venerdì 29 novembre 2013

La resezione del palato molle nel cane brachicefalo

Le razze brachicefale presentano un conformazione cranica definita a “muso schiacciato”. Questo particolare aspetto è dovuto ad un disequilibrio di crescita delle ossa craniche che si sviluppano normalmente in larghezza ma non altrettanto in lunghezza. I tessuti molli sono invece di dimensioni normali e per questo appaiono come compressi in una struttura più piccola del solito.
La conformazione anomala del cranio porta ad una serie di alterazioni anatomiche che inficiano la normale fisiologia della respirazione.
Le alterazioni comprendono: stenosi delle narici, palato molle allungato, eversione dei ventricoli laringei, eversione delle tonsille.
L’insieme di queste anomalie viene definito come sindrome brachicefalica (BAOS) o sindrome ostruttiva delle vie aeree superiori. Le razze più colpite da questa sindrome sono Bulldog inglese, Bulldog francese, Carlino, Pechinese, Shi-tzu e meno frequentemente le altre razze brachicefale.
Nei cani affetti da questa sindrome l’aria è costretta a passare attraverso uno spazio ristretto che costringe l’animale a compiere uno sforzo inspiratorio notevole.
Lo sforzo inspiratorio può portare inizialmente ad un semplice processo infiammatorio dei tessuti laringei. Questa è la fase in cui il proprietario riporterà che il proprio cane presenta il cosiddetto “respiro russante”. Questo tipico rumore è dovuto al fatto che il palato molle estremamente lungo occlude ed occupa gran parte dello spazio che occupa anche la glottide. Il contatto tra queste due strutture provoca il rumore respiratorio tipico di queste razze.
La diagnosi di palato molle allungato è esclusivamente endoscopica. Tramite una laringoscopia in sedazione è possibile infatti valutare la lunghezza del palato molle ed è possibile soprattutto valutare le possibilità di correzione chirurgica.

CERUTTI PALATO MOLLE
Nella fase più avanzata questo continuo contatto porta gradualmente ad un vero e proprio collasso della laringe. In questo caso l’animale in un primo momento è colpito da svenimenti, crisi sincopali, cianosi, fino al momento in cui si ha la totale chiusura del passaggio dell’aria. A quel punto se non si interviene tempestivamente l’animale viene a morte per soffocamento.

Segni clinici respiratori:
- stridori respiratori specialmente in inspirazione;
- rantoli con cane a riposo e con respirazione nasale;
- intolleranza all'esercizio;
- cianosi intermittenti;
- sincopi-svenimenti sotto sforzo.

Segni clinici digestivi:
- episodi di tosse e rigurgito specialmente mattutino;
- disfagia e rigurgito durante il pasto;
- vomito alimentare anche distante dal pasto;
- ingestione frequente di erba.

Segni clinici associati:
- colpo di calore;
- broncopolmonite da aspirazione alimentare
- insufficienza cardiaca.

Il trattamento medico consiste nella somministrazione di cortisonici a rapida azione, ossigeno e riposo forzato in gabbia. Questa terapia riduce temporaneamente il fenomeno infiammatorio a carico de faringe e della laringe permettendo un miglioramento del flusso di aria in entrata e attenuando i sintomi per un certo periodo.
Il trattamento di scelta però è di sicuro la correzione chirurgica che prevede la resezione del palato molle.

Immagine
La porzione eccessiva del palato può essere asportata chirurgicamente. La metodica prevede l'accorciamento del margine caudale del palato in modo che la sua parte terminale vada a toccare appena la punta dell’epiglottide.
Nelle ore immediatamente antecedenti l’intervento si rende necessaria la somministrazione di corticosteroidi a dosi antinfiammatorie per ridurre la tumefazione della mucosa laringea.
Nelle razze brachicefale più precocemente è possibile diagnosticare anche la stenosi delle narici. Questa è una malformazione congenita delle cartilagini del naso che tendono a collassare medialmente determinando una parziale occlusione delle narici; ciò limita il flusso di aria nelle cavità nasali e costringe l’animale a compiere uno sforzo inspiratorio, causando una dispnea da moderata a grave.
L'unica soluzione terapeutica è la via chirurgica.
La tecnica consiste nella parziale resezione della cartilagine nasale laterale dorsale.
Già a 3 mesi di età si può effettuare questo tipo di intervento.
Quasi sempre nel processo evolutivo dell'ipertrofia del velo palatino sono coinvolte le tonsille per la loro contiguità con le strutture del palato.
L'aumento di volume delle tonsille tende ad aggravare l'ostruzione.
Anche in questo caso il rimedio è chirurgico e consiste nell’asportazione di entrambe le tonsille palatine.

