lunedì 30 maggio 2011

Animalstore

Animalstore.it è il negozio on-line del gruppo Animals' Company. In questo
e-commerce lo staff dell’Animals’ Company mette a tua disposizione:

  • la nostra ventennale esperienza in campo commerciale
  • il vasto assortimento di prodotti che negli anni abbiamo selezionato per la nostra clientela tra le migliori aziende del settore
  • la scelta su un catalogo di oltre 5.000 articoli inerenti l'alimentazione, l'igiene e lo svago di tutti gli animali domestici, dai gatti ai roditori, dai pesci ai cani
  • la praticità di acquistare on line risparmiando, attraverso le nostre offerte per gli iscritti alla newsletter, fino al 50% sul prezzo di listino
  • la comodità della consegna a domicilio con corriere espresso o il ritiro presso il pick-up point

L'idea di Animalstore nasce da un gruppo di persone che da oltre vent'anni è impegnata nel settore degli animali da compagnia : il negozio Animals' Company da piccolissima realtà si è, nel corso di questo ventennio, sempre più ampliato, cambiando sedi ed implementando il suo catalogo, ed ha beneficiato della stretta consulenza di una struttura veterinaria che, parallelamente, si è trasformata da piccolo ambulatorio in una vera e propria clinica per piccoli animali.

animalstore

Ma il vero motore e sostegno dell'attività professionale è la passione per gli animali che caratterizza ed unisce tutti i membri del nostro gruppo: ciascuno di noi convive con uno o più animali e ben conosce il legame affettivo che con essi si viene a creare. Siamo per questo motivati nel voler offrire ai nostri clienti, umani e non, a due o più zampe, con e senza pelo, piume o squame, quello standard qualitativo che esigiamo per i nostri "conviventi".

Il nostro gruppo si fa carico e garante, con la gestione diretta del magazzino e delle spedizioni:

  • di evadere i tuoi ordini confezionando accuratamente la merce perché non subisca danneggiamenti durante il trasporto
  • di rispettare i tempi concordati per la consegna grazie alla scelta di un corriere espresso
  • di permetterti di scegliere tra varie forme di pagamento, tutte assolutamente sicure, grazie agli standard di sicurezza utilizzati dai nostri partner bancari
  • di mettersi a tua disposizione, se ti serve il nostro aiuto, prima della vendita per aiutarti nelle scelte e, dopo l'acquisto, per risolvere qualsiasi problema

Vieni a conoscerci subito e guarda le nostre imperdibili offerte!
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Sindrome iperestensoria del carpo

 L’iperestensione carpale viene definita come un’affezione teno-muscolare che colpisce soggetti giovani, di entrambe i sessi, durante le prime fasi dell’accrescimento. Esistono alcune razze che sono maggiormente colpite da questa patologia:

  • Alano

  • Collie

  • Pastore tedesco

  • San Bernardo

  • Terranova

Anatomia del carpo
Il carpo è una struttura molto complessa e critica dal punto di vista ortopedico e la gravità delle lesioni è proporzionale al peso del soggetto e al tipo di vita che esso conduce.

carpo

È  costituito da sei ossa disposte in una fila prossimale ed una fila distale con tre livelli articolari. I legamenti sono corti e nessuno abbraccia tutti i livelli articolari ma collegano le varie ossa carpiche individualmente. Sul versante palmare la capsula articolare è spessa e si unisce alla fibrocartilagine carpica palmare e ai legamenti. Il normale angolo di estensione carpale è di 10°-12° e il suo mantenimento è garantito dalla fibrocartilagine palmare e dai legamenti palmari.

Eziologia
Pur rimanendo sconosciute, tra le possibili cause riscontriamo una carenza o mancato assorbimento di magnesio ma anche una riduzione di attività fisica nel cucciolo collegata ad un aumento eccessivo del peso corporeo.

