mercoledì 29 febbraio 2012

Dotto arterioso pervio (PDA)

In questo articolo parleremo di un’altra diffusa cardiopatia congenita nel cane, il dotto arterioso persistente detto anche dotto arterioso pervio o di Botallo.
Il dotto arterioso di Botallo rappresenta la connessione fra l’arteria polmonare e l’aorta, attraverso la quale gran parte del sangue venoso che giunge all’arteria polmonare passa nell’aorta discendente. Nei primi due tre giorni di vita il dotto arterioso pervio si chiude. Quando il dotto rimane pervio, si verifica uno shunt da sinistra a destra che causa un sovraccarico di volume polmonare e cardiaco sinistro.

PDA

Il PDA è la più comune cardiopatia congenita nel cane ed è prevalentemente osservato nel Barbone , nel Collie, nel Pomerania, nel Pastore dello Shetland, nel Cocker Spaniels, nello Yorkshire Terrier, nel Maltese, nel Setter Irlandese e nel Pastore Tedesco.
Le femmine sembrano essere più predisposte dei maschi. Il PDA è stato segnalato anche nei gatti.
Nelle forme più comuni lo shunt avviene tra l’aorta e l’arteria polmonare. La quota di sangue che passa attraverso il dotto è proporzionale alle dimensioni dello stesso e alle resistenze polmonari. Il passaggio di sangue dall’aorta all’arteria polmonare determina un iperafflusso al circolo arterioso polmonare, che induce a sua volta un sovraccarico diastolico dell’atrio e del ventricolo sinistro. Questo determina l’ingrandimento di queste due camere cardiache e l’ipertensione polmonare.

Caratteristiche cliniche
La gravità dei soggetti affetti da PDA varia in funzione della quota di sangue che passa attraverso lo shunt.
I reperti classici dell’esame obiettivo nel PDA sono i polsi arteriosi ipercinetici, il soffio cosiddetto “ a rumore di locomotiva “ continuo a livello dell’ascella e la colorazione rosea delle mucose.
Il polso femorale si definisce ampio, saltellante o rimbalzante, per la rapida riduzione della pressione diastolica dovuta al flusso di sangue attraverso il PDA e per l’aumento della pressione sistolica legata all’aumentato ritorno venoso al cuore sinistro.
Le alterazioni radiografiche riflettono il sovraccarico volumetrico. In quasi tutti i casi di PDA nei radiogrammi del torace sono evidenti segni di congestione venosa polmonare, caratterizzati da un’aumentata radiopacità degli spazi peribroncovascolari, da una dilatazione dell’arco aortico e dell’arteria polmonare principale particolarmente evidente nelle proiezioni dorso-ventrali. All’esame della silhouette cardiaca si apprezza un ingrandimento dell’atrio e del ventricolo sinistro particolarmente evidente nelle proiezioni latero.laterali.
L’alterazione più frequente dell’elettrocardiogramma é la presenza di onde R grandi nella seconda derivazione a causa di un ingrandimento ventricolare sinistro. Nelle forme più gravi e in quelle avanzate si possono riscontrare aritmie importanti, quali extrasistoli ventricolari, sopraventricolari e fibrillazione atriale.
L’esame ecocardiografico consente di apprezzare tutte quelle modificazioni strutturali e dinamiche del cuore e dei grossi vasi conseguenti alla persistente pervietà del dotto arterioso.
La presenza di un flusso retrogrado continuo e turbolento a livello dell’arteria polmonare principale è caratteristico del PDA. Il dotto è visibile nella proiezione parasternale destra trasversale e nella parasternale sinistra craniale, come uno spazio ipoecogeno situato tra l’ arteria polmonare principale e l’aorta. Abitualmente la migliore immagine si ottiene nella proiezione parasternale sinistra craniale.

