venerdì 29 aprile 2011

Entropion nel cane

Il termine entropion indica il ripiegamento completo o parziale della palpebra verso la superficie oculare, il quale determina una rotazione delle ciglia che irritano e traumatizzano la congiuntiva e la superficie corneale. A seconda della gravità del difetto si riscontrano epifora (aumento della fuoriuscita di lacrime), blefarospasmo (spasmo del muscolo orbicolare dell'occhio), congiuntivite, cheratite o erosioni epiteliali. entropion-cane

L'entropion può essere un difetto primario (di sviluppo) o secondario (acquisito) e in molte razze canine è considerata una patologia ereditaria.

La forma ereditaria è osservata spesso nel Chow Chow, San Bernardo, Sharpei, Mastino napoletano, Bulldog, Setter inglese, Cocker americano ed inglese, Labrador e Golden Retriever.

L'entropion primario si può manifestare tra i 3 e i 10 mesi di vita, ma in alcune razze come il Rottweiler può presentarsi un po' dopo, verso l'anno d'età: questo è dovuto al fatto che la crescita pronunciata della cute e del tessuto sottocutaneo della testa rispetto alla base scheletrica e al globo oculare, conduce ad una perdita di supporto delle palpebre che spesso vanno incontro ad anomalie. entropion-2 entropion-1

 

 

 

 

 

 

 

 

Si presenta solitamente in entrambi gli occhi e può essere associato a vari fattori, quali dimensione dell'orbita, lunghezza palpebrale e tono del muscolo orbicolare.

L'entropion acquisito è in genere di origine cicatriziale o secondario a perdita di tono del muscolo orbicolare o dei muscoli extraoculari, con conseguente enoftalmo (per riassorbimento del tessuto adiposo retrobulbare). Inoltre può essere indotto da spasmo (blefarospasmo di tipo spastico).

Occorre tenere in considerazione questi elementi durante la visita oculistica e l'applicazione di anestetico locale può ulteriormente aiutare nel giudicare il grado di entropion , prima di deciderne la correzione chirurgica. entropion-3

Molte sono le tecniche chirurgiche descritte per la correzione dell'entropion, ma la più utilizzata è quella di Hotz-Celsus modificata, nella quale vengono rimossi, nella zona adiacente al difetto, un lembo di cute e di muscolo orbicolare che successivamente vengono suturati con filo non riassorbile a punti staccati partendo dalla zona centrale.

Considerata l'elevata incidenza del difetto in alcune razze canine, si ricorda ai proprietari di non sottovalutare quelli che possono essere i sintomi premonitori di un probabile entropion: infatti, come accade in molte altre malattie, la diagnosi precoce evita la cronicizzazione della malattia con la conseguente comparsa di danni irreversibili.

A cura della Dott.ssa Valentina Declame

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martedì 26 aprile 2011

Miosite dei Muscoli Masticatori (MMM)

I soggetti colpiti da questa patologia (MMM) arrivano presso le nostre strutture perchè il proprietario si è accorto che il cane non riesce ad aprire bene la bocca e di conseguenza trova difficoltà nell'assunzione del cibo. Inoltre può riferire di una ipersalivazione e dell'incapacità di aprirgli la bocca con le mani. Alla visita clinica sia col paziente sveglio che in anestesia si nota l'impossibilità all'apertura della mandibola. Alla palpazione si possono rilevare i linfonodi retromandibolari più o meno ingrossati. miosit-muscoli-masticatori

Alla luce di questi sintomi considereremo come diagnosi differenziale traumi o neoplasie a carico di denti, bocca, occhi, patologie dell'articolazione temporo-mandibolare, neuropatie del trigemino, sindrome di Cushing, fase precoce di tetano e la miosite dei muscoli masticatori.
In particolare quest'ultima è una patologia che colpisce selettivamente i muscoli masticatori del cane, ed è abbastanza rara, ma se non si riscontrano altre cause, questi sintomi risultano quasi patognomonici (tipici per questa patologia). E' comunque molto importante conoscerla per avere un quadro clinico, diagnostico e prognostico più completo.