Sintomatologia
La sintomatologia dolorifica e infiammatoria è minima. Caratteristico è l’atteggiamento a foca o plantigrado che può essere di diverso grado. Posso osservare anche una zoppia bilaterale (sviluppo graduale) in assenza di un trauma corrispondente.

carpo2 

Diagnosi
Ad un primo esame ispettivo si possono notare lacerazioni a livello cutaneo (nel caso di un trauma acuto che possa aver causato una lesione tendinea) oppure, nel caso di rottura spontanea o avulsione(rara), segni di infiammazione dei tessuti sottostanti. E’ indicato un esame radiografico per valutare la proiezione mediale e quella laterale con il carpo forzato in massima estensione. L’indagine radiografica è importante soprattutto per la diagnosi di forme croniche in cui i segni esterni risultano poco evidenti, mentre in rx posso rilevare proliferazioni ossee articolari. La diagnosi differenziale comprende lussazioni traumatiche del carpo, sublussazioni traumatiche del carpo e fratture fisarie distali dell’avambraccio.

Terapia
E’ possibile impostare la terapia in due diversi modi prendendo prima in considerazione un trattamento conservativo e poi un possibile intervento chirurgico. Devo sempre tenere in considerazione l’età, il peso del soggetto e la gravità della lesione.

Cuccioli 2-4 mesi: controllo dell’attività fisica (passeggiate su terreno morbido) e controllo dell’alimentazione (dieta ipocalorica). Se il paziente non risponde è possibile applicare una stecca sul versante anteriore dell’arto in modo da contenere il movimento e ridurre i fenomeni degenerativi.

Cuccioli 3-6 mesi: bendaggio del carpo per brevi periodi di tempo compresi tra 5 e 7 giorni. Questa metodica è particolarmente efficace se la causa è un trauma di lieve entità. Al bendaggio segue un periodo di steccature in flessione. La durata dell’immobilizzazione varia in base al grado di iperestensione e alla velocità di accrescimento.

Adulti: È sempre bene iniziare la terapia con un trattamento conservativo e se questa non avrà successo si può passare al trattamento chirurgico cioè l’artrodesi (blocco chirurgico di un articolazione mobile). Con questo intervento si riduce il dolore causato dai fenomeni degenerativi.

La terapia deve sempre essere personalizzata per il paziente che ci troviamo di fronte e valutata di volta in volta.

