Come noi, anche i nostri amici a quattro zampe possono soffrire di patologie cardiache.
Come è noto, il cuore è una pompa che ha la funzione di
spingere il sangue ricco di nutrienti e ossigeno a tutti i distretti
dell’organismo.
Quando insorge una malattia cardiaca, l’organismo mette in
atto una serie di meccanismi adattativi e di compenso per evitare che le
funzioni primarie del cuore vengano meno. Durante questo stadio della malattia
non è detto che il proprietario rilevi delle alterazioni o dei sintomi, in
quanto il sistema cardiocircolatorio si adatta per supplire alle mancanze
indotte dalla patologia.
Con il passare del tempo, però, l’organismo non riesce più a
far fronte alla malattia e i meccanismi di compenso cominciano a fallire,
arrivando addirittura a compromettere ulteriormente l’equilibrio cardiaco.
Ma come può un proprietario accorgersi del progredire della
malattia cardiaca che affligge il suo cane?
Le patologie cardiache hanno un’insorgenza subdola e
silenziosa, ma per fortuna esistono alcuni segni che ci permettono di
sospettarne la presenza e di correre ai ripari in tempo.
Come precedentemente descritto il cuore ha il compito di
ossigenare il cuore pompandolo nel circolo polmonare e di ridistribuirlo, ricco
di ossigeno, a tutti gli organi. Se l’attività cardiaca comincia a venir meno,
si ha, a causa di diversi meccanismi, un accumulo di sangue a livello del
circolo polmonare che determina un aumento della pressione venosa polmonare e tanti
piccoli danni ai vasi e ai polmoni stessi. Vengono dunque inficiati gli organi deputati primariamente
all’ossigenazione sanguigna: la percentuale di ossigeno nel sangue comincia
quindi a diminuire molto lentamente.
Anche in questo caso l’organismo si accorge della minore
quota di ossigeno del sangue e mette in atto dei meccanismi compensatori. Uno
dei modi che ha l’animale per ristabilire la corretta quantità di ossigeno nel
sangue è aumentare la frequenza dei respiri, permettendo a una maggiore quota
di aria di raggiungere i polmoni. Il cane potrà quindi non presentare alcun
sintomo, ad eccezione di un respiro più accelerato durante il giorno ed è
spesso difficile accorgersi di questa novità, soprattutto se l’animale ha un
temperamento nevrile.
Come si può quindi monitorare questo dato in modo oggettivo?
La cosa fondamentale è valutare la respirazione del cane quando
non è stimolato da altri fattori ambientali o psicologici: per questo motivo il
momento ottimale è mentre dorme, in un ambiente tranquillo e con una
temperatura ambientale non elevata.
Ci si deve posizionare vicino all’animale senza disturbarlo e in maniera tale
che sia facile rilevare il sollevamento del torace e dell’addome sincrono con
il respiro. Munendosi di un cronometro e contando gli atti respiratori
effettuati dal cane in un minuto si ricava la frequenza respiratoria.
La frequenza respiratoria di un cane sano, a riposo, è in
media di 20 atti respiratori al minuto. Studi scientifici hanno dimostrato che
nei cani affetti da una patologia cardiaca la frequenza respiratoria supera i
30 atti respiratori al minuto.
Il monitoraggio della frequenza respiratoria in un cane che
non ha alcun sintomo è consigliato almeno una volta al mese, soprattutto nelle
razze predisposte all’insorgenza di patologie cardiache (Cavalier King Charles
Spaniel, Bassotto, Barbone, Beagle, Springer Spaniel, Dobermann, Boxer, Alano,
Terranova), nei cani anziani (soprattutto se di piccola taglia) e nei cani
discendenti da soggetti cardiopatici.
Se la frequenza respiratoria comincia ad
avvicinarsi al valore soglia di 30 atti al minuto è consigliato aumentare la
frequenza delle misurazioni per ottenere un quadro dinamico della situazione
respiratoria. In questo senso può essere d’aiuto l’utilizzo di applicazioni che
sono in grado di creare un database che raccoglie tutte le misurazioni, fornendo
dei grafici che possono servire per aggiornare il professionista in tempo
reale.
Tuttavia, è bene non farsi prendere subito dal panico: sforamenti sporadici della soglia di 30 atti respiratori al minuto possono
essere dovuti a problemi transitori non legati al sistema cardiocircolatorio,
come per esempio patologie polmonari, anemia, gravidanza, malattie metaboliche,
dolore, disagio o anche solo da una temperatura ambientale troppo elevata. Per
questo motivo bisogna sempre valutare caso per caso, eventualmente consultare
un medico veterinario e soprattutto monitorare sistematicamente cani che
presentano una respirazione accelerata.
Se, invece, questa condizione si mantiene costante anche
durante i momenti più tranquilli dell’animale, per un periodo prolungato, o se
è accompagnata da sintomi quali facile affaticamento, abbattimento, tosse, e
svenimenti è altamente consigliato richiedere una visita cardiologica per il
proprio amico a quattro zampe.
Articolo a cura dello Staff della Clinica Veterinaria Borgarello
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