Si è notata una maggiore incidenza nei cani giovani o di mezza età, e che le razze più colpite sembrano essere il Pastore Tedesco, i Retrievers, il Dobermann, lo Shar-Pei e il Beagle ma si riscontra anche in altre razze.

La patologia esordisce con una serie di sintomi tipici che includono trisma mandibolare, dolore durante i tentativi di apertura della bocca e mobilità mandibolare molto limitata. Ciò si traduce in difficoltà nell'assunzione del cibo e ipersalivazione.
I sintomi derivano dal fatto che nella miosite masticatoria i muscoli responsabili della chiusura della mandibola (in particolare massetere e temporale) si trovano in uno stato di perenne contrazione, fatto che impedisce la riapertura della bocca.

La prima fase della patologia può passare inosservata e molte volte i cani vengono portati alla visita quando ormai la miosite è sfociata nella forma cronica o nella forma acuta avanzata.

Nella forma cronica il danno muscolare esita nella formazione di tessuto cicatriziale con contrazione e successivamente atrofia muscolare. Sulla testa del cane appare spesso una cresta sagittale esterna e gli occhi sono a volte in esoftalmo, a causa della perdita di massa muscolare. miosite-muscoli-masticatori

Valutato attentamente l'animale si procede con l'esame emocromocitometrico e un profilo biochimico completo, che però spesso risultano normali. A volte si può riscontrare un aumento dei globuli bianchi e in particolare degli eosinofili. Inoltre molto spesso vi è aumento di un enzima che si trova principalmente nei muscoli: è l'enzima creatin-fosfochinasi (CPK-MM), che ha un'emivita breve, pertanto lo si ritrova a livello ematico soprattutto nella fase acuta quando il danno muscolare è importante. Nella fase cronica i suoi valori sono invece normali. 

Un esame specifico per tale sindrome è l'indagine per la ricerca di anticorpi contro le miofibrille (strutture costituenti i muscoli): questo test, però, risulta significativo solo in fase acuta, mentre potrebbe essere falsato in corso di cronicizzazione o se il paziente fosse sotto terapia cortisonica.

L'esame più indicato sia in chiave diagnostica che prognostica, è la biopsia dei muscoli coinvolti (massetere e temporale): istologicamente si riscontra un'infiltrazione di eosinofili e plasmacellule (cellule deputate alla risposta immunitaria) a livello perivascolare, proliferazione di tessuto fibroso, atrofia e fagocitosi delle miofibrille di tipo IIM (paritcolari fibre che si trovano solo nei muscoli masticatori).

Nella forma cronica, invece, prevale un quadro di atrofia e degenerazione delle fibre muscolari. Confermata la diagnosi di miosite masticatoria, viene instaurato un protocollo terapeutico basato su dosaggi immunosoppressivi di corticosteroidi, ed in particolare si consiglia la somministrazione di prednisolone fino alla regressione dei sintomi e fino alla normalizzazione dei valori dell'enzima creatin-fosfochinasi.

Nelle forme croniche e in caso di ricomparsa dei sintomi la terapia potrà essere anche molto lunga e proseguirà per almeno 4-6 mesi.

Non sempre la terapia medica porta a risoluzione completa del problema soprattutto se ci troviamo di fronte ad una forma cronica. In questi casi infatti potrà essere necessario ricorrere ad un intervento chirurgico per consentire ad alcuni pazienti la ripresa della funzionalità della mandibola.

Fortunatamente, la miosite dei muscoli masticatori non è una patologia così comune, ma forse, proprio per questo, è importante conoscerla; in questo modo la gamma delle patologie sospette sarà sicuramente più completa, e quindi si arriverà più agevolmente alla diagnosi e alla terapia.