A cura del dott. Bartolomeo Borgarello con stesura di Francesco Iocca


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giovedì 26 maggio 2011

Ittiosi del Golden Retriever

L’ittiosi è un difetto della corneificazione caratterizzato da ipercheratosi diffusa su tutta la superficie cutanea. Pubblicazioni recenti segnalano nei cani di razza Golden retriever una malattia dermatologica non pruriginosa con iperpigmentazione ed esfoliazione abbondante. A questa malattia sono stati assegnati nella letteratura più recente diversi nomi: difetto di corneificazione del Golden retriever, ittiosi del Golden retriever o ittiosi non epidermolitica del Golden retriever. L’evidente predisposizione di questa razza supporta il fatto che questa sia una malattia su base genetica anche se restano ancora da chiarire completamente le modalità di trasmissione in quanto i cani colpiti possono essere figli di genitori normali e l’incrocio tra animali affetti e sani genera sia cuccioli sani che malati. Sono allo studio test genetici per individuare il gene responsabile e identificare i soggetti sani ma portatori che dovrebbero essere esclusi dalla riproduzione.
golden retriever
Da quando diversi articoli hanno descritto la patologia in Europa e negli Stati Uniti, anche in Italia la casistica dei veterinari liberi professionisti sembra essere in aumento anche se spesso la diagnosi viene fatta per “esclusione” e non è sempre supportata da un esame istopatologico.
L’ittiosi si osserva nei cani giovani, solitamente entro l’anno di età, e spesso i proprietari riportano che il cucciolo presentava già la malattia all’età di 2-3 mesi quando l’hanno acquistato. I soggetti presentano solitamente abbondante esfoliazione soprattutto nella regione ventrale associata a iperpigmentazione. La testa e le zampe sono solitamente risparmiate. Le scaglie sono sottili, di colore biancastro o più scure e dimensioni variabili fino a 10 mm; possono essere adese o libere sul pelo. Gli animali affetti non hanno solitamente alcun fastidio e il problema viene notato dal proprietario per l’eccessivo rilascio di “forfora” nell’ambiente o durante la spazzolatura.
ittiosi golden retriever
L’esame obiettivo generale degli animali affetti non mostra solitamente alterazioni e gli approfondimenti dermatologici (raschiati, esame tricoscopico, esami colturali) risultano negativi. L’esame citologico eseguito con nastro adesivo mette in evidenza numerosi corneociti anucleati.
La diagnosi viene fatta attraverso l’esclusione delle altre patologie che possono avere una sintomatologia simile (ipotiroidismo, cheyletiella, leishmaniosi, etc.) anche se di solito la giovane età di comparsa dei sintomi associata alla razza permettono già di sospettare la malattia. L’esame istopatologico non è patognomonico ma se compatibile (strato corneo compatto e costituito da lamelle cheratiniche) può dare un’ulteriore conferma della diagnosi.
 ittiosi iperpigmentazione
Non esiste ad oggi una terapia specifica e risolutiva per l’ittiosi del golden retriver ma attraverso terapie di supporto è possibile gestire il quadro clinico e migliorare o risolvere la sintomatologia a seconda della gravità. La terapie utilizzate si basano sull’utilizzo frequente di shampoo con proprietà cheratomodulatrici e cheratolitiche e di prodotti idratanti e integratori di acidi grassi. In molti casi con queste terapie è possibile avere la temporanea risoluzione del problema che tende però a ripresentarsi non appena queste vengono sospese.
Data l’aumento della diffusione del problema il Royal Veterinary College in Inghilterra ha istituito un gruppo di studio sull’ittiosi del golden retriver che raccoglie casistica e cerca di individuare il problema genetico che sta alla base della malattia. Molti casi lievi di ittiosi non vengono diagnosticati in quanto la presenza di una leggera desquamazione è ritenuta fisiologica e spesso imputata a intolleranze alimentari o allergie. E’ molto importante quindi sensibilizzare gli amanti della razza e gli allevatori nei confronti di questa patologia in modo da non favorirne ulteriormente la presenza negli animali destinati alla riproduzione.
Articolo a cura dello Staff della Clinica Veterinaria Borgarello

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lunedì 23 maggio 2011

La sincope nel cane

La sincope( svenimento) viene definita a livello medico come una breve perdita di coscienza spontanea e reversibile conseguente a una perfusione cerebrale inadeguata. Un’ interruzione nell’apporto ematico cerebrale di 8-10 secondi o più determina una perdita di coscienza e nei casi gravi la morte del paziente.

sincope

La sincope non è una malattia ma un sintomo che può verificarsi in molti disturbi e malattie. Le cause di sincope possono essere di origine cardiaca o di origine extracardiaca. La sincope di origine cardiaca è causata da aritmie od ostruzioni dei tratti di efflusso ventricolari, difetti congeniti con cianosi, come pure cardiopatie che determinano una riduzione della gittata cardiaca con inadeguata perfusione. Le cause più comuni per la sincope sono la stenosi aortica e quella polmonare, come pure le cardiomiopatie dilatative e l’insufficienza mitralica grave. Le cause extracardiache che determinano crisi convulsive ma non una sincope sono ipoglicemia, ipocalcemia, shunt portosistemico, malattie del sistema nervoso centrale e insufficienze respiratorie con ipossia grave.

ANAMNESI

Con una specifica anamnesi è possibile identificare in molti pazienti la causa della sincope. E’ importante porre una serie di domande al proprietario per differenziare una sincope da una epilessia. Di fronte a una crisi convulsiva il proprietario spaventato difficilmente riesce a descrivere in modo obbiettivo la crisi, soprattutto i dettagli della durata dell’attacco. Per questo bisogna evitare dio formulare domande che possano suggerire una risposta. Importante è sapere l’ora in cui si è verificata la crisi convulsiva. Di solito gli attacchi epilettici si verificano spontaneamente, oppure durante il sonno. Mentre la sincope cardiaca è spesso causata da fattori scatenanti caratteristici come ad esempio uno sforzo mentale o fisico. La “ sincope da tosse “ si verifica durante o dopo la tosse, mentre le altre crisi convulsive di origine extracardiaca sono indipendenti dalla situazione. Caratteristici dell’epilessia sono i movimenti tonico-clonici della durata di oltre 20 secondi con ripresa più lenta e accompagnato da crampi e disorientamento. La sincope dura non più di 20 secondi e dopo l’episodio i pazienti riottengono la posizione eretta entro pochi secondi. Importanti informazioni per la diagnosi differenziali vengono date dal colore delle mucose e dalla frequenza della respirazione durante la crisi convulsiva.