Immaginegg
Come conseguenza del mancato intervento chirurgico si può avere un peggioramento del quadro clinico a causa dell'eversione dei ventricoli laringei. Per eversione dei ventricoli laringei si intende un prolasso della mucosa che costeggia e delimita le cripte laringee. Viene diagnosticata se non si interviene con i tre rimedi chirurgici precedentemente enunciati. Costituisce il primo stadio di un collasso della laringe.
In conclusione consigliamo di sottoporre a correzione chirurgica tutti i soggetti brachicefali che presentano anche solo uno dei sintomi sopra descritti.
La stenosi delle narici può essere risolta chirurgicamente già all’età di tre mesi.
Per la correzione della lunghezza del palato molle si dovrebbe agire entro l’anno di età
Se la situazione non si risolve, si procede con la resezione laterale della cartilagine aritenoide della laringe.

In attesa della chirurgia consigliamo comunque di:
tenere il cane in ambiente tranquillo e fresco;
tenere il cane isolato da altri cani ed evitare sovraeccitazioni;
alimentare il cane 4 volte al dì per evitare sovraccarichi digestivi.

Per migliorare le aspettative di vita di un cane brachicefalo consigliamo di eseguire l'intervento chirurgico che più si presta alla risoluzione della sindrome brachicefalica. L'intervento tempestivo permette infatti di migliorare la qualità di vita del vostro cane ed ha un effetto positivo sulla longevità.

A cura della dott.ssa Katiuscia Camboni della Clinica Veterinaria Borgarello.

Se vuoi leggere tutti gli articoli sull’argomento clicca qui.

Se ti è piaciuto l'articolo, iscriviti al feed o alla newsletter per tenerti sempre aggiornato sui nuovi contenuti di TGVET.net.
Lascia un commento per dire la tua o per chiedere informazioni

Leggi tutto l'articolo...

lunedì 25 novembre 2013

Laser Terapia nella Displasia dell'Anca

In questo articolo affronteremo l’argomento displasia dell’anca e laser terapia MLS.
La displasia dell’anca è un’anomalia dell’articolazione coxo-femorale che può colpire due popolazioni di animali: i pazienti di età compresa tra i 5 ed i 10 mesi ed i pazienti adulti affetti da artropatia degenerativa cronica (DJD, acronimo di Degenerative Joint Disease).
Nei pazienti giovani la patologia è caratterizzata dalla sublussazione o dalla lussazione completa della testa del femore, mentre in quelli più anziani da un’artropatia degenerativa di grado variabile da lieve a grave.



L’anamnesi ed i segni clinici dipendono dell’età del soggetto: i sintomi nei pazienti giovani includono la difficoltà ad alzarsi dopo il riposo, l’intolleranza all’esercizio, la zoppia intermittente o continua, il dolore durante la rotazione esterna e l’abduzione dell’articolazione dell’anca e lo scarso sviluppo della muscolatura pelvica. Nei cani giovani il dolore provocato dalla displasia dell’anca è legato all’erosione della cartilagine articolare, con conseguente esposizione delle terminazioni nervose dell’osso subcondrale, e dall’eccessiva trazione sui tessuti molli provocata dalla lassità dell’articolazione.


