domenica 31 gennaio 2010

LCA: legamento crociato anteriore, dall’instabilità alla rottura

Una delle cause più frequenti di zoppia dell’arto posteriore è senza dubbio rappresentata dalla rottura del legamento crociato craniale LCCr. Colpisce per lo più cani di taglia medio cane-attivogrande soprattutto se sovrappeso o molto attivi. Anche i cani di taglia medio piccola perennemente in movimento sembrano predisposti.   Esistono numerosi fattori predisponenti quali obesità, malattie metaboliche (sindrome di cushing, diabete, ipotiroidismo), alterazioni anatomiche come la lussazione della rotula o l’osteocondrite del condilo femorale. Tutto quanto fin qui citato concorre a determinare un andamento cronico progressivo che esita in un iniziale lassità del legamento fino ad una improvvisa rottura anche in assenza di eventi traumatici o secondariamente a traumi minori. Nell’uomo invece, la lesione è di solito rottura-crociato riconducibile ad un trauma importante. Il legamento crociato craniale rappresenta la struttura più importante per la stabilizzazione del ginocchio. A seguito di questo particolare progredire delle lesioni si assiste ad una progressiva perdita di stabilità articolare a cui consegue lo sviluppo di un artropatia degenerativa progressiva e spesso di una secondaria lesione meniscale. Il menisco mediale è strettamente connesso al LCCr. Alcuni autori parlano di insufficienza del legamento crociato anteriore perché già nelle fasi iniziali del processo si rileva una grave instabilità articolare che provoca artrosi progressiva e sintomatologia algica.