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DIAGNOSI CLINICA

La diagnosi si concentra su visita generale di base, auscultazione del cuore e dei polmoni, elettrocardiogramma, monitoraggio della pressione sanguigna ed esame neurologico generale. Durante la visita clinica bisogna porre attenzione al riempimento capillare, al colore delle mucose ma anche alla frequenza del polso, alla sua qualità e simmetria in entrambi gli arti posteriori. Prestare attenzione durante l’auscultazione al battito cardiaco, la presenza di soffi o aritmie. Un elettrocardiogramma a riposo in decubito laterale destro è importante per la diagnosi. In alcuni cani, i segni della perfusione miocardica inadeguata o i ritmi cardiaci disturbati sono visibili solo durante lo sforzo fisico. Eseguire un altro ECG durante o subito dopo lo sforzo fisico del paziente nei casi dubbi o quando la sincope ha un’ origine poco chiara. Le analisi di laboratorio forniscono qualche indicazione in più nella diagnosi delle crisi convulsive, si dovrebbero eseguire conta ematica completa (anemia), la quantificazione dello zucchero ematico (ipoglicemia) e degli elettroliti (ipercalcemia, ipocalcemia). In tutti gli animali che presentano crisi convulsive sincopali è anche consigliabile un esame ecocardiografico per identificare o escludere eventuali difetti cardiaci. Nei casi sospetti di cardiopatia o malattia respiratoria, la radiografia toracica rientra nell’esame standard. La diagnosi differenziale può richiedere esami neurologici speciali, integrati quando indicato da risonanza magnetica o TAC.
I pazienti che presentano anche un caso di sincope o di crisi convulsiva non devono essere trascurati ma portati subito dal medico veterinario di fiducia per escludere eventuali patologie cardiache.

Non bisogna sottovalutare il problema, perché i pazienti con sincope e cardiopatia primaria mostrano una mortalità di gran lunga maggiore rispetto ai cani con sincope extracardiaca e sincope di causa sconosciuta.

Articolo a cura della Dott.ssa Daniela Ferrari, Clinica Veterinaria Borgarello

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martedì 17 maggio 2011

L’orchiectomia: castrazione del cane

L'orchiectomia o castrazione del cane consiste nell'asportazione chirurgica dei testicoli in modo da eliminare definitivamente la possibilità di riprodursi. E' un intervento rapido, relativamente semplice e solo moderatamente invasivo che si svolge in anestesia generale.

Età consigliata
La castrazione in età precoce è sempre consigliata sia da un punto di vista medico sanitario che comportamentale. In generale l’età più consigliabile è quella intorno agli otto mesi. In questo modo alcuni comportamenti sgraditi legati all’attività sessuale (fuggire in cerca di femmine, marcare con urine) vengono prevenuti. Quando si procede alla castrazione in età più avanzata bisogna tenere conto che molti comportamenti si sono evoluti e hanno assunto caratteristiche e motivazioni diverse in seguito all’apprendimento e quindi saranno più difficili da modificare. Un esempio tipico è la fuga: se all’inizio un cane fuggiva per cercare la femmina col tempo e con il continuo scorrazzare libero può aver imparato che fuori dal suo giardino ci sono anche tante altre cose interessanti: prede da cacciare, altri cani con cui giocare…

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In questo caso la motivazione iniziale diventa solo una parte del problema e, con la castrazione, non si toglie completamente il desiderio di fuggire al cane: fuggirà per cercare tutte quelle cose piacevoli che col tempo ha scoperto esistono nel mondo esterno. Questi fattori vanno considerati : la castrazione in questi casi non è inutile ma è solo una parte della terapia. Si può comunque castrare ad ogni età e i rischi che un cane che si è già accoppiato soffra psicologicamente perché è stato castrato sono inesistenti: il cane non percepirà sé stesso come un castrato ma semplicemente non sentirà lo stimolo sessuale.

