua plasticità comportamentale, minore sarà la
capacità di risposta adeguata in presenza dello stimolo dolorifico.
Un’altra componente molto importante da tenere in
considerazione è la memoria. I nostri animali sono in grado di ricordare le
esperienze negative e in quale contesto sono avvenute (come ad esempio essere
portato in un Ambulatorio Veterinario in un momento in cui stava male e aver
subito delle iniezioni). Spesso se l’esperienza negativa si ripete i soggetti
più paurosi o con meno capacità di adattamento possono sviluppare comportamenti
di sensibilizzazione (aumento progressivo delle risposte di paura) e di
anticipazione emozionale (generalizzazione degli stimoli come ad esempio l’atto
di salire in macchina).
Gli studi degli ultimi anni hanno evidenziato come uno
stato dolorifico cronico possa portare ad una riduzione della sostanza grigia
della neocorteccia e di conseguenza possa favorire l’instaurarsi di patologie
comportamentali.
Le patologie comportamentali che si possono riscontrare
con maggiore frequenza sono la depressione acuta (legata spesso a traumi), la
depressione cronica ( che può evolvere in perdita della capacità di
apprendimento e alterazioni dei processi cognitivi), l’aggressività legata ad
una patologia organica (infiammazione, neoplasie, malattie endocrine ecc) e la
sindrome reattiva degli stati algici che si differenzia dalla precedente poiché
in questo caso l’aggressività progredisce nel tempo (ad esempio si può passare
dal ringhio al morso) e può progredire con l’instaurarsi di una vera e propria
fobia sociale.
In tutti questi casi il consiglio è di contattare il
vostro Medico Veterinario di fiducia che insieme ad un Medico Veterinario Esperto
in Comportamento potrà valutare la situazione specifica e studiare un
protocollo terapeutico personalizzato.
Articolo a cura dello Staff della Clinica Veterinaria Borgarello
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