Terapia
I pazienti con PDA, se non si corregge il difetto, sviluppano insufficienza cardiaca congestizia e presentano un tasso di mortalità superiore al 60% durante il primo anno di vita. In qualche occasione i segni clinici non si rendono evidenti fino alla maturità ma nella maggior parte dei casi si manifestano entro il terzo anno di vita. Circa la metà dei cani con PDA e con un’età superiore all’anno, presentano tosse, collasso, intolleranza all’esercizio, letargia e dispnea.
Il trattamento chirurgico è l’unico mezzo effettivo di trattare un PDA con shunt sinistro-destro. Negli ultimi anni il cateterismo cardiaco e l’approccio percutaneo delle tecniche mini-invasive, hanno soppiantato la chirurgia tradizionale per il trattamento della maggior parte dei pazienti con PDA.
L’occlusione transcatetere del PDA fornisce un’alternativa minimamente invasiva alla legatura chirurgica a cielo aperto, evitando la necessità di effettuare la toracotomia con la relativa morbilità chirurgica.


Articolo a cura della Dott.ssa Daniela Ferrari, Clinica Veterinaria Borgarello

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lunedì 27 febbraio 2012

Artrosi: si può prevenirla?

L’artrosi è la patologia articolare del cane e del gatto più diffusa. L’osteoartrosi è un grave problema, e può colpire i cani di tutte le razze. Le articolazioni più frequentemente affette sono l’anca, il ginocchio e il gomito.

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Scopriamo insieme cos’è:

E’ una malattia degenerativa delle articolazioni
E’ progressiva: continua a peggiorare
E’ molto dolorosa
E’ invalidante

Quali sono i cani più a rischio?

I cani di alcune razze
I cani con patologie articolari
I cani con problemi di peso
I cani che fanno molto sport

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Come posso tutelare il mio cane prima che insorga?

E’ dimostrato che glucosamina e condroitinsolfato sono componenti base della matrice cartilaginea e contribuiscono al mantenimento della funzionalità e mobilità articolare, aiutando a rallentare la degenerazione cartilaginea sia nei cuccioli che nei cani adulti predisposti per razza, peso e tipo di attività.

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mercoledì 22 febbraio 2012

Displasia dell’anca: sinfisiodesi pubica

Iniziamo con questo articolo a parlare delle soluzioni terapeutiche che si possono adottare per contrastare l’insorgere della displasia dell’anca. Partiamo in ordine temporale con la crescita del cucciolo e iniziamo dalla sinfisiodesi pubica.

La sinfisiodesi è un intervento miniinvasivo introdotto da pochi anni nella pratica comune per contrastare la displasia nel cucciolo in una fase molto iniziale. Questa tecnica applicata in casi ben selezionati è in grado di correggere o limitare in maniera efficace lo sviluppo della displasia dell’anca. Eseguita in età precoce previene la degenerazione artrosica che consegue alla displasia.

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In cosa consiste: l’obiettivo è quello di ottenere una riduzione dell’inclinazione del tetto acetabolare (l’angolo DAR di cui abbiamo già parlato). Questa rotazione degli acetaboli viene ottenuta in modo naturale durante la rimanente crescita del cucciolo. Tecnicamente è causata dalla spinta dei rami dell’ileo associata all’arresto di crescita dei rami del pube.

La rotazione dell’acetabolo determina una maggior copertura della testa femorale con aumento della stabilità articolare e minor tendenza alla sublussazione: chiare cause di sviluppo della displasia (come spiegato in questo articolo).

L’intervento di sinfisiodesi come tutti gli altri interventi effettuati sui cuccioli per correggere o rallentare la displasia presuppone l’esclusione del cane (maschio o femmina) dalla riproduzione. L’intervento modifica la manifestazione della displasia (il fenotipo) rendendo il soggetto a volte completamente esente, ma non altera il suo DNA per cui continua ad essere un portatore del carattere.

La sinfisiodesi pubica, anche per questo motivo, non può essere eseguita in maniera indiscriminata in ogni cucciolo che presenti segni iniziali di displasia; occorre una rigorosa selezione del paziente. I pazienti con forme lievi in cui potrebbe bastare una terapia medico/conservativa e i soggetti con displasia troppo grave non sono dei candidati per questo intervento.

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Articolo a cura del Dott. Bartolomeo Borgarello, Clinica Veterinaria Borgarello

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lunedì 20 febbraio 2012

Esami del sangue: emocromocitometrico

 

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Iniziamo oggi a descrivere nel dettaglio i vari test a cui si può sottoporre il sangue una volta prelevato dal paziente.