Perchè farlo
La castrazione oltre ad eliminare la possibilità di insorgenza di forme tumorali testicolari responsabili di imponenti alterazioni dello stato generale di salute come i sertoliomi, riduce ad una percentuale insignificante l'insorgenza di tumori prostatici. Questo intervento inoltre riduce notevolmente l'incidenza di turbe comportamentali nell'adulto, diminuendone l'aggressività. Ciò faciliterà i rapporti del vostro cane con i suoi conspecifici e a voi proprietari la sua gestione in libertà. Un cane castrato è spesso più facile da educare ed addestrare perché è meno distratto. Il fatto che sia meno impulsivo è solo un vantaggio per quanto riguarda il suo rapporto con gli esseri umani, gli altri cani e l’ambiente in generale.

Modalità di esecuzione
Il cane dovrà essere tenuto a digiuno dalla sera precedente l'intervento, mentre l'acqua potrà tranquillamente essere lasciata a disposizione. Il cane viene portato in clinica la mattina e la sera stessa dell'intervento vi verrà restituito sveglio. Una volta a casa è indicato tenere il cane in un luogo chiuso e riscaldato fino al mattino seguente. Il vostro cane potrà mangiare piccole quantità di alimento la sera dell'intervento. Solo nei casi in cui l'anestesia non sia stata smaltita in modo adeguato sarà indicato dargli da mangiare il mattino seguente. A casa si prosegue con la terapia antibiotica in compresse per una settimana, dopo la quale ci si reca in clinica per rimuovere i punti.

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Tecnica
L'intervento viene eseguito in anestesia generale e i parametri vitali del paziente vengono monitorati durante tutta la procedura. Dopo rasatura e disinfezione viene eseguita un'incisione di alcuni centimetri a livello dell'area prescrotale. Si accede al testicolo e si procede con la legatura del vaso e del dotto deferente e quindi si asporta un testicolo per volta dopo recisione del funicolo spermatico. A questo punto si richiude la breccia operatoria con sutura dei vari piani anatomici. Prima dell'intervento viene effettuata un'iniezione antibiotica. Si prosegue poi la terapia antibiotica a casa per via orale per una settimana.

Curiosità
Il cane castrato è meno competitivo sia con gli uomini sia con i cani e tende di più alla sottomissione. Spesso l'orchiectomia è parte di una terapia di riabilitazione di un cane sociopatico od aggressivo insieme alla terapia comportamentale e farmacologica. Mantiene tutte le abitudini che aveva prima in termini di movimento ed attività spontanee. La castrazione non influenza in nessun modo la capacità di apprendimento e lavoro con l'uomo degli animali. Inoltre non influenza in nessun modo il fiuto e la capacità di andare a caccia.L'unico effetto secondario comune a tutte le pratiche di interruzione chirurgica della capacità riproduttiva nei mammiferi è la predisposizione ad ingrassare per la ridotta richiesta energetica dell'organismo. Sta al proprietario ridurre la quota calorica della razione ed aumentare l'attività fisica del proprio animale.


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lunedì 16 maggio 2011

Grande Concorso Fotografico

Abbiamo il piacere di annunciarvi il primo grande concorso fotografico organizzato da Animalstore.it: una grande opportunità per vedere i propri cani e gatti protagonisti sul web.
La prima edizione del concorso garantisce un’imperdibile vetrina web per presentare i vostri cani, gatti e altri animali a milioni di utenti.

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I vincitori vedranno pubblicate le loro fotografie sull’home page di animalstore.it , sugli articoli del tgpet.net, sulle nostre pagine Facebook.

Dai la possibilità al tuo fedele amico, che hai così bene immortalato, di diventare una piccola star ed essere ammirato e commentato in rete!