A cura della Dott.ssa Katiuscia Camboni della Clinica Veterinaria Borgarello

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martedì 19 aprile 2011

Alimentazione nei cuccioli di taglia grande e gigante

 Nell'ambito della specie canina le notevoli differenze tra soggetti, soprattutto per ciò che concerne la mole somatica, sono dettagli “da non trascurare” sotto il profilo medico. Un periodo particolarmente delicato ed importante nella vita del cane è rappresentato dalla fase di accrescimento: è proprio in tale momento che l'alimentazione può giocare un ruolo cruciale. I fabbisogni nutrizionali del cucciolo, infatti, variano a seconda di quale sarà la sua “dimensione finale”: diviene perciò fondamentale nutrirlo con un alimentazione di alta qualità, mirata a soddisfare le esigenze della sua taglia ed in grado di adattarsi alla rapidità della sua crescita, in modo da gettare le basi di una vita adulta sana e vitale.

E' bene ricordare che proprio nei primi mesi di vita del cucciolo avviene la crescita più rapida ed in questo periodo il fabbisogno energetico per kg di peso corporeo può essere fino a 3 volte superiore rispetto a quello di un cane adulto. I cani di taglia grande/gigante durante questo periodo possono aumentare il proprio peso anche di 2kg a settimana, ma la maturazione vera e propria può proseguire fino ai 24 mesi d'età! Proprio per la loro “grande dimensione” questi soggetti sono più predisposti, rispetto a quelli di taglia piccola/media, a disturbi nello sviluppo scheletrico-muscolare: di conseguenza necessitano di livelli di proteine, energia e calcio “controllati” al fine di favorire una crescita e uno sviluppo corretti.

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I fabbisogni nutrizionali per l'accrescimento e lo sviluppo includono sia quelli energetici di base, sia quelli variabili a seconda del soggetto: un apporto “calorico eccessivo” aumenta il tasso di crescita che, a sua volta, causa una maturazione troppo veloce del sistema muscolo-scheletrico. La principale conseguenza sarà una sollecitazione articolare esagerata e pericolosa soprattutto a livello delle aree “meno resistenti” quali le cartilagini e, in particolare, i nuclei di accrescimento. Alla luce di questi dati, scientificamente provati, risulta evidente l'importanza di una corretta gestione alimentare del cucciolo: in linea generale una razza che raggiunge in media 30-35kg di peso da adulto (ad esempio il Labrador Retriever ed il Pastore Tedesco) non dovrebbe aumentare più di 150gr al giorno né pesare oltre il 65% del peso adulto all'età di 6 mesi. Per le razze giganti ovvero soggetti che da adulti avranno un peso tra i 50 e i 70kg e più, l'aumento di peso giornaliero dovrebbe essere inferiore a 250gr mentre il peso a 6 mesi di età non dovrebbe superare il 60% di quello definitivo. Particolare attenzione va tenuta nei confronti dell'apporto di calcio e fosforo: gli squilibri tra questi due elettroliti sono alla base delle più comuni e gravi patologie scheletriche. Il periodo più critico sembra essere quello compreso tra lo svezzamento (circa 2 mesi) e i 5 mesi di vita. Un apporto insufficiente danneggia lo sviluppo osseo scheletrico, aumentando il rischio di disturbi in fase di accrescimento, ma anche un eccesso di calcio alimentare, a sua volta, è in grado di provocare disordini nello sviluppo, soprattutto di origine ormonale (iperparatiroidismo secondario alimentare). Questi possono addirittura portare alla demineralizzazione dello scheletro rendendolo incapace di supportare la struttura corporea: il risultato sarà una deformazione scheletrica soprattutto a livello di ossa lunghe e cingolo pelvico.

Data l'importanza della dieta soprattutto nei primi mesi di vita e la complessità dei fattori coinvolti oltre alle differenze individuali (razza, taglia, sesso, stile di vita), il modo più semplice e sicuro per ottenere una corretta gestione alimentare del cucciolo è quello di ricorrere ad alimenti studiati appositamente come descritto in questo articolo, reperibili nei negozi specializzati (www.animalscompany.it) o sui siti specializzati come www.animalstore.it , piuttosto che destreggiarsi in “fai da te” complicati e spesso erronei!. Rimandiamo a questo articolo per una selezione di prodotti consigliati per i vostri cuccioli di taglia grande e gigante.