Nei cani adulti il quadro clinico è invece legato all’osteoartrosi, una degenerazione cartilaginea lenta e progressiva con produzione di osteofiti marginali e sclerosi subcondrale. Il sintomo principale è il dolore, che si manifesta maggiormente con l’uso della parte e che si allevia con il riposo. I sintomi clinici possono essere progressivi oppure insorgere improvvisamente in seguito ad un’attività fisica intensa durante la quale si sia verificata una lacerazione oppure una lesione di altro tipo a carico dei tessuti molli circostanti l’articolazione alterata. 
I segni attribuibili alla dolorabilità dell’articolazione sono rappresentati da difficoltà nel passaggio alla stazione (si alza a fatica e con lentezza), intolleranza all’esercizio (il soggetto preferisce sedersi piuttosto che camminare), zoppia monolaterale o, più frequentemente, bilaterale a caldo (dopo l’esercizio), atrofia della muscolatura pelvica (soprattutto dei muscoli della coscia) associata ad ipertrofia dei muscoli della spalla (determinata dallo spostamento anteriore del peso e dal maggior sforzo compiuto dagli arti anteriori), andatura ondeggiante, dolore e riduzione della possibilità di estensione dell’articolazione.


Il trattamento della displasia dell’anca può essere di tipo medico o chirurgico, e la scelta dipende dall’età del paziente, dal grado di disagio, dai rilievi all’esame obiettivo e radiografico e dalle aspettative del proprietario.
Un caso esemplificativo di successo della laser terapia MLS è quello di Teresa, una cagna anziana portata in clinica per problemi di deambulazione ed incontinenza urinaria notturna. Teresa, affetta da nocturia (urgenza di minzione che causa l’interruzione del sonno), pur essendo abituata a svegliare la proprietaria durante la notte per essere portata fuori, da qualche tempo aveva smesso di farlo ed urinava in casa.
La visita clinica ha evidenziato la presenza di dolore agli arti posteriori, e l’indagine radiografica ha consentito di formulare la diagnosi di grave artrosi sia all’anca sia al gomito con la presenza di osteofitosi ed eburneazione ossea. La diagnosi è stata di grave artrosi degenerativa a livello delle anche e dei gomiti.
Si è quindi deciso di sottoporre Teresa ad una terapia medica multimodale appositamente studiata, che comprendeva: l’analisi del regime alimentare, integrazione con vitamine e “condroprotettori” calibrati per Teresa, gestione del dolore e dell’infiammazione con FANS e laser terapia MLS.
In questo caso la laser terapia MLS è stata scelta per il duplice scopo di sfruttare i benefici per l’artrosi e per il controllo del dolore. L’apparecchio per la laser terapia MLS presente nella nostra struttura, MLS Multiwave locked system, consente di utilizzare due protocolli differenti, uno a punti ed uno a zona, e ci ha permesso di studiare per Teresa un protocollo che comprendeva sedute di laser terapia a giorni alterni per tre settimane.



Con grande soddisfazione della proprietaria, grazie alla terapia è aumentata la mobilità oggettiva di Teresa, ed il cane riesce nuovamente a trattenere l’urina per il tempo necessario a svegliarla per essere accompagnata fuori.
Alla luce di quanto esposto e degli ottimi risultati ottenuti riteniamo che la laser terapia MLS possa essere un valido aiuto nel trattamento della displasia dell’anca nel cane anziano.


Se vuoi approfondire l’argomento leggi tutti gli articoli già pubblicati sulla Displasia dell'Anca o sulla Laser Terapia 
Articolo a cura della Dott.ssa Claudia Gaviglio e del Dott. Bartolomeo Borgarello, Clinica Veterinaria Borgarello
Se ti servono maggiori informazioni e vuoi inviare una mail: info@clinicaborgarello.it
Se ti è piaciuto l'articolo, iscriviti al feed o alla newsletter per tenerti sempre aggiornato sui nuovi contenuti di TGVET.net.
Lascia un commento per dire la tua o per chiedere informazioni
Leggi tutto l'articolo...

venerdì 22 novembre 2013

Le mini guide veterinarie

Nell’ottica di migliorare costantemente i servizi al cliente  la mette a vostra disposizione un’interessante serie di mini guide su diversi argomenti veterinari. guide canine

Le guide sono in formato PDF in modo da poter essere agevolmente stampate o consultate direttamente online.

guida gattino                                                   guida sul gattino

 

guida cucciolo
 guida sul cucciolo

 

guida coniglio                                guida sul coniglio

 

guida furetto                                               guida sul furetto

Prossimamente pubblicheremo delle nuove mini guide… continuate a seguirci se volete essere sempre informati!!!