Ecco le foto dei primi vincitori del nostro concorso:

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Informati subito e partecipa il prima possibile non perdere questa opportunità.

Non aspettare! Fallo subito!

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Lo staff di TGVET.net

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giovedì 12 maggio 2011

La processionaria: Traumatocampa Pityocampa

Anche quest’anno ritorna il problema processionarie: la Traumatocampa pityocampa.
Con la primavera non è tornato solo il cielo sereno, il caldo del sole e gli alberi in fiore: fra i rami degli alberi si nasconde un insospettabile pericolo per i cani, e talvolta anche per l’uomo. E’ la "processionaria del pino", un fenomeno sviluppato laddove nasce e procrea un particolare tipo di farfalla notturna.
La Traumatocampa pityocampa (questo il nome scientifico) dopo l’accoppiamento depone le uova sulla chioma di alcuni tipi di conifere (come il pino nero, silvestre o marittimo), formando dei caratteristici manicotti attorno ad ogni coppia di aghi. Tra fine luglio e fine agosto si possono trovare le prime larve neonate, che durante l'autunno formeranno i nidi sericei: l’alimentazione di questi “animaletti” sono gli stessi aghi su cui nascono. L’infestazione da processionaria si evidenzia sulle chiome degli alberi, anche piantati in giardini pubblici o privati, sui rami più alti ed esterni a causa dell’esposizione ai raggi solari, che permettono al maggior numero di larve di superare l’incubazione. Visti da fuori, i nidi sembrano grossi bozzoli cotonosi che al loro interno racchiudono centinaia di larve ormai prossime alla maturità.Durante l’inizio della primavera, a seconda delle condizioni climatiche, le larve abbandonano i nidi e si dirigono verso un luogo adatto in cui interrarsi e trasformarsi prima in crisalide e poi in adulto.
Il nome processionaria deriva dal fatto che le larve si muovono, durante questa fase, in lunghe file come se camminassero in processione. Solitamente, esse misurano circa 3-4 centimetri, sono ricoperte di peli urticanti per uomini e animali, di colore scuro con macchie rossastre e una fascia ventrale giallastra.Come detto, oltre ad essere molto dannose per le piante possono essere molto pericolose: i loro peli emettono infatti una sostanza fortemente caustica qual è l'acido formico, e possono causare serie irritazioni della pelle o delle mucose e in soggetti sensibili anche gravi reazioni allergiche.
File:Thaumetopoea pityocampa.jpg
Particolarmente a rischio sono i cani che hanno l’abitudine di annusare, ingerire o leccare ciò che trovano per terra: possono rischiare di inghiottire le processionarie.
Le larve possono provocare gravi irritazioni e necrosi al naso e alle mucose di bocca, lingua, faringe ed esofago. Il cane presenta improvvisa e intensa salivazione, dolore, difficoltà ad ingerire e masticare, ingrossamento patologico della lingua e nei casi più gravi difficoltà respiratorie o shock anafilattico.
La visita dal veterinario è caldamente consigliata per alleviare i dolori e per evitare complicazioni tipo infezioni e necrosi (in alcuni casi si è avuta perdita di parte
della lingua).
Un buon rimedio per contrastare questo fastidioso fenomeno è raccogliere e distruggere i nidi a fine inverno, prima che le larve abbandonino il nido che le ha protette durante la stagione fredda e si disperdano. Se sono facilmente raggiungibili e ben chiusi (il che si verifica solo se la stagione è ancora fredda) possono essere tagliati e bruciati, facendo attenzione a non far uscire le larve dai bozzoli e rischiando di venirne a contatto. Sono consigliabili, per svolgere le operazioni, mascherine, guanti e occhiali protettivi o meglio ancora rivolgersi ad un giardiniere professionista.

La lotta contro le processionarie è prevista per legge (DECRETO 30 ottobre 2007 – Disposizioni per la lotta obbligatoria contro la processionaria del pino Traumatocampa (Thaumetopoea) pityocampa) e molti comuni hanno emanato delle ordinanze su come deve essere combattuta la processionaria.