A cura della Clinica Veterinaria Borgarello

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venerdì 15 aprile 2011

Sindrome iperflessoria del carpo

La sindrome iperflessoria del carpo (SIC)del cane è una patologia muscolo-tendinea che colpisce i cuccioli di alcune razze di taglia medio grande durante il periodo dell’accrescimento. La patologia è anche conosciuta con altri nomi: deformità flessoria, sindrome flessoria, instabilità carpale, sindrome da lassità carpale ecc.. La SIC è causata dalla contrattura del muscolo flessore ulnare del carpo. Colpisce diverse razze, che elencheremo in seguito, ma si nota una maggior incidenza del Dobermann e nello Shar-pei, mentre non ci sono predisposizioni di sesso. La malattia ha generalmente un decorso abbastanza breve ed una prognosi favorevole.

Andiamo ora ad analizzare più nel dettaglio quelle che sono le cause, la diagnosi, le razze più colpite e la terapia.

Eziologia: pur rimanendo l’eziologia di questa sindrome un problema irrisolto alcuni autori ipotizzano uno sviluppo asincrono fra tessuto scheletrico e apparato muscolo-tendineo con una maggiore crescita del primo, causa di un relativo accorciamento tenomuscolare e di conseguenza causa di iperflessione ed iperadduzione del carpo. L’improvvisa e spontanea guarigione osservata nella maggior parte dei cuccioli induce a ritenere la sindrome iperflessoria del carpo una condizione fisiopatologica piuttosto che una patologia vera e propria. Alcuni ipotizzano una predisposizione famigliare perché nel Dobermann e nello Shar-pei sono segnalati casi in cui più soggetti della stessa cucciolata sono stati colpiti dalla SIC. Altri autori hanno rilevato che le razze più colpite presentano un angolazione dell’articolazione del carpo di circa 180° mentre, per contro le razze predisposte all’iperestensione (pastore tedesco, terranova ecc..) hanno un angolo maggiore.

Razze colpite dalla SIC:

sindrome iperflessoria razze

Diagnosi: i cani colpiti dalla SIC sono generalmente molto giovani tra le 6 e le 16 settimane e di taglia media, grande o gigante. Solitamente vengono colpite entrambe le zampe, a volte in tempi diversi. La zoppia compare improvvisamente e non è riferibile a un trauma, tende a peggiorare con l’esercizio e con passare del tempo.

Dopo un prolungato periodo di riposo il carpo può talvolta presentarsi normale ma subisce sempre più la deviazione in varo (in fuori) ed in procurvato (curvato in avanti) ed è visibile con la stazione eretta ma soprattutto con il movimento, nei casi più gravi, i soggetti colpiti giungono ad appoggiare le superfici laterali delle dita della mano.

La visita ortopedica e l’ esame radiologico non evidenziano anormalità ossee a carico dell’articolazione.sindrome iperflessione carpale sindrome iperflessoria 1

 

 

 

 

 

 

Terapia: la maggior parte dei casi la malattia è autolimitante ed è sufficiente una terapia conservativa, raramente è necessario ricorrere alla terapia chirurgica.

L’alimentazione andrà corretta per evitare eccessi di vitamine e sali minerali, si dovrà utilizzare un alimento per cuccioli di taglia grande/gigante di ottima qualità. Il controllo dell’attività fisica sarà molto importante: riposo assoluto, uscite solo al guinzaglio corto e sindrome iperflessoriaper il tempo necessario a espletare i bisogni, separazione da altri cani sopprattutto se cuccioli.

Nei casi lievi il miglioramente è molto rapido e impressionante ed avviene al massimo in una decina di giorni. I cuccioli che non rispondono alla sola terapia conservativa possono beneficiare di un bendaggio di robert-jones, in posizione anatomica, che si estende dal gomito alla mano, da lasciare per una o più settimane.