Se ti è piaciuto l'articolo, iscriviti al feed o alla newsletter per tenerti sempre aggiornato sui nuovi contenuti di TGVET.net.
Lascia un commento per dire la tua o per chiedere informazioni

Leggi tutto l'articolo...

martedì 19 novembre 2013

Virus della leucemia felina- FeLV (II parte)

felvIIborgarello

In questo capitolo dedicato al FeLV affronteremo più nello specifico alcuni aspetti clinici della leucemia felina. Le patologie associate a FeLV compaiono solo nei soggetti con viremia persistente, solitamente nell’arco dei tre anni successivi all’infezione, sono legate allo stato di immunosoppressione virus indotta, molto variabili e mortali nel 70%.

La depressione midollare è la più frequente sindrome clinica derivata dalla presenza del virus della leucemia felina. FeLV colpisce primariamente le progenitrici delle cellule del sangue e le cellule stromali che rappresentano il loro supporto nutritivo. Nella maggior parte dei casi si ha come conseguenza un’ipoplasia midollare con riduzione di una o più linee cellulari ematiche. Quando la depressione coinvolge la linea eritroide si ha anemia e la forma più classica FeLv associata è di tipo normocromico, normocitico, non rigenerativo. Esistono poi casi di concomitante riduzione nella produzione di cellule della linea bianca (leucociti) che può assumere caratteristiche selettive: frequentemente, in fase iniziale, si assiste infatti a neutropenia (ridotto numero di granulociti neutrofili circolanti) anche se lieve e transitoria.

anemiafelvborgarello

Il linfoma, insieme alla sopra descritta anemia da depressione midollare, è il segno clinico più comune in corso di leucemia felina. I gatti FeLV positivi sono sessanta volte più predisposti dei negativi alla formazione di tale neoplasia: pare che  il 25% dei gatti infetti possa sviluppare linfoma, soprattutto in età compresa tra 2-4 anni. Le forme più frequentemente riscontrate sono: linfoma mediastinico e linfoma multicentrico; linfomi renali, spinali o atipici (cutanei o oculari) risultano meno comuni ma comunque riscontrabili, mentre la forma statisticamente più rara in tali soggetti è quella localizzata a livello gastroenterico. In base a quanto detto è altamente consigliabile far sempre eseguire un test per FeLV in soggetti a cui viene diagnosticato un linfoma.

linfomapopliteofelvborgarello

Esistono poi altre patologie legate all’infezione da FeLV tra cui molte malattie immuno-mediate quali anemia emolitica, poliartriti e glomerulonefriti, quest’ultime rare. Nelle prime fasi di viremia in alcuni soggetti è riscontrabile una linfadenopatia periferica ad andamento benigno, all’opposto, qualora compaia in stadi avanzati di viremia persistente assume quasi inesorabilmente andamento grave ed è spesso difficile da differenziare dal linfoma. Una particolare forma di enterite cronica con degenerazione delle cellule epiteliali intestinali e necrosi delle cripte è stata associata alla leucemia felina così come malattie infiammatorie e degenerative del fegato. Esistono poi manifestazioni neurologiche, al di là del linfoma, che consistono principalmente nella comparsa di neuropatia periferica con anisocoria, midriasi, sindrome di Horner, incontinenza urinaria, vocalizzazioni anomale, iperestesia, paresi e paralisi. Raramente, infine, si hanno manifestazioni legate all’apparato riproduttivo quali riassorbimento fetale, morte neonatale e la “fading kitten syndrome”.

Nel prossimo articolo parleremo di diagnosi, terapia e prevenzione della FeLV, continuate a seguirci sul TgVet.

A cura della dott.ssa Martina Chiapasco della Clinica Veterinaria Borgarello.

