martedì 28 giugno 2011

La cheratite superficiale cronica

La cheratite superficiale cronica (CSK) è anche conosciuta come cheratite cronica immunomediata o panno corneale. Si tratta di una comune cheratite non ulcerativa che compare nel cane, in particolar modo nel pastore tedesco o belga e negli incroci di queste razze; una certa incidenza di questa malattia è stata riscontrata anche nel Greyhound e nel Collie.  DSC_1010

Tutte le razze comunque possono soffrirne e la distribuzione e l'apparenza clinica dovrebbero far emettere il sospetto in qualunque paziente canino. Si tratta di una oculopatia bilaterale, non necessariamente simmetrica, progressiva, non ulcerativa, che coinvolge sia l'epitelio che lo stroma superficiale. Le cause vengono imputate ad una reazione di tipo immunomediato. Un certo ruolo è svolto anche da fattori non specifici che entrano nei meccanismi patogenetici, quali i raggi UVA solari. La lesione corneale di solito origina dal limbo, in posizione laterale inferiore e non comporta dolore o comparsa di scolo oculare. La propaggine più avanzata del panno in formazione può essere caratterizzata da un lieve edema mentre nelle porzioni di cornea ancora trasparente si possono localizzare inclusioni lipidiche di piccole dimensioni.

Dal punto di vista clinico le fasi evolutive sono caratterizzate:

  • da una iniziale vascolarizzazione che tende ad estendersi dal limbo verso il centro della cornea;

  • dalla successiva organizzazione e pigmentazione della parte di cornea coinvolta nel processo patologico. A questo punto è possibile notare scolo mucopurulento, arrossamento congiuntivale e corneale e lieve segno di dolore (blefarospasmo).

La diagnosi si basa sul quadro clinico caratteristico, sul suo decorso e sulla razza del cane. La terapia è a base di steroidi locali e ciclosporina, spesso in associazione. La prognosi varia in base al quadro clinico iniziale: più è estesa l'opacizzazione e sviluppata la pigmentazione, minori sono le possibilità di una completa ripresa funzionale. La vascolarizzazione di solito regredisce nell'arco di una o due settimane di terapia, ma esistono variazioni legate alla risposta individuale ed a fattori ambientali (ad esempio,l'esposizione alle radiazioni ultraviolette solari). In generale la prognosi è favorevole per il mantenimento della funzione visiva o, nei casi gravi, per un suo parziale recupero, ma a condizione che la terapia sia applicata con costanza, senza interruzione e , di solito, per anni o per tutta la vita. Senza terapia l'area di lesione invade progressivamente tutta la cornea, determinando un grave deficit della funzione visiva, anche se può residuare una piccola porzione di tessuto trasparente in posizione dorso mediale in prossimità del limbo.

A cura della Dott.ssa Valentina Declame

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mercoledì 22 giugno 2011

Il proestro: l’inizio del calore

LA CAGNA
Il proestro è la fase del ciclo in cui la cagna inizia a manifestrae i segni tipici del calore che con il passare dei giorni saranno sempre più evidenti. La durata del proestro è di circa 9 giorni. Durante questa fase la vulva subisce un aumento di volume, appare allungata, turgida e iperemica (arrossata). Inoltre sono presenti le caratteristiche perdite vulvari di color rossastro che segnano proprio l'inizio del proestro.

vulva vulva1

                  Vulva normale                                           Vulva ingrossata

La cagna può mostrarsi agitata, nervosa, con la tendenza a vagabondare e a marcare il territorio con le urine. In questa fase la cagna inizia ad esercitare una certa attrazione sui maschi, ma si nega alla monta allontanandosi dal compagno o respingendolo. Se la cute circostante la vulva viene adeguatamente stimolata, si possono osservare tre riflessi: contrazioni vulvari, deviazione della coda e l'abbassamento del posteriore. vulva-gatta

LA GATTA
Nella gatta il proestro è molto breve: dura 1-2 giorni, ed è identificabile soltanto in pochi soggetti che lo manifestano con il continuo strofinamento della testa e del collo contro qualsiasi oggetto e con l'emissione di vocalizzi. La femmina, pur non essendo ancora pronta per l'accoppiamento, esercita già un intenso richiamo nei confronti del maschio. A differenza della cagna, nella gatta non sono presenti modificazioni macroscopiche a livello dei genitali esterni, anche se a volte può essere presente un lieve edema (aumento di volume).

                     Vulva ingrossata in una gatta in calore

LA PAROLA ALLA FISIOLOGIA
Dal punto di vista fisiologico, questa fase del ciclo è caratterizzata dallo sviluppo dei cosiddetti follicoli ovarici: strutture che si sviluppano nell'ovaio e che portano a maturazione la cellula uovo, in modo tale da renderla fecondabile. I follicoli durante questa fase producono estrogeni grazie all'influenza di due ormoni secreti dall'ipofisi (LH e FSH).