Voglio concludere che sebbene la presentazione alla visita sia spesso drammatica l’andamento è benigno in quasi la totalità dei casi. Si raccomanda di avere molta cura del bendaggio.

A cura della del Dott. Borgarello

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giovedì 14 aprile 2011

Alimentazione nel cucciolo di taglia piccola e media

La specie canina è caratterizzata da un'estrema varietà di razze e di taglie e, conseguentemente, di peso corporeo: pensiamo, ad esempio, al Chihuahua che mediamente pesa 1,5kg fino ad arrivare ai 70kg nell'Alano e, persino, ai 100kg in alcuni molossoidi. L'accrescimento corporeo, pertanto, risulterà molto differente a seconda della mole somatica finale dell'animale: maggiore sarà la taglia definitiva, più lungo sarà il tempo impiegato per raggiungerla.clip_image002

I fattori coinvolti in questa delicata fase di vita sono numerosi: il potenziale genetico dell'individuo (razza, sesso età), l'ambiente e, ultima ma non meno importante, l'alimentazione. Alla luce di quanto detto diviene fondamentale delineare linee guida nutrizionali mirate alle caratteristiche individuali, in modo da garantire un accrescimento “adatto” alle specifiche esigenze di ciascuna taglia.

La crescita più veloce avviene nei primi mesi di vita del cucciolo: in questo periodo il fabbisogno energetico per kg di peso corporeo può essere sino a 3 volte superiore rispetto a quello di un cane adulto. I soggetti di taglia nana/piccola (1-10kg) tendono a diventare adulti in soli 10 mesi, quelli di taglia media (11-25kg) in 12 circa, pertanto la loro alimentazione dovrà tendenzialmente contenere una maggiore quantità di proteine, grassi, calcio e fosforo in modo da supportare un metabolismo decisamente più rapido rispetto a cani di dimensione maggiore. In particolare lo sviluppo muscolare e scheletrico (nelle taglie medie si arriva a 50 volte il peso iniziale!) necessita primariamente di proteine, lipidi e glucidi: tra le fonti proteiche è stato dimostrato che alcune favoriscono più di altre la formazione e il mantenimento di una massa corporea magra. Quelle preferenziali, dette proteine di alta qualità, risultano il pollo, l'agnello, il pesce e le uova. Un altro aspetto fondamentale è la “digeribilità” dell'alimento, infatti la comparsa feci molli e diarrea possono influenzare negativamente l'accrescimento del cucciolo: per tale ragione un componente importante negli alimenti è rappresentato dai prebiotici e le fibre, necessari per mantenere il corretto equilibrio tra batteri buoni e cattivi a livello del tratto digerente. Oltre a questo bisogna ricordare che, mediamente, tanto minore risulta la taglia tanto maggiore sarà la longevità del soggetto: ricerche scientifiche hanno dimostrato che un maggior apporto di agenti antiossidanti (vitamina A, vitamina C, vitamina E e carotenoidi) nella dieta può contribuire ad una vita lunga e sana. Altri costituenti importanti nell’alimentazione dei cuccioli sono: i minerali (soprattutto zinco e rame) e gli acidi grassi (omega-6, omega-3) che rafforzano le difese immunitarie della cute e, ancora, il calcio e fonti di energia in quantità variabile a seconda della struttura scheletrico-muscolare dell'animale. Un ultimo aspetto, non trascurabile, legato alla grandezza del cane è quello della dimensione della dentatura: le piccole mascelle non sono adatte a masticare ogni sorta di cibo. Questo è sostanzialmente un problema dei cuccioli di taglia nana/piccola, a cui sarebbe opportuno offrire un alimento di forma e dimensioni adatte alla loro masticazione.