Se ti è piaciuto l'articolo, iscriviti al feed o alla newsletter per tenerti sempre aggiornato sui nuovi contenuti di TGVET.net.
Lascia un commento per dire la tua o per chiedere informazioni

 

Leggi tutto l'articolo...

venerdì 15 novembre 2013

Malattia dentale del coniglio (Parte II)

Ricominciamo il discorso riguardante la malattia dentale del coniglio, prestando particolare attenzione al trattamento. Innanzitutto è importante rivolgersi a strutture veterinarie che siano specializzate nella risoluzione dei problemi odontostomatologici del coniglio. Il trattamento della malattia dentale del coniglio viene effettuato dopo uno screening diagnostico accurato. Il veterinario dovrà quindi eseguire una visita e una radiografia, grazie alle quali valuterà lo stato dei denti e delle radici dentali. In alcuni casi complicati possono servire una TAC e/o una risonanza magnetica per valutare lo stato della bocca e la presenza di eventuali ascessi.

Rabbit

Nei casi meno complessi il trattamento può essere limitato alla riduzione delle anomalie dentali attraverso l’utilizzo di strumenti rotanti (mole), con questi si riducono le corone dentali e si eliminano eventuali punte da alterato consumo. Le punte oltre a creare problemi nella fisiologica masticazione, possono causare ferite alle guance o alle gengive che possono essere causa di gravi infezioni batteriche. Limando correttamente le punte dei denti si ripristina il movimento laterale della mandibola sulla mascella ed una corretta funzione delle articolazioni temporomandibolari.

Nei casi più avanzati di malattia dentale e necessario ricorrere ad estrazioni chirurgiche di elementi dentali e, se presenti, al drenaggio chirurgico degli ascessi. L’ obiettivo di tutti i trattamenti è in tutti i casi, quello di rimuovere la causa e di ripristinare il fisiologico equilibrio del piano occlusale dentale.
I problemi dentali nel coniglio possono coinvolgere tanto i denti incisivi, quanto i molari. Sono più evidenti i problemi che colpiscono i denti incisivi, dal momento che sono più evidenti, ma spesso rispecchiano una situazione critica che include tutta la bocca.

Dopo l'intervento chirurgico va somministrata una terapia antidolorifica ed antibiotica. Il coniglio dovrebbe riprendere a mangiare normalmente tutto nel giro di poche ore, ma se dovesse incontrare delle difficoltà deve essere alimentato forzatamente con prodotti specifici fino a riprendere a mangiare da solo. Nei conigli nati con questa patologia è altamente consigliata una visita accurata ogni 6 mesi con radiografia alla testa per tenere sotto controllo la possibile formazione di ascessi alle radici. Tra le razze più portate alla malocclusione ci sono gli arieti nani.

La strategia migliore per trattare le patologie dentali nel coniglio rimane in tutti casi la prevenzione, curando l'alimentazione del nostro amico utilizzando alimenti adatti al corretto consumo dei denti.

A cura della dott.ssa Noemi Faccoli della Clinica Veterinaria Borgarello.

Se vuoi leggere tutti gli articoli sull’argomento clicca qui.

Se ti è piaciuto l'articolo, iscriviti al feed o alla newsletter per tenerti sempre aggiornato sui nuovi contenuti di TGVET.net.
Lascia un commento per dire la tua o per chiedere informazioni

Leggi tutto l'articolo...

martedì 12 novembre 2013

La sindrome della tasca del canto mediale

La sindrome della tasca del canto mediale è una condizione della congiuntiva molto comune nel cane, ma raramente diagnosticata correttamente. Si presenta tipicamente come una congiuntivite cronica o ricorrente, che si manifesta con la presenza di uno spesso scolo mucoso denso o purulento, lieve arrossamento della congiuntiva e alcuni follicoli congiuntivali in corrispondenza della tasca. Lo scolo si nota soprattutto la mattina, ma può ricomparire anche durante la giornata, soprattutto quando il cane si sveglia dopo alcune ore di sonno. La sindrome della tasca del canto mediale non rappresenta propriamente una patologia, quanto più la conseguenza di una caratteristica anatomica presente in alcune razze dolicocefale, che presentano orbite profonde, cranio snello e sottile e lieve enoftalmo (ovvero un lieve infossamento del globo oculare nell’orbita). In seguito a tale conformazione, si viene a creare uno spazio nel fornice congiuntivale ventrale (da qui origina il termine “tasca”) che raccoglie una discreta quantità di film lacrimale. La componente sierosa del film lacrimale evapora facilmente, lasciando un deposito mucolipidico, tipo gel grigiastro, visibile soprattutto a livello del canto mediale. La raccolta di polvere, detriti cellulari ed altro materiale estraneo può a volte portare a irritazione, che come risultato causa ulteriore infiammazione dell’area, con iperemia della terza palpebra, della congiuntiva mediale e scolo oculare mucopurulento.