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Nel cane per la particolare struttura anatomica  e la conseguente biomeccanica si viene a creare una forza di scivolamento che spinge la tibia cranialmente ed è in rapporto diretto all’angolo tra il plateu tibiale e l’asse funzionale della tibia. La forza di scivolamento craniale rappresenta un fattore di stress continuo sul legamento crociato, che può portare ad una progressiva disfunzione fino alla rottura completa. Una volta persa la funzione del legamento, la tibia è in condizione di traslare cranialmente portando a schiacciamento dei menischi, ed in particolare di quello mediale.
Sulla base di questo presupposto patogenetico il trattamento deve essere volto al recupero della stabilità angolare, alla scomparsa della sintomatologia ed all’arresto dei processi degenerativi articolari causa di artrosi.
Difficilmente il trattamento conservativo può fornire risultati soddisfacenti e risolvere la sintomatologia clinica. Il trattamento di elezione per questa patologia è pertanto quelo chirurgico, purtroppo ad oggi non esiste una chirurgia che da sola rappresenti il gold standard e che possa essere utilizzata indistintamente in tutti i casi.
Fino algi anni 80 sono state sviluppate tecniche che perseguivano l’obiettivo di sostituire totalmente o funzionalmento il legamento crociato craniale. Le varie tecniche, classificabili in extracapsulari, intracapsulari o protesiche, nel corso degli anni e nonostante la grande varietà di tecniche sperimentate e/o clinicamente applicate non sui sono dimostrate scevre da inconvenienti. Con queste tecniche la persistenza di instabilità articolare e la progressione dell’artrosi si riscontrarono e si riscontrano frequentemente soprattutto nei soggetti di taqglia medio grande. A partire dagli anni 80 la comprensione del modello biomeccanico attivo del ginocchio, elaborata da Slocum e successivamente da Tepic, ha evidenziato l’esistenza di una forza traslatrice responsabile di uno stress costante a carico del LCCr, cui consegue l’iniziale lassità ed la successiva rottura improvvisa del legamento. Questa forza trasòatrice viene chiamata CTT (cranial tibial trust). Questa innovativa evoluzione del modello della biomeccanica del ginocchio, da statico a dinamico, a portato ad una sconvolgente evoluzione della tecniche chirurgiche. Da questo momento in poi tutte le tecniche hanno mirato a ristabilire l’equilibrio delle forze agenti sull’articolazione del ginocchio e di neutralizzare la spinta craniale della tibia considerata quale causa determinante della patologia e del cedimento delle varie tecniche utilizzate fino a quel momento.
In seguito a queste teorie biomeccaniche sono state elaborate metodiche chirurgiche che modificando la geometria tibiale permettono di ottenere una stabilità articolare dinamica. Queste tecniche mediante delle osteotomie prossimali della tibia rendono, alla luce dei risultati, superati in gran parte quasi tutti gli interventi chirurgici definibili di sostituzione del legamento.
Di tutte queste tecniche le osteotomie che presentano attualmente la maggior diffusione in ambito clinico sono la TTA e la TPLO. La TPLO si pone l’obiettivo di stabilizzare il ginocchio durante il carico grazie alla neutralizzazione dello scivolamento tibiale riducendo l’angolo di inclinazione del piatto tibiale. La TTA ottiene la neutralizzazione del cranial tibial trust mediante un avanzamento della cresta tibiale che porta il legamento tibio rotuleo in perpendicolare al piatto tibiale. Nonostante le tecniche e i presupposti di partenza differenti entrambe le tecniche portano alla perpendicolarità tra tendine patellare e piatto tibiale. Con entrambe le tecniche si osserva anche una conversione della spinta craniale in spinta tibiale caudale rendendo di fatto il legamento crociato caudale molto più importante per la stabilità articolare .
L’elenco completo delle tecniche comprende:
TTA: tibial tuberosità advancement o avanzamento della tuberosità tibiale
TPLO: tibial plateau levelling osteotomy o livellamento del plateu tibiale
CWTO: cranial tibial wedge osteotomy o osteotomia tibiale a cuneo chiuso
PTIO: proximal tibial intrarticular osteotomy o osteotomia intrarticolare prossimale tibiale
TTO: triple tibial osteotomy o triplice osteotomia tibiale
Al momento le tecniche in cui sono stati svolti studi biomeccanici adeguati e per le quali sono disponibili evidenze circa i risultati a medio e lungo termine sono la TPLO e la TTA. Dall’analisi di diversi articoli e dai dati clinici a disposizione si evince che sia la TTA che la TPLO sono in grado di offrire risultati consistenti e soddisfacenti. Vista la sua minor invasività e morbilità la TTA può essere la prima scelta ad eccesione di quei casi in cui il plateu tibiale sia molto inclinato o sia necessario correggere l’allineamento tibiale ottenibili invece con la TPLO.Entrambe le tecniche richiedono una attenta valutazione del paziente, un chirurgo esperto che abbia fatto un corretto percorso formativo e non di minore importanza una attenta gestione del paziente nel post operatorio da parte del proprietario.
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mercoledì 27 gennaio 2010

Corso formativo per i proprietari di cani: il Patentino

Finalmente definiti i parametri per il patentino, riportiamo il comunicato stampa del Ministero della Salute in cui il Sottosegretario Martini dichiara:

“Una straordinaria occasione per i proprietari dei cani di acquisire informazioni sul proprio animale e giungere ad un effettivo possesso responsabile”

E’ stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale di ieri, 25 gennaio, il Decreto Ministeriale 26 novembre 2009 sui percorsi formativi per i proprietari dei cani, collegato all’Ordinanza contingibile ed urgente del Ministro del Lavoro della Salute e delle Politiche Sociali sulla “Tutela dell’incolumità pubblica dall’aggressione di cani”. Il provvedimento è quindi in vigore da ieri ed è stato fortemente voluto dal Sottosegretario Francesca Martini congiuntamente con i medici veterinari e le numerose associazioni di tutela degli animali, raccogliendo il favore e l’interesse di milioni di proprietari di cani in Italia. Esso stabilisce i criteri e le linee guida per la programmazione di percorsi formativi volti a fornire nozioni sulla normativa vigente e sulle caratteristiche fisiologiche ed etologiche del cane, in modo da indirizzare il proprietario verso il possesso responsabile. Il percorso si svolge su base volontaria per coloro che sono interessati a migliorare il rapporto con il loro cane o intendono acquisirne uno;  su base obbligatoria per i proprietari di cani che ravvisino disturbi del comportamento o siano dichiarati “a rischio elevato” dal Servizio Veterinario della Asl.