L'esame emocromocitometrico (o emocromo) è un insieme di analisi utilizzato per determinare la quantità e la qualità degli elementi cellulari e di alcune sostanze presenti nel sangue. Date le numerose funzioni, prevalentemente difensive ma non soltanto viste nel percorso dedicato alle cellule del sangue, si può comprendere l'importanza delle informazioni ricavabili dalla loro osservazione e conteggio. L'esame viene eseguito utilizzando sangue “intero” ovvero posto in apposite provette contenenti una sostanza anticoagulante che preserva i globuli rossi dalla distruzione (emolisi).

Ogni specie animale, uomo compreso, ha dei “valori di riferimento” su cui ci si basa per stabilire se siamo di fronte ad un paziente “in salute” o malato. In parole povere, per ogni cellula o sostanza esiste una unità di misura e degli intervalli quantitativi che stabiliscono la linea di confine tra il fisiologico ed il patologico. Tutto ciò che sta al di sotto o al di sopra dei suddetti intervalli (range secondo la terminologia anglosassone) è anomalo e, pertanto, richiede un'indagine (diagnosi).

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L'emocromo in senso stretto prevede una valutazione quantitativa delle linee cellulari del sangue ed è sostanzialmente suddiviso in tre parti, che da esse prendono il nome:

  1. eritrogramma: consiste nel conteggio del numero dei globuli rossi (RBC), dell'emoglobina (Hb) in essi contenuta e l'ematocrito (HCT o PCV)ovvero la percentuale di volume di sangue occupata dagli eritrociti. Oltre e grazie ai tre valori sopra elencati è poi possibile ricavare altri parametri come il volume eritrocitario medio (MCV), l'emoglobina corpuscolare media (MCH), la concentrazione corpuscolare media di emoglobina (MCHC) e l'indice di distribuzione media eritrocitaria (RDWc). Senza addentrarci nel significato di tutte queste sigle, basti sapere che in generale la diminuzione di globuli rossi, emoglobina ed ematocrito viene definita anemia, mentre un aumento degli eritrociti è descritto come eritrocitosi.

  2. leucogramma: si riferisce alla stima quantitativa dei globuli bianchi. Data l'esistenza di varie classi cellulari, avremo sia una conta totale che una differenziale in grado di valutare l'aumento o la diminuzione di ogni tipo di leucocita. Parliamo di leucocitosi laddove il numero totale dei globuli bianchi aumenta e di leucopenia nel caso opposto e ancora: linfocitosi e linfopenia (linfociti); monocitosi e monocitopenia (monociti); neutrofilia e neutropenia (granulociti neutrofili); eosinofilia ed eosinopenia (granulociti eosinofili) e basofilia (non c'è la controparte perché fisiologicamente i granulociti basofili sono scarsissimi se non assenti nel sangue).

  3. piastrinogramma: si riferisce al conteggio totale delle piastrine (PLT),del piastrinicrito (PCT), del volume piastrinico medio (MPV) e l'indice di distribuzione media piastrinica (PDWc). La diminuzione di piastrine va sotto il nome di trombocitopenia mentre il fenomeno opposto è la cosiddetta trombosi.

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Oggi, nella maggior parte dei casi, l'esame emocromocitometrico viene eseguito tramite analizzatori automatici in grado di ricavare velocemente tutti i parametri sopra elencati. Esiste una parte di indagine, però, ancora “affidata” all'occhio umano ed è quella relativa alla descrizione morfologica ovvero all'aspetto delle singole cellule contate, siano esse eritrociti, leucociti o piastrine. Anche le variazioni di forma, dimensione, tipologia di cellula infatti sono aspetti fondamentali in corso di diagnosi. Questo tipo di esame consiste nel porre una goccia di sangue su un vetrino, “strisciarla”, colorarla secondo metodiche standardizzate ed osservarla al microscopio.

Nel prossimo capitolo inizieremo a descrivere nel dettaglio gli esami cosiddetti biochimici.

Continuate a seguirci sul Tgvet.