Le razze che presentano questa conformazione del cranio e che sono perciò predisposte allo sviluppo di questa sindrome sono: Levriero afgano, Dobermann, Golden retriever, Setter Gordon, Alano, Pastore dei Pirenei, Labrador, Terranova, Barbone gigante, Rottweiler, Samoiedo e Weimaraner.

sindrome della tasca del canto mediale

Il paziente tipico è un cane giovane (6-18 mesi), clinicamente sano, dalla conformazione dolicocefalica. L’esame clinico generale è nella norma. All’esame oftalmologico tutti i riflessi neurologici risultano nella norma e gli occhi sono aperti e non mostrano fastidio. Lo Schirmer Tear Test (STT) è un test molto importante nella diagnostica differenziale e nel caso di questa patologia risulta nella norma. Lo scolo è bilaterale e si osserva soprattutto nel fornice ventrale e nel canto mediale, in una tasca che si forma nello spazio tra il globo oculare e le palpebre. L’esame intraoculare risulta invece nella norma.

Se lo scolo appare di natura essenzialmente mucosa, non si ritiene necessario l’invio del campione per un antibiogramma, esame consigliato nel caso di scolo muco purulento: infatti la presenza di scolo purulento è indicativa di sovracrescita batterica di microrganismi opportunisti secondari. I batteri isolati sono di norma agenti Gram positivi come Staphylococcus, Bacillus e Corynebacterium spp. Raramente si isolano batteri Gram negativi e patogeni primari. Tra le procedure necessarie in corso di diagnosi occorre lavare i dotti naso lacrimali, poiché tra le diagnosi differenziali principali c’è anche la dacriocistite (ovvero un’infiammazione e infezione delle vie lacrimali).

Il paziente migliora normalmente con una terapia antibiotica locale (a base di acido fusidico o cloramfenicolo), anche se lo scolo si riforma velocemente non appena si sospende il ciclo di terapia. Dal momento che questa sindrome è determinata dalla conformazione anatomica del cranio e dell’orbita, caratteristiche sulla quale ovviamente non è possibile intervenire, l’igiene rappresenta la giusta chiave per la sua gestione. Si utilizza soluzione salina sterile, asportando il muco inizialmente due volte al giorno mentre una volta sotto controllo, si deve continuare la pulizia quotidiana al mattino. Inoltre è consigliato effettuare un lavaggio aggiuntivo nel caso il cane dovesse trovarsi in un ambiente potenzialmente irritante, per esempio in un’area polverosa o sulla spiaggia.

A cura della Dott.ssa Valentina Declame

Se ti è piaciuto l'articolo,
iscriviti al feed o alla newsletter per tenerti sempre aggiornato sui nuovi contenuti di TGVET.net.
Lascia un commento per dire la tua o per chiedere informazioni

Leggi tutto l'articolo...

venerdì 8 novembre 2013

Tumori cardiaci nel cane

I tumori che interessano il cuore sono relativamente infrequenti nel cane, l’incidenza complessiva dei tumori cardiaci è dello 0,19%.
I tumori cardiaci possono essere primari o secondari. E’ stato osservato che circa l’84% dei tumori cardiaci del cane ha sede primaria nel cuore, mentre solo il 16% è di origine metastatica.
La maggior parte dei tumori primari nel cane è maligna.
tumori cardiaci nel cane