patentino

Il Sottosegretario Martini ha dichiarato :“Considero fondamentale il fatto che finalmente i percorsi formativi per i proprietari di cani possano entrare a regime. Costituiscono una straordinaria occasione per acquisire informazioni sul proprio animale e giungere ad un possesso cosciente. La conoscenza delle leggi in vigore e il principio della responsabilità rappresentano un pilastro fondamentale per migliorare la civile convivenza nel nostro Paese.”

In particolare il provvedimento dispone che i Comuni, congiuntamente con le Aziende Sanitarie locali, possano avvalersi per l’organizzazione dei suddetti corsi oltre che della collaborazione degli Ordini Professionali dei Medici Veterinari, delle Facoltà di Medicina Veterinaria, delle Associazioni Veterinarie e di protezione degli animali,anche della collaborazione di educatori cinofili di comprovata esperienza.

Avevamo già pubblicato un interessante ed esauriente articolo sulla “convivenza uomo-cane”.

Facciamo un po’ di chiarezza e ordine sul corso per il patentino:

Obiettivo: l'obiettivo generale della formazione del corso è di favorire un corretto sviluppo della relazione tra il cane ed il proprietario, al fine di consentire l'integrazione dell'animale nel contesto sociale.

Chi deve frequentare il corso: è obbligatorio per i proprietari o detentori segnalati dai Comuni, in collaborazione con i Servizi Veterinari, ma possono frequentarli tutti i proprietari e tutti i cittadini che vogliono migliorare la relazione con il proprio cane.

Chi tiene il corso: medici veterinari esperti in comportamento animale o in possesso del diploma europeo di specialista in medicina comportamentale; è prevista la collaborazione di educatori cinofili di comprovata esperienza.

Quanto dura: i corsi prevedono una formazione di base, con un minimo di 5 sessioni didattiche e di due ore ciascuna e con la possibilità di integrare la teoria con la didattica pratica.

Chi paga il corso: il costo del corso è a carico del proprietario del cane.

Elenco di file scaricabili in formato pdf:

A cura dello staff della clinica

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lunedì 25 gennaio 2010

Malattie Lipidiche Corneali

Gli infiltrati lipidici corneali sono abbastanza frequenti nel cane:i meccanismi che portano alla formazione di depositi lipidici a livello corneale possono essere vari e non ancora del tutto chiari.
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Innanzitutto occorre distinguere le forme spontanee ( la cui base è presumibilmente ereditaria) e le forme degenerative.
-La forma spontanea viene anche indicata con il nome di distrofia lipidica cristallina stromale: di solito coinvolge la parte centrale della cornea e non è caratterizzata da neovascolarizzazione. Tale distrofia sembra avere una base ereditaria e alcune razze sembrano essere predisposte alla sua manifestazione, come siberian husky ( in questa razza è stata dimostrata un’ereditarietà autosomica recessiva), beagle, border collie, dalmata, airedale, yorkshire e barbone. Colpisce animali giovani o adulti e tendenzialmente non è progressiva.
Questo genere di distrofia corneale si manifesta con opacità cristalline rifrangenti nella zona centrale della cornea. I depositi possono assumere una forma anulare o ovalare, anche se variazioni di aspetto non sono infrequenti. Tali opacità sono spesso bilaterali e simmetriche (fatta eccezione per la distrofia nell’husky).
I depositi si localizzano nello stroma corneale e sono costituiti da fosfolipidi e colesterolo non esterificato.
La distrofia lipidica stromale cristallina non è accompagnata da sintomi e di solito la presentazione del caso al veterinario è motivata dal fatto che il proprietario si accorge dell’opacità biancastra.
Dal momento che la base di questa patologia sembra essere ereditaria, non esiste una terapia specifica.
In ogni caso è consigliabile effettuare un controllo ematologico adeguatamente approfondito per escludere la concomitanza delle lesioni corneali con alterazioni sistemiche del metabolismo lipidico.
-Accanto alla forma spontanea esistono anche due forme cosiddette degenerative: una forma geografica ed una forma di tipo infiltrativo.PA050004
La cheratopatia lipidica geografica consegue a qualsiasi causa che induca neovascolarizzazione a livello corneale (episcleriti, traumi, ulcere, malattie immunomediate, uveiti, difetti palpebrali o del film lacrimale). La formazione di vasi corneali predispone la deposizione di lipidi nello stroma corneale. La manifestazione clinica della patologia è costituita da opacità biancastre a morfologia geografica piuttosto varia, localizzate o diffuse, mono o bilaterali.
L’elemento fondamentale che permette di distinguere questa patologia da un distrofia lipidica è appunto la presenza di neovascolarizzazione. Occasionalmente, nelle aree circostanti il deposito lipidico può essere presente del tessuto infiammatorio.
La cheratopatia lipidica geografica, qualora non vengano controllate e corrette la cause predisponenti, tende generalmente a progredire.
L’approccio clinico prevede perciò l’esecuzione di esami ematologici approfonditi ( soprattutto per ciò che riguarda il profilo lipidico) e nelle femmine va presa in considerazione anche la situazione ormonale. Molti pazienti possono avere valori di colesterolo e trigliceridi nel range normale-alto. Tali soggetti andrebbero considerati affetti da dislipidemie borderline.
Secondo alcuni studi, diete a basso contenuto di lipidi sembrerebbero avere l’effetto di rendere l’infiltrato lipidico meno denso. Tali miglioramenti sono visibili dopo almeno 5-6 mesi di dieta ipolipidica.
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Questa forma di cheratopatia raramente si manifesta nel gatto e generalmente è associata a livelli elevati di colesterolo circolante.
La seconda forma di cheratopatia lipidica avviene con deposito spontaneo (infiltrato) di lipidi localizzati per lo più in sede perilimbare. Generalmente è associata a dislipidemie sistemiche con iperlipidemia. Il deposito assume una forma arcuata nelle porzioni periferiche della cornea, con uno spazio di circa 1 mm di cornea normale che separa il deposito dal limbo. Solitamente non viene interessata la porzione centrale della cornea.
E’ sempre presente vascolarizzazione ma in quantità inferiore rispetto alla cheratopatia lipidica geografica.
La deposizione è bilaterale anche se la distribuzione può non essere perfettamente simmetrica.
In presenza di tali lesioni andrebbero indagate patologie quali ipotiroidismo, iperadrenocorticismo, diabete mellito e sindromi nefrotiche.
L’obesità nel cane non sembra stranamente essere associata ad aumenti della lipemia e della lipoproteinemia.
La terapia mira al controllo delle condizioni metaboliche e /o endocrine associate.
A cura della Dott.ssa Valentina Declame
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sabato 23 gennaio 2010

Uomo-cane: convivenza “secolare”.

Il 2010 è appena iniziato, ma si leggono già “allarmanti” notizie riguardanti il mondo animale, quale: “Muratore salva una bimba dall’aggressione di un pittbull”.

Siamo alle solite, vediamo però di affrontare la questione in maniera più scientifica e razionale e meno ridondante.

Avere un cane è la cosa più normale e naturale del mondo, bisogna però ricordare che il proprietario non è soltanto il "capo branco" agli occhi del suo amico a quattro zampe, ma è anche Responsabile sotto il profilo civile e penale, in accordo con le regole della società in cui entrambi vivono.