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Fornire al tuo cucciolo un alimento specificamente formulato per la sua taglia è quindi il modo più semplice di garantirgli il giusto equilibrio di nutrienti per il suo ritmo di crescita. Dati il numero e la complessità dei fattori influenzanti l'accrescimento e, conseguentemente, la varietà dei costituenti più adatti a rendere la dieta “equilibrata e mirata”, oggi molte aziende “dedicate” investono in ricerca e studi, atti proprio al conseguimento di prodotti in linea con i più moderni dettami in fatto di alimentazione per i nostri amici a quattro zampe.

Il consiglio è sempre quello di chiedere un parere al proprio veterinario e cercare nei negozi specializzati l'alimento più adatto alle esigenze del vostro cucciolo. Vi presentiamo in questo articolo una selezione di prodotti consigliati per i vostri cuccioli di taglia piccola.

Clicca e leggi l’articolo sui prodotti.

A cura della Clinica Veterinaria Borgarello

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venerdì 8 aprile 2011

EPI la terapia

Una volta diagnosticata la malattia, come abbiamo trattato in questo articolo, la terapia si basa su 3 punti fondamentali:

-somministrazione orale di enzimi pancreatici

-gestione dietetica a lungo termine

-supplementazione con cobalamina

Gli enzimi pancreatici più utilizzati sono gli estratti essiccati di pancreas bovino o suino che sono disponibili in diverse formulazioni. Dato che gli studi sull’uomo e sul cane hanno dimostrato la maggior efficacia dei prodotti in polvere, è necessario aprire la capsule e mischiare il loro contenuto all’alimento.

La dose iniziale è di 1 cucchiaino di polvere ogni 10 kg di peso in ciascun pasto, mentre il dosaggio iniziale per la capsule è di 3-5 (a seconda della taglia del cane) suddivise tra i vari pasti della giornata.

Nei casi in cui i pazienti non rispondano alla terapia o se rifiutano di mangiare la polvere mischiata al cibo è possibile usare pancreas crudo bovino, suino o ovino alla dose di 30-90 grammi a pasto. E’ necessario suddividere il pancreas in porzioni e congelarlo in modo tale da conservare a lungo la sua attività enzimatica. Purtroppo oggigiorno non risulta semplice reperire in commercio il pancreas, ma rimane un ottima alternativa ai prodotti commerciali.

La dieta ideale dovrebbe essere di buona qualità, altamente digeribile e con un basso contenuto di fibre in modo da ridurre la frequenza e il volume delle defecazioni. Per quanto riguarda l’apporto di grassi i pareri sono contrastanti, ma recenti studi hanno dimostrato che nei cani in terapia con enzimi pancreatici la capacità di digerire i grassi non torna a livelli normali quindi la somministrazione di diete povere di grassi può aumentare il rischio di carenze di vitamine e acidi grassi.

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La carenza di cobalamina deve sempre essere indagata perché porta ad atrofia dei villi, diminuzione della funzionalità gastrointestinale, diarrea e perdita di peso. Se gli esami del sangue rilevano ipocobalaminemia (valori di cobalamina, vitamina B12 al di sotto della norma), questa dev'essere corretta somministrando per via parenterale (sottocute) Vit. B12 (cobalamina). Il protocollo prevede una frequenza di una volta a settimana per 6 settimane, poi a settimane alterne per 6 settimane, seguite da un'ulteriore dose dopo un mese e dal controllo dei livelli sierici di cobalamina dopo un altro mese. La dose di vitamina B12 nel cane varia a seconda della taglia da 250 a 1200 ug a iniezione e dev'essere somministrata per via sottocutanea. Se al momento del controllo finale i livelli sierici sono tornati nella norma si può sospendere l’integrazione.

Nel caso in cui non ci sia risposta alla terapia o la risposta sia inadeguata, bisognerà valutare le patologie concomitanti quali IBD (malattia infiammatoria del piccolo intestino), SIBO (sovracrescita della flora batterica intestinale) o diabete mellito. In quest’ultimo caso sarà necessaria la terapia con insulina.

Il trattamento per la SIBO consiste nella somministrazione di antibiotici quali tilosina o metronidazolo per 4-6 settimane e risulta privo di effetti collaterali.