Nella cagna in questa fase del ciclo i follicoli produrranno estrogeni (estradiolo) in modo crescente fino al raggiungimento di un picco (cioè la quantità massima prodotta) che si avrà in tardo proestro. Questi ormoni sono alla base delle variazioni comportamentali e organiche osservate durante questo periodo. Inoltre l'estradiolo stimola il rene e il tratto genitale, a produrre feromoni: sostanze volatili che hanno la funzione di attirare i maschi.
Un altro ormone, detto progesterone, ha un ruolo importante nel ciclo estrale.
Nella cagna questo ormone rimane a livelli basali (standard <1-2 ng/ml) fino alla fine del proestro, momento in cui inizia ad aumentare comportando la rottura dei follicoli, in modo tale che venga liberata la cellula uovo. In questo modo il follicolo privato di questa comincia a subire dei cambiamenti che lo porteranno a diventare corpo luteo: un'altra struttura particolare che secerne gli ormoni tipici della gravidanza.

follicolo

Sviluppo dei follicoli e della cellula uovo
Quindi mentre il progesterone aumenta, gli estrogeni diminuiscono, e questo è fondamentale perchè la femmina accetti l'accoppiamento.
Dal punto di vista ormonale nella gatta invece il picco di estrogeni descritto sopra non viene raggiunto in tardo proestro come nella cagna, ma viene raggiunto ancora più tardi, quando inizierà la fase del pieno calore. Inoltre nella gatta il progesterone non varia nella sua quantità, ma rimane a livelli basali per tutta la durata del proestro. Il proestro, sia nella cagna che nella gatta, ha termine nel momento in cui la femmina si concede al maschio permettendo l'accoppiamento. Per capire in che fase del ciclo si trova una femmina, oltre alle manifestazioni comportamentali e organiche, si possono osservare le variazioni che avvengono a livello delle cellule della mucosa cervicale (tratto compreso tra vagina e utero). In particolare, studiamo l'aspetto delle cellule per individuare il momento dell'ovulazione che nella cagna si ha a fine proestro. In questo modo saremo poi in grado di stabilire quali sono i giorni fecondi nei quali può avvenire l'accoppiamento. Questo aspetto verrà approfondito maggiormente nel prossimo articolo dove tratteremo della fase del calore vero e proprio: l'estro.

Al termine cercheremo di fare un ebook scaricabile, seguiteci e commentate tutte le settimane saremo con voi con un nuovo articolo!

    A cura della dott.ssa Katty Camboni della Clinica Veterinaria Borgarello

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    giovedì 16 giugno 2011

    Il calore in cani e gatti

    Cani e gatti che scappano di casa alla prima occasione: basta che il proprietario si distragga un secondo ed ecco che fuggono come saette, per poi tornare stremati e distrutti dopo ore di corse per le strade.

    Cagnette e gattine che improvvisamente in un certo periodo dell'anno cominciano a comportarsi in modo, come dire, insolito: iniziano a produrre strani versi vocali, si rotolano per terra, vorrebbero uscire e spesso il proprietario nota delle piccole perdite di sangue (soprattutto nella cagna, poichè la gatta con il continuo leccarsi provvede a farle scomparire subito). Tutto questo, come avrete notato, avviene con una certa ciclità nell'arco di un anno. I motivi di questi particolari comportamenti e della loro ciclica comparsa sono da ricercare nel fatto che sia nella cagna che nella gatta si ha il cosiddetto ciclo estrale (calore). Con questo termine si intendono tutti quei cambiamenti fisiologici e comportamentali che avvengono nelle femmine in periodi particolari, durante i quali si possono accoppiare.

    lilli_e_il_vagabondo

    Questo evento viene annunciato ai maschi con una serie di segnali visivi e olfattivi, in quanto la femmina è in grado di produrre degli odori particolari (detti feromoni) che vengono avvertiti dal maschio anche a distanze notevoli. Ecco spiegato il comportamento fuggitivo di alcuni cani e gatti soprattutto in determinati periodi dell'anno.

    Il ciclo estrale nella cagna e nella gatta è caratterizzato dalla presenza di quattro fasi: proestro, estro, diestro, anestro.
    Queste fasi si ripetono nelle due specie da noi considerate in modo diverso, infatti la gatta è “poliestrale stagionale”, mentre la cagna è “monoestrale non stagionale”.