Articolo a cura della Dr.ssa Martina Chiapasco, Clinica Veterinaria Borgarello

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martedì 14 febbraio 2012

La fecondazione artificiale (1° parte)

Nel precedente articolo abbiamo trattato dei fattori che interferiscono sull’accoppiamento naturale. In questo articolo invece ci occuperemo di una metodica utilizzata in sostituzione dell’accoppiamento naturale: la fecondazione artificiale. Quest’ultima trova impiego laddove vi siano ostacoli fisici o patologici all’espletamento del coito, ed ultimamente sta prendendo sempre più piede nella realtà canina.

Gli steps da eseguire in questa metodica sono principalmente tre:
1. PRELIEVO DEL SEME
2. ESAME DEL SEME
3. INSEMINAZIONE
Per la raccolta del seme nel maschio si ricorre ad uno strumentario specifico che comprende una vagina artificiale in gomma sterile, una provetta di raccolta sterile ed un paio di guanti.

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Il tutto deve essere riscaldato a 37°C prima dell’utilizzo per evitare di causare morte spermatica da shock termico. Inoltre è bene evitare l’utilizzo del lattice e il contatto diretto dello sperma con la gomma poiché questi materiali sono risultati essere spermicidi.
Una volta preparata l’attrezzatura necessaria il maschio viene condotto in un ambiente pulito, tranquillo e con pavimento antiscivolo.
La presenza di una femmina in calore facilita sicuramente le manovre successive. In questo modo è possibile assistere alla monta e allo sfoderamento parziale spontaneo del pene.
La vagina artificiale viene adattata al pene nel più breve tempo possibile dall’inizio dell’eiaculazione. Il cono della vagina artificiale collegato preventivamente alla provetta di raccolta sarà tenuto in mano dall’operatore al fine di garantire un certo grado di termoregolazione. Di solito il prelievo viene effettuato sino a che il materiale eiaculato mantiene un colorito biancastro, denso, opaco tipico della frazione ricca di sperma (circa 4 minuti), per essere poi sospeso nel momento in cui si ha l’emissione di un liquido chiaro e trasparente (povero di spermatozoi).
E’ molto importante controllare sempre che il pene venga poi retratto all’interno del prepuzio. Se ciò non avviene naturalmente sarà indicato aiutare manualmente il riposizionamento al fine di evitare eventuali danni all’organo.
Prima dell’inseminazione deve essere fatto un esame macroscopico e microscopico dello sperma di cui abbiamo già parlato nell’articolo  "VALUTAZIONE DEL SEME NEL CANE E NEL GATTO"

Sicuramente quella del prelievo del seme risulta essere la fase più indaginosa rispetto alle successive, in quanto bisogna cercare di essere il più possibile sterili, veloci, precisi e calmi.
Tra la raccolta del seme e l’inseminazione possono passare anche 15 minuti, tempo necessario per eseguire l’analisi del seme al microscopio. Spesso però se lo sperma appare macroscopicamente normale si può procedere direttamente con l’inseminazione, risparmiando però alcune gocce di materiale per l’indagine microscopica successiva.

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Nel prossimo articolo illustreremo nello specifico la tecnica di inseminazione.

A cura della dott.ssa Katty Camboni della Clinica Veterinaria Borgarello

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venerdì 10 febbraio 2012

Displasia dell’anca, la proiezione a “rana”

Parliamo ora dell’ultima proiezione radiografica che utilizziamo nell’indagine per la ricerca precoce della displasia dell’anca: la proiezione “a rana”.

La proiezione a rana serve per determinare lo riempimento della cavità acetabolare da parte di proliferazioni osteofitiche. In condizioni normali la testa del femore è ben contenuta all’interno dell’acetabolo. Nell’anca displasica per la presenza di materiale reattivo la testa non trova spazio all’interno dell’acetabolo. Tale condizione è indice di riempimento acetabolare o ipertrofia del legamento rotondo.

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Questa proiezione permette inoltre di vedere precocemente la presenza di reazioni osteofitiche.

Viene utilizzata per valutare la capacità dell’acetabolo di accogliere la testa del femore e quindi la fattibilità o meno di interventi come la duplice osteotomia pelvica.

In caso di riempimento della cavità acetabolore si viene a perdere l’indicazione per effettuare questi interventi chirurgici e si deve indirizzare la scelta verso trattamenti correttivi che correggono il difetto ormai presente.