L'insufficienza pancreatica risulta comunque una patologia difficile da trattare e a volte il suo andamento è frustrante sia per il proprietario che per il veterinario, bisogna considerare che nonostante tutti gli sforzi terapeutici un 20% dei pazienti non risponde alla terapia. Solo lo sforzo congiunto di tutti i soggetti coinvolti può garantire una buona qualità di vita al paziente cosicchè la maggior parte dei cani trattati possa avere un’aspettativa di vita normale.

A cura della Clinica Veterinaria  Borgarello

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lunedì 4 aprile 2011

EPI insufficienza pancreatica del cane

Generalmente i cani con insufficienza pancreatica (EPI) vengono portati alla visita perchè presentano eccessivo dimagramento associato a diarrea cronica e appetito vorace. Il dimagramento, talvolta, rasenta l'emaciazione, soprattutto in razze predisposte come il Pastore Tedesco. Le feci diarroiche sono molto voluminose, di colore giallo o grigio e di consistenza soffice.

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La fame smisurata può portare a fenomeni di coprofagia (il cane mangia le feci sue o di altri animali) o di pica (fame inconsulta con ingestione di materiale vario). In molti casi si osserva un mantello scadente con pelo secco e untuoso e notevole perdita di massa muscolare.

A questi sintomi possono corrispondere diverse malattie ma la più diffusa è sicuramente l’insufficienza del pancreas esocrino. Il pancreas esocrino svolge un ruolo essenziale nella digestione e nell'assorbimento dei principi nutritivi. Gli acini pancreatici sintetizzano e secernono enzimi come l'amilasi, la tripsina e la lipasi che digeriscono carboidrati, proteine e grassi. Le malattie del pancreas si possono identificare in infiammazione (pancreatite) oppure perdita della funzionalità (insufficienza del pancreas esocrino detta EPI) causata da una carenza delle cellule acinose che costituiscono il pancreas. Questa, indipendentemente dalla causa, provoca maldigestione: le componenti di cibo non digerite si depositano nel lume intestinale provocando diarrea, proliferazione della microflora batterica e perdita di peso. In alcune razze come il Pastore Tedesco e il Collie è stata dimostrata una predisposizione genetica all’atrofia degli acini pancreatici.

Nella tabella sottostante vi riportiamo quelli che sono i sintomi clinici più comuni osservati in cani con EPI:

Immagine 1

La diagnosi differenziale va fatta nei confronti di tutte le altre cause e diarrea e dimagramento come parassitosi, intolleranze e malattie infiammatorie o neoplastiche dell’intestino. Dato che i cani affetti da EPI presentano di solito esami ematologici e biochimici normali, in caso di segni clinici compatibili è necessario fare prima un’attenta diagnosi differenziale, cercando di escludere altre malattie con i sintomi simili.

La diagnosi di EPI è molto spesso “presuntiva”: dovrebbe basarsi sulla dimostrazione di una mancata funzionalità del pancreas esocrino, ma nella maggior parte dei casi la si desume dai sintomi descritti dal proprietario e dai riscontri della visita clinica, soprattutto nelle razze predisposte.

Per confermare la diagnosi di EPI bisogna eseguire su un campione di siero prelevato a digiuno l'esame della immunoreattività tripsino-simile (TLI). La determinazione della TLI è un test altamente specie-specifico e valuta la concentrazione del tripsinogeno e della tripsina: in condizioni fisiologiche solo una piccola quantità dell'enzima viene rilasciata dalle cellule acinose del pancreas nello spazio vascolare ed è perciò normalmente possibile rilevare il tripsinogeno nel siero. Nei cani sani i valori di TLI sono superiori a 5 µg/dl. Nei pazienti con EPI, invece, la concentrazione dello stesso e, di conseguenza della TLI sierica, risulta drasticamente ridotta a valori < 2,5 µg/dl o persino non rilevabile.

Lasciamo al prossimo articolo la parte riguardante l’approccio terapeutico.

A cura della Clinica Veterinaria  Borgarello

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