    Ciò significa che la gatta presenta più calori tra gennaio e marzo. Da questo momento in poi la frequenza dei calori diminuisce gradualmente fino ad ottobre, mese che segna l’inizio dell’anestro (assenza di calori) che termina a dicembre.
    In realtà i gatti che vivono perennemente in casa possono perdere la percezione delle variazioni climatiche, per cui possono mostrare calori anche in altri periodi.

    calore-cagna

    La cagna invece presenta di norma due soli calori all’anno intervallati da una lunga pausa sessuale (anestro) della durata di circa 6 mesi.
    In realtà ci sono molte differenze tra razze: per esempio, il Basenji, il Boston terrier e il Dingo presentano un solo calore all’anno mentre il Pastore tedesco raggiunge i tre calori all’anno, ad intervalli di 150 giorni.
    Per entrambe le specie la prima fase che segna l’inizio del calore è detta
    proestro.
    Questa fase nella cagna è ben evidente in quanto iniziano le manifestazioni tipiche del calore ( vulva ingrossata, perdite di sangue dalla vagina etc), dove però si ha ancora il rifiuto del maschio.
    Nella gatta dura molto poco e spesso non è identificabile.

    Segue la fase dell’estro: è la fase del ciclo ovarico in cui la femmina accetta l’accoppiamento con il maschio.

    A questo punto si avvia la fase del diestro che può coincidere con la gravidanza nel caso in cui l’accoppiamento sia andato a buon fine.
    Al contrario se non si è instaurata una gravidanza, semplicemente scomparirano le tipiche manifestazioni del calore.

    Dopo questa fase nella gatta inizierà il cosiddetto interestro: periodo di breve durata tra un ciclo e l’altro.
    Nella cagna invece la fine del ciclo estrale è segnato dall’anestro (della durata di circa 4-6 mesi) periodo durante il quale la femmina non esercita attrazione sul maschio e non esprime sintomi di estro o di attività ovarica fino al successivo ciclo.

    E' importante individuare le varie fasi del calore perchè la femmina può accoppiarsi solo in determinati giorni durante questo periodo. Infatti, nella maggior parte dei casi, il fallimento di un accoppiamento deriva proprio dalla mancata individuazione dei giorni fecondi. Per questo motivo, di fronte ad un proprietario che esprime la volontà di far riprodurre il proprio pet, noi consigliamo sempre il buon giudizio del medico veterinario.

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    A cura della dott.ssa Katty Camboni della Clinica Veterinaria Borgarello

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    venerdì 10 giugno 2011

    Il Bracco Italiano

    Come prima cosa il Bracco italiano è una delle quattordici razze italiane riconosciute dall ' ENCI (Ente Nazionale Cinofilia Italiana) insieme alle seguenti razze: Pastore bergamasco,Maltese, Bolognese, Pastore Maremmano-abruzzese, Mastino napoletano, Cirneco dell'Etna, Segugio italiano a pelo raso, Segugio italiano a pelo forte, Cane corso, Lagotto romagnolo, Spinone, Piccolo Levriero italiano e Volpino italiano!

    bracco_italiano

    E' una razza antichissima, selezionata principalmente nell’Italia settentrionale: esisteva già nel tardo Medioevo ed era già molto diffusa nel Rinascimento. Brunetto Latini (poeta e scrittore della metà del 1200) descrive perfettamente il Bracco Italiano bianco-arancio. Pare che il suo diretto progenitore sia il Chien d’oysel, cane da ferma che esisteva già ai tempi della Seconda Crociata. Originariamente era usato come “cane da rete” per localizzare pernici e francolini sui quali inservienti stendevano una rete per catturarli.

    Il Bracco italiano, apprezzatissimo per le sue doti venatorie, già nel 15° secolo venne esportato dall’Italia alla corte dei Re di Francia ed in altri Paesi dove non esistevano cani con simili prestazioni.

    I motivi per acquistare un Bracco italiano possono essere molteplici, a partire dall’aspetto fisico e dalle sue caratteristiche: è un cane molto solido, nobile ed armonico nelle forme, con corpo agile ed allungato, collo grosso con giogaia, torace ampio ed ossatura robusta. Inoltre è molto versatile, si adatta magnificamente ad ogni tipo di caccia, ha spiccato istinto di ferma e riporto naturale molto sviluppato.

    Ha una testa angolosa con assi cranio-facciali divergenti; le labbra sono cadenti, gli occhi, ovali, hanno un’espressione bonaria e ciò non può che risultare di una grande simpatia!

    Ha il pelo corto, fitto e lucente. Esistono due varietà di colore: bianco-arancio con mantello biano e macchie più o meno grandi di colore arancione o ambra o punteggiato di pallido (melato); roano-marrone con mantello bianco e macchie più o meno grandi marroni o punteggiato di marrone (roano).
    Le taglie sono le seguenti: per i maschi 58-67 cm; per le femmine 55-62 cm: Il peso ideale è di 25-40 kg, proporzionale all’altezza.