Con questo articolo terminiamo tutta la parte riguardante le indegini da effettuare, dal prossimo passeremo ad analizzare tutti i trattamenti necessari per limitare la manifestazione della displasia dell’anca.

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Articolo a cura del Dott. Bartolomeo Borgarello, Clinica Veterinaria Borgarello

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lunedì 6 febbraio 2012

Gli esami del sangue

Dopo aver conosciuto un po' meglio quali cellule “vivono” nel sangue, iniziamo oggi un nuovo percorso che mira a spiegare, in maniera semplice, il perché e soprattutto che cosa cerchiamo quando decidiamo di “prelevare ed analizzare” il sangue dei nostri amici a quattro zampe.

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Data la complessità e la vastità dell'argomento, ho scelto di trattare i capitoli principali con buona pace degli addetti ai lavori più famosi di me!.

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Nel momento in cui si procede con un prelievo di sangue in corso di diagnosi, l'approccio standard prevede due tipi basilari di esami: emocromocitometrico e biochimico. Per capirne la differenza bisogna innanzitutto tenere a mente la composizione del sangue stesso: si tratta di un vero e proprio “tessuto” liquido costituito da una parte corpuscolata (cellule) ed una fluida detta plasma. Abbiamo imparato a conoscere un po' meglio la prima nel breve percorso di ematologia precedentemente affrontato sul tgvet e, in buona sostanza, possiamo affermare che: l'esame emocromocitometrico è un insieme di analisi volte a descrivere la quantità e la qualità degli elementi corpuscolati del sangue (globuli rossi, bianchi e piastrine), di grande aiuto per scoprire la presenza di anomalie e numerose condizioni patologiche.

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Per quanto riguarda la parte “fluida” del sangue, detta plasma, essa è composta principalmente di acqua e contiene circa 6-8 g/dl di proteine e 1,5 g/dl tra sali inorganici, lipidi, carboidrati, ormoni e vitamine. Normalmente il plasma si ricava, in laboratorio, ponendo il sangue in una provetta con anticoagulante e centrifugandolo per eliminare la componente corpuscolata. Se, invece, non aggiungiamo anticoagulante il sangue va incontro ad un processo di coagulazione spontaneo ed il fluido ottenuto dopo centrifugazione prende il nome di siero. Qui la concentrazione di proteine è circa 0,2-0,5 g/dl inferiore a quella del plasma a causa della scomparsa del fibrinogeno, una proteina utilizzata nel processo di coaugulazione. In parole povere si può affermare che il siero altro non è che plasma privato del fibrinogeno. Data l'estrema varietà ed importanza dei componenti “immersi” nella parte fluida del sangue, capiamo allora l'enorme utilità di andarla ad analizzare: gli esami biochimici hanno esattamente questo scopo.

Nel prossimo capitolo inizieremo ad affrontare più nel dettaglio le analisi qualitative e quantitative eseguibili sul sangue. Continuate a seguirci sul tgvet.

A cura della Dr.ssa Martina Chiapasco

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venerdì 3 febbraio 2012

Stenosi polmonare

Continuiamo a parlare di un altro importante e comune difetto cardiaco congenito, la stenosi polmonare.
La stenosi polmonare congenita è un difetto relativamente comune e molto spesso osservato nelle seguenti razze: Bulldog inglese, Boxer, Chihuahua, Beagle, il Mastiff, il Fox Terrier, il Samoiedo, lo Schnautzer nano, il Cocker Spaniel ed il West Highland White Terrier.

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La lesione è determinata dalla displasia della valvola polmonare. Spesso i lembi valvolari sono ispessiti e parzialmente ed esiste una ipoplasia dell’anello valvolare e le valvole semilunari sono asimmetriche. L’ostruzione dell’efflusso ventricolare destro causa un sovraccarico di pressione a livello del ventricolo destro. Queste alterazioni possono causare una ipertrofia ventricolare destra e da una dilatazione poststenotica dell’arteria polmonare principale.