Riportiamo di seguito alcuni rimedi consigliati:

A fine estate si interviene con trattamenti alla chioma con un insetticida microbiologico a base di Bacillus thuringiensis var. kurstaki. Dosi di 100-150 grammi di prodotto diluiti in 100 litri d'acqua forniscono ottimi risultati nei confronti delle larve di prima e seconda età. Dosi superiori (fino a 300-350 g/hl) si rendono necessarie in caso di larve più grosse. I trattamenti vanno eseguiti in ore serali e in assenza di vento e se non è prevista pioggia nelle successive 48 ore, avendo cura di bagnare la chioma in maniera uniforme. Il prodotto ha un'azione limitata nel tempo ed è facilmente dilavabile. Pertanto, in caso di grosse infestazioni o di piogge dilavanti, è bene ripetere il trattamento dopo alcuni giorni. Il prodotto microbiologico consigliato è del tutto innocuo per l'uomo, i vertebrati e gli insetti utili in genere.
Considerato il ciclo di vita della Processionaria del pino, tali trattamenti devono essere effettuati tra l’1 settembre e il 15 ottobre.

In caso si rilevi la presenza di nidi di Processionaria - che si presentano normalmente in forma di grosse masse sericee: rompere o tagliare o forare i nidi (con tutte le precauzioni del caso, considerati gli effetti urticanti delle setole delle larve contenute nei nidi stessi), al fine di esporre le larve al freddo invernale ed indurne così la morte; in alternativa, tagliare i rami su cui sono presenti i nidi, depositarli a terra sul posto e distruggerli con il fuoco. Considerato il ciclo di vita della Processionaria del pino, tali trattamenti devono essere effettuati tra il 15 novembre e il 28 febbraio.

Mezzi complementari di lotta sono inoltre costituiti dalle trappole a feromoni sessuali per la cattura massale dei maschi adulti. Le trappole vanno installate nella prima metà di giugno, fissandole a un ramo in posizione medio alta e sul lato sud ovest delle piante. In parchi e giardini si consigliano 6-8 trappole per ettaro, distanti tra loro 40-50 metri, mentre nei boschi esse vanno collocate ogni 100 metri lungo il perimetro e le strade d'accesso. Le trappole vanno inoltre posizionate soprattutto nei punti più soleggiati e dove l'infestazione è di solito maggiore.


Volendo attuare interventi con efficacia pluriennale, effettuare trattamenti insetticidi mediante endoterapia con iniezioni al tronco di prodotti specifici (che rendono gli aghi della pianta tossici per ingestione da parte delle larve) documentandone l’applicazione a fronte di eventuali controlli delle autorità competenti. Considerato il ciclo di vita della Processionaria del pino, tali trattamenti devono essere effettuati tra il 15 agosto e il 30 settembre.

In caso di emergenza esistono dei collari da applicare ai pini che impediscono la discesa delle processionarie: vanno utilizzati come soluzione tampone per la stagione in corso.

Articolo a cura della Clinica Veterinaria Borgarello

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martedì 3 maggio 2011

Miocardiopatia dilatativa del gatto

 La cardiomiopatia dilatativa del gatto è sovrapponibile a quella osservabile nel cane ed è caratterizzata da notevole riduzione delle capacità contrattili miocardiche. Un tempo era l’affezione miocardica di più frequente riscontro nel gatto, ma scoperta la sua origine dietetica, al giorno d’oggi si presenta con estrema rarità. Forme di cardiomiopatia associate a insufficienza dietetica di taurina sono talvolta osservate in gatti alimentati con cibo per cani o con diete casalinghe povere in taurine ( per esempio diete vegetariane ). La carenza di taurina nella dieta può anche causare lesioni retiniche irreversibili.

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FISIOPATOLOGIA

La cardiomiopatia dilatativa è caratterizzata da dilatazione del ventricolo sinistro che appare sottile e ipocontrattile. La disfunzione miocardica è accompagnata una notevole dilatazione dell’atrio sinistro. Spesso, simili lesioni sono osservabili simultaneamente a livello del cuore destro, con conseguente dilatazione di tutte e quattro le camere cardiache.