    Esaminando le attitudini si può dire che è un cane dal carattere dolce (altro motivo di acquisto!), buonissimo in casa, dolce con i bambini che sopporta con infinita pazienza, si scatena solo sui terreni di caccia, che percorre al tipico trotto allungato, infatti la razza si distingue per l’attitudine a questa andatura con cui sviluppa sorprendente velocità, frutto di una spettacolare spinta del posteriore.. E’ un cane da ferma adatto sia ai terreni montuosi sia a quelli pianeggianti: assume una posizione con testa alta, ha una ferma solidissima ed una spiccata intelligenza. Chi ha deciso di tenerlo come amico di casa è rimasto entusiasta!

    Viene allevato nel rigoroso rispetto delle sue qualità venatorie e riesce a riunire nei medesimi soggetti tipicità comportamentale e tipicità morfologica. Si verifica così frequentemente che i soggetti vincitori nelle prove di lavoro si affermino anche nelle esposizioni per la loro bellezza. È la razza con la più alta partecipazione alle prove rispetto al parco cani esistenti. Non presenta particolari problemi di salute o tare ereditarie.

    Si può quindi affermare che la salute del bracco italiano è “di ferro”, è infatti robustissimo con solamente una pecca: è molto vorace e, di conseguenza, tende ad ingrassare se non alimentato in modo corretto. Difficile però limitare le sue razioni, specie se vive in casa. Perché sa fare gli occhi irresistibili “da morto di fame” più languidi del mondo!!!

    Può vivere sia in casa sia fuori senza problemi e si adatta a qualsiasi tipo di vita. Deve però correre il più spesso possibile, meglio se in aperta campagna.

    Il Bracco italiano è presente soprattutto in Italia, dove si stima esistano circa 4.500 soggetti. Ogni anno vengono iscritti circa 700 cuccioli. All’estero il Paese in cui viene maggiormente allevato è l’Olanda.

    In altri Paesi del nord d’Europa è presente con soggetti di ottima qualità. In Gran Bretagna un gruppo di appassionati si sta dedicando alla razza con impegno e serietà di intenti. È presente con alcuni soggetti negli U.S.A. e in Sud America.

    A cura di Giulia Brancaleone (studente frequentatore della Clinica Borgarello)

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    lunedì 6 giugno 2011

    Riproduzione cani e gatti

    A tutti i proprietari di cani e gatti sarà capitato, almeno una volta, di pensare alla possibilità di far accoppiare il proprio amico peloso con un consimile.

    Tante volte questo pensiero viene presto abbandonato perchè il proprietario considera l'accoppiamento un evento traumatico e pieno di rischi soprattutto se l'animale in questione è una femmina.  

    Al contrario, altri pensano che il proprio animale si possa accoppiare sempre e con facilità indipendentemente dall'età, dalla taglia, ed altri fattori che non vengono considerati.
    cane_gatto accoppiam

    Purtroppo su questo argomento circolano spesso false credenze e strane dicerie, che fanno aumentare i dubbi e le preoccupazioni dei proprietari.

    Per questo motivo abbiamo (ho?) deciso di proporre degli articoli che tratteranno i diversi aspetti della riproduzione dei nostri animali da compagnia a partire dalla scelta dei soggetti da far accoppiare fino al momento del parto e dei primi istanti di vita dei nascituri.

    In questo modo speriamo di potervi dare tutti i mezzi necessari per affrontare una decisione consapevole e ponderata che deve essere sempre accompagnata da un buon giudizio medico.

    Gli argomenti trattati seguiranno il percorso sotto riportato:

    1. FISIOLOGIA DELLA RIPRODUZIONE

    1. VALUTAZIONE DEI SOGGETTI RIPRODUTTORI

    2. MONITORAGGIO DEL CALORE

    1. MONTA NATURALE

    2. FATTORI CHE INTERFERISCONO SUL COMPORTAMENTO SESSUALE

    1. INSEMINAZIONE ARTIFICIALE

    1. LA GRAVIDANZA

    2. INTERRUZIONE DI GRAVIDANZA

    3. IL PARTO

    4. IL CUCCIOLO

    5. INTERRUZIONE DELLA CAPACITA' RIPRODUTTIVA

    6. PATOLOGIE DELL'APPARATO GENITALE FEMMINILE

    7. PATOLOGIE DELLA GRAVIDANZA

    8. PATOLOGIE DEL PARTO

    9. PATOLOGIE DEL POST-PARTUM

    10. ABORTO SPONTANEO

    11. ABORTO INDOTTO

    12. PATOLOGIE DEL CUCCIOLO E DEL GATTINO

    13. PATOLOGIE RIPRODUTTIVE NEL MASCHIO

    Al termine cercheremo di fare un ebook scaricabile, seguiteci e commentate tutte le settimane saremo con voi con un nuovo articolo!

      A cura della dott.ssa Katty Camboni della Clinica Veterinaria Borgarello

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