La neoplasia cardiaca primaria maggiormente descritta è l’emangiosarcoma dell’atrio destro e dell’orecchietta di destra seguito dai tumori della base del cuore, così denominati perché si localizzano in corrispondenza della radice aortica e del tronco polmonare comune senza interessamento dell’atrio di destra.
I tumori della base del cuore primari più frequentemente descritti sono i chemodectomi, ma anche masse tiroidee e paratiroidee ectopiche possono invadere questa zona. La seconda sede anatomica, meno comune, di questa neoplasia è quella intracavitaria a partenza da setto interatriale.
La neoplasia pericardica maggiormente descritta è il mesotelioma che si presenta con noduli multipli sul pericardio, spesso coinvolgenti anche le pleure.
Altri tumori cardiaci primari sono: Condro(sarco)ma, fibro(sarco)ma, leiomyo(sarco)ma, lipofibroma, linfangioendotelioma, myxofibroma, myxoma, neurofibroma,rabdomio(sarco)ma.
I tumori cardiaci sono più comuni nei cani di età intermedia e in quelli di età avanzata. L’età più tipica per lo sviluppo delle neoplasie cardiache è compresa tra 7 e 15 anni, con l’incidenza più elevata che si verifica in un’età compresa tra i 10 e 15 anni, mentre si riduce oltre i 15 anni.
Diversamente dalla maggior parte dei tumori cardiaci, il linfoma si verifica invece più comunemente nei cani che hanno un’età di 7 anni e, spesso, anche in soggetti più giovani.
Per quanto riguarda la predisposizione sessuale non sono state rilevate differenze tra maschi e femmine, mentre sembra che la sterilizzazione ne aumenti l’incidenza.
Alcuni tumori cardiaci sono stati osservati con una frequenza più elevata in certe razze canine, mentre altre razze sembrano sviluppare le neoplasie cardiache con un’incidenza significativamente più bassa.
L’emangiosarcoma dell’atrio destro colpisce prevalentemente i pastori tedeschi e i Golden Retriever, mentre i tumori della base del cuore colpiscono prevalentemente i cani brachicefali come Boston terrier, Bulldog e Boxer.
Gli altri tumori sopracitati, seppur descritti, sono così rari nei cani che non è possibile stabilirne una prevalenza.
L’incidenza dei chemodectomi nei cani di razza brachicefalica sembra essere correlata all’ipossia cronica dovuta alla malformazione delle prime vie respiratorie di queste razze, così come nell’uomo si ha maggior incidenza di questo tipo di neoplasia nelle popolazioni andine.
Per i mesoteliomi sembra invece che ci sia maggior predisposizione in quei soggetti esposti ad alcuni fattori ambientali.

Articolo a cura dello Staff della Clinica Veterinaria Borgarello
Vuoi maggiori informazioni? Clicca e contatta la Clinica Borgarello oppure compila il modulo sottostante. Se ti è piaciuto l'articolo condividilo con i tuoi amici e/o posta un commento, grazie.  

Leggi tutto l'articolo...

martedì 5 novembre 2013

Prevenzione della torsione di stomaco: la gastropessi preventiva

La sindrome dilatazione-torsione gastrica (GDV) è associata ad un elevatissimo tasso di mortalità (30-40%) e rappresenta una delle principali cause di morte nei cani di grossa taglia.
I tentativi di gestione medica o comportamentale suggeriti nell'articolo “” sono spesso discordanti e si basano soprattutto su dati empirici non ancora dimostrabili.
Per questo motivo nell'articolo seguente tratteremo della prevenzione chirurgica della torsione dello stomaco tramite gastropessi.
La gastropessi è una pratica chirurgica che consiste nella fissazione di una porzione dello stomaco (porzione pilorica) alla muscolatura addominale destra. Questo ancoraggio impedirebbe eventuali rotazioni anomale dello stomaco sul proprio asse scongiurando quindi l'insorgenza di GDV.

gastropessi preventiva (2)
Esistono diverse tecniche chirurgiche di fissazione dello stomaco, alcune vecchie, altre nuove e altre incredibilmente innovative. In questo articolo ve ne forniremo una sommaria descrizione.
La tecnica più datata è quella che prevede la gastropessi in laparotomia a cielo aperto. Le modalità di intervento prevedono l'esecuzione di una breccia operatoria che parte dall'appendice sternale per estendersi poi caudalmente anche per decine di centimetri. La lunghezza della breccia dipende dalle dimensioni del paziente operato. Per cui la taglia del cane è direttamente proporzionale alla lunghezza della ferita operatoria.
L'intervento in se è abbastanza invasivo: la breccia operatoria è molto estesa e i tempi di ripresa nel post-operatorio sono più lunghi.
Questa tecnica si pratica ancora oggi ma noi preferiamo ricorrervi solo per il trattamento chirurgico di un episodio acuto di GDV con torsione della milza. In tal caso infatti sarebbe impossibile risolvere la torsione per via mininvasiva o con manovre mediche.