SEGNALAMENTIO E SEGNI CLINICI

Tempo addietro la cardiomiopatia dilatativa è stata descritta più frequente nei gatti di razze orientali, burmesi, siamesi, attualmente non si tende a miocardiopatia-dilatativariconoscere alcuna predisposizione di sesso, razza o età.

I segni clinici che si possono riscontrare nei gatti affetti da questa malattia sono di gravità proporzionale alla compromissione dell’attività contrattile del miocardio e alla durata della malattia che senza supporto terapeutico peggiora molto rapidamente. All’esame clinico questi gatti si presentano disidratati, anorettici, ipotermici e con le estremità fredde. 

AUSCULTAZIONE

Si può riscontrare una tendenza alla bradicardia con una frequenza non superiore ai 120 bpm, grazie a questa frequenza è possibile sentire il terzo tono cardiaco dovuto al un riempimento ventricolare passivo.

Inoltre è spesso presente un leggero soffio cardiaco sistolico di insufficienza mitralica e/o tricuspidale.

ELETTROCARDIOGRAFIA

L’elettrocardiogramma può presentare aritmie di vario aspetto, quali bradicardia sinusale e blocchi atrio-ventricolari, meno frequenti ma comunque riscontrabili sono le tachiaritmie . I QRS possono essere normali o di ampiezza e durata aumentata.

RADIOLOGIA

L’esame radiografico mette in evidenza un aumento del diametro trasverso el cuore, arrotondamento della parete ventricolare sinistra, l’esame dei campi polmonari rivela versamenti pleurici, segni di edema polmonare o addirittura ipovascolarità polmonare a seconda delle complicanze in corso.

miocardiopatia-gatto

ECOCARDIOGRAFIA

L’ecocardiografia mono e bi-dimensionale è utilizzata per valutare sia il grado di dilatazione che la riduzione della contrattilità miocardica. Le immagini ecografiche mostrano assottigliamento delle pareti cardiache, dilatazione tetracamerale senza sostanziali cambiamenti di spessore del setto e della parete sinistra tra la sistole e la diastole e frazione di eiezione e di accorciamento particolarmente diminuite. In particolare si riscontrano valori della frazione di accorciamento estremamente bassi spesso inferiore al 10 %.

TERAPIA

I gatti che presentano una deficienza di taurina dovrebbero ricevere un supplemento di taurina pari a 250 mg ogni 12 ore finchè l’esame ecocardiografico non dimostra la normalizzazione delle dimensioni ventricolari sinistre. Questo di solito si verifica entro 4 mesi, mentre il miglioramento clinico è già evidente dopo circa 2 mesi.

I gatti che presentano cardiomiopatia dilatativa con segni clinici dell’ insufficienza cardiaca congestizia devono essere trattati per prevenire l’accumulo di fluidi extravascolare con la somministrazione di diuretici e di vasodilatatori.

Furosemide a bassi dosaggi 1 mg/Kg BID per via orale

ACEinibitori come l’enalapril al dosaggio di 0.25-0.5 mg/Kg PO ogni 12-24 ore o il benazepril alla dose di 0.25-0.5 mg/Kg PO ogni24 ore.

La prognosi dei gatti affetti da cardiomiopatia dilatativa è più in funzione della loro condizione clinica al momento della diagnosi piuttosto che del trattamento che ricevono.

I gatti asintomatici ai quali è diagnosticata la cardiomiopatia dilatativa in seguito al rilievo di un soffio cardiaco o di un galoppo durante l’esame clinico di routine possono sopravvivere per anni con l’insufficienza miocardica prima che compaiano i segni clinici dell’ insufficienza cardiaca congestizia.

Invece i gatti che al momento della diagnosi presentano i segni clinici dell’insufficienza cardiaca congestizia hanno una prognosi riservata. Per questo è molto importante effettuare controlli routinariamente e nel caso effettuare indagini diagnostiche più specifiche.

Articolo a cura della Dott.ssa Daniela Ferrari, Clinica Veterinaria Borgarello

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