Caratteristiche cliniche

I cani affetti da stenosi polmonare possono essere asintomatici e sviluppare segni relativi ad una gittata cardiaca bassa, quali sincope e stanchezza e possono manifestare una insufficienza cardiaca congestizia destra.
La diagnosi normalmente avviene nei primi mesi–anni di vita, quando all’auscultazione viene rilevato un soffio sistolico con punto di massima intensità sul focolaio polmonare.
All’elettrocardiogramma possono non esserci reperti di rilievo quando l’ingrandimento dei settori cardiaci destri non è marcato; si possono invece individuare alterazioni riferibili ad ingrandimento destro, aritmie correlate con esso o con fenomeni ischemici quando l’ipertrofia o dilatazione ventricolare destra sono più marcate.
La radiografia toracica può mettere in evidenza la presenza di cardiomegalia destra, la dilatazione post-stenotica dell’ arteria polmonare principale e segni di ipoperfusione polmonare nei casi più gravi. L’ecocardiografia è di fondamentale importanza per effettuare la diagnosi (tipo di stenosi e gravità) e per valutare la funzione ventricolare destra.
I reperti ecocardiografici sempre evidenziabili in corso di stenosi polmonare sono:

1. una valvola polmonare iperecogena, con lembi parzialmente fusi tra loro e spesso con dilatazione post-stenotica nel caso di stenosi polmonare di tipo A; lembi ispessiti, ipomobili con ipoplasia dell’anulus nel caso di stenosi polmonare di tipo B;
2. un flusso polmonare turbolento ad elevata velocità,
3. un’ipertrofia concentrica del ventricolo destro di vario grado.

Una stenosi polmonare viene definita:
1. lieve quando il gradiente di picco polmonare è inferiore od uguale ai 50 mmHg,
2. moderata quando è compreso tra i 50 e gli 80 mmHg,
3. grave quando è superiore agli 80 mmHg.

Le possibilità terapeutiche in ambito veterinario si possono dividere in tre grandi gruppi:
1. terapia mini-invasiva (valvuloplastica, VPP),
2. terapia medica,
3. terapia chirurgica.

La valvuloplastica a palloncino è il trattamento indicato per prevenire o migliorare i segni clinici.
La valvuloplastica polmonare a palloncino comporta il gonfiaggio di un catetere da dilatazione a palloncino impegnato nell’anello polmonare a livello della stenosi.

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La tecnica chirurgica resta invece un’opzione poco praticata alla luce delle frequenti complicazioni.
La terapia medica è da considerarsi solo palliativa, con l’obiettivo di migliorare la qualità di vita dei soggetti con stenosi polmonare non trattata.
A questo scopo è consigliato l’uso di beta-bloccanti che agiscono favorendo una migliore perfusione cardiaca e riducendo il rischio di morte improvvisa. Nei casi di insufficienza cardiaca destra è sempre indicata una terapia volta alla riduzione della congestione con diuretici e ACE inibitori.
I cani con stenosi polmonare lieve molto spesso vivono una vita assolutamente normale.
Una buona prognosi dipende da una precoce e accurata diagnosi.

Articolo a cura della Dott.ssa Daniela Ferrari, Clinica Veterinaria Borgarello

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Eversione cartilagine della terza palpebra

L’eversione della cartilagine della terza palpebra colpisce di solito i cani appartenenti a razze di taglia grande come Alani, san Bernardo, Weimaraner, Terranova, Bulldog. Questa patologia può riscontrarsi anche nei gatti, seppure raramente.

eversione cartilagine

L’eversione può verificarsi unilateralmente, con la possibilità di coinvolgere in seguito entrambi gli occhi.
L’eziologia di questa patologia non è determinata da una sola causa ma si pensa sia data da più fattori: squilibrio della crescita tra la porzione anteriore e quella posteriore della terza palpebra, difetto insito nella cartilagine, o presenza di aderenze congiuntivali.

I segni clinici consistono nella presenza, a livello del canto mediale, di una deformazione rosacea, che può simulare la procidenza della terza palpebra, ma che ad un’attenta ispezione si dimostra essere la porzione della cartilagine ricurva su se stessa.
Si manifesta solitamente in animali di età inferiore ai 12 mesi ed è stata suggerita un’origine ereditaria genetica.

Se non viene trattata, la patologia determina un’infiammazione cronica della congiuntiva associata a scolo oculare.
Il trattamento della patologia è di tipo chirurgico e consiste nella resezione della porzione deformata della cartilagine.

A cura della Dott.ssa Valentina Declame

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