gastropessi preventiva 5
Per la prevenzione della preferiamo invece ricorrere alle tecniche chirurgiche mininvasive che prevedono l'utilizzo di sistemi video che introdotti all'interno dell'addome tramite dei mini-accessi permettono di lavorare parzialmente o totalmente a cielo chiuso.
Descriviamo di seguito alcune di queste tecniche.
La tecnica laparoassistita è la più utilizzata e prevede l'esecuzione di due mini-accessi addominali: uno è riservato all'introduzione del sistema video, mentre il secondo è dedicato all'introduzione di una pinza da presa che afferra la porzione pilorica dello stomaco, così da poterla esteriorizzare e fissare alla muscolatura addominale.
I vantaggi di questa tecnica sono il rispetto della mininvasività, l'esecuzione di due sole brecce operatorie di massimo 1,5 cm di lunghezza, la ripresa rapida del paziente nel post-operatorio.
La tecnica laparoscopica è quella meno utilizzata e prevede l'apertura di ben tre mini-accessi addominali: uno consente l'introduzione del supporto video, e gli altri due si prestano all'introduzione di due pinze laparoscopiche tramite le quali è possibile realizzare l'ancoraggio gastrico a cielo chiuso.

gastropessi preventiva 3
I vantaggi di questa tecnica sono, come nella precedente, il totale rispetto della mininvasività, l'esecuzione di tre brecce operatorie di massimo 1,5 cm di lunghezza, la ripresa rapida del paziente nel post-operatorio. Inoltre in questa tecnica nessun organo viene esteriorizzato e l'intervento viene realizzato interamente all'interno dell'addome.
Dobbiamo però ammettere che i tempi di esecuzione dell'intervento sono molto più lunghi ed è necessario aver maturato un'esperienza notevole in chirurgia laparoscopica data la precisione di manualità richiesta in questa tecnica.
Nella ci avvaliamo della collaborazione di un preparatissimo staff che ha ideato una nuova tecnica di gastropessi mininvasiva che prevede l'esecuzione di un solo mini-accesso addominale di circa 3 cm di lunghezza.
La tecnica è incredibilmente innovativa e rispetta pienamente i canoni della chirurgia minivasiva:
-ferita operatoria di pochissimi centimetri -ridotto rischio di infezioni nel post-operatorio -riduzione del dolore post-operatorio -riduzione dell'utilizzo di farmaci antalgici ed antibiotici -riduzione della degenza in clinica
gastropessi preventiva 4
La tecnica da noi utilizzata prevede inoltre una notevole riduzione dei tempi di esecuzione, fatto che influenza positivamente la ripresa del paziente nel post-operatorio.
Siamo certi che questa sia l'unica tecnica in grado di accorpare tutti i vantaggi delle altre tecniche video-assistite e nello stesso tempo abolirne gli svantaggi.
Questa innovazione permette di affrontare la scelta della gastropessi preventiva in totale armonia con il rispetto del benessere animale e oggi il proprietario può decidere di far percorrere al proprio cane la via operatoria meno accidentata aderendo al nostro programma di prevenzione chirurgica minivasiva della torsione di stomaco.
Il medico veterinario si cimenta in ogni sforzo professionale per il benessere dei suoi pazienti. Per questo invitiamo i proprietari di razze canine grandi e giganti a prendere coscienza del reale rischio di letalità della GDV e a valutare la possibilità di effettuare la gastropessi il prima possibile affinchè essa abbia effettivamente un ruolo preventivo.
A cura della dott.ssa
Katiuscia Camboni della Clinica Veterinaria Borgarello.
Se ti è piaciuto l'articolo, iscriviti al feed o alla newsletter per tenerti sempre aggiornato sui nuovi contenuti di TGVET.net.
Lascia un commento per dire la tua o per chiedere informazioni

Leggi tutto l'articolo...

Cerca in TGVET.net



clinica veterinaria torino


Ultimi 10 articoli pubblicati

Gli autori degli articoli