Il cane domestico è il frutto del lunghissimo processo di domesticazione del lupo, attraverso cui il profilo comportamentale del "cane-in-divenire" ha subito importanti modifiche quali: aumento della docilità, tolleranza e giocosità e diminuzione dell'aggressività, combattività e reattività. Oltre a ciò, bisogna tener presente che i cani hanno imparato a condividere con l'uomo emozioni, a decodificare alcuni segnali della comunicazione verbale e non verbale, a rendersi utili nelle varie attività umane. Sono diventati collaboratori socievoli verso le persone, perdendo la caratteristica diffidenza, tipica dell'animale selvatico. Nonostante questo "patrimonio evolutivo privilegiato", il carattere del singolo cane viene influenzato anche dalle esperienze, strategie comportamentali, "memorie" e rinforzi che si sviluppano durante la sua vita, sin dai primissimi giorni: è su questo aspetto che l'uomo può e deve giocare un ruolo chiave per garantire una corretta e serena convivenza interspecifica.

uomo e cane

Il cane ha "bisogno"di regole da seguire proprio per la sua natura sociale; quasi tutti i cani sviluppano naturalmente legami affettivi coi loro proprietari, diventando "parte della famiglia", sentendosi membri effettivi. Il loro ruolo è quello di "gregari", cioè soggetti che seguono spontaneamente le indicazioni dei loro compagni umani. Il cucciolo nei primi giorni di vita viene "educato"dagli adulti (madre, eventuali altri cani conviventi) e dalle esperienze che condivide coi suoi fratelli; una volta adottato, è il proprietario colui a cui spetta il ruolo di educatore. In generale vale la regola di premiare i buoni comportamenti e ignorare quelli sgraditi. Il messaggio deve essere trasmesso non tanto con un atteggiamento rigido ed intransigente, quanto piuttosto con coerenza nello stabilire ciò che è consentito e ciò che non lo è. Esiste tutta una serie di atteggiamenti del cane, appartenenti al suo bagaglio genetico specie-specifico, che mal si adattano alla convivenza con l'uomo: il cane, ad esempio, può ringhiare in presenza di cibo, di un giocattolo o se qualcuno si avvicina al luogo di riposo. Questo è un segno di "possessività" e spetta al proprietario "insegnare" all'animale che sono le persone e non lui a "gestire" le risorse: il cane deve imparare ad aspettare il permesso dell'uomo per avere il cibo, giocattoli, carezze, attenzione. Anche la territorialità è un retaggio della specie canina, ma talvolta rischia di divenire un ostacolo nella gestione dei normali rapporti sociali umani: è il proprietario a dover assumere il ruolo di controllo dei "confini" e, ove non sia possibile attenuare il temperamento territoriale, bisognerà tener sotto controllo il cane, sempre, soprattutto nel caso in cui arrivino estranei. Alcuni cani, poi, tendono a manifestare un comportamento predatorio, che si esplicita soprattutto in risposta a stimoli in movimento quali biciclette, motorini, gatti, bambini che corrono: sarebbe importante "prevenire" tali manifestazioni, abituando l'animale sin da cucciolo a questi stimoli e a contenersi in loro presenza. Laddove non sia possibile reprimere totalmente certi istinti, è indispensabile mettere in atto una contenzione adatta, quale ad esempio la museruola ed il guinzaglio in luoghi pubblici. Un'altra cosa a cui bisognerebbe abituare il cane è ad incontrare altri soggetti conspecifici, evitando comunque di far avvicinare i due animali frontalmente, perchè in natura questo può essere interpretabile come atto di sfida. Nel caso in cui inizino ad interagire, i proprietari dovrebbero allontanarsi leggermente e lasciar fare, secondo modi e tempi propri dei cani: non intervenire tirando uno dei due dal collare, perchè potrebbe rendere innaturale la comunicazione.

La comunicazione è un punto fondamentale per stabilire una relazione stabile anche tra cane e uomo. Per evitare di interpretare i segnali comunicativi dei cani usando solo parametri propri della comunicazione umana, è molto importante che l'uomo impari a riconoscere ed interpretare il significato dei sistemi comunicativi canini. Per ridurre la fonte di incomprensioni, spesso all'origine di diversi problemi comportamentali, è molto importante non attribuire emozioni e pensieri umani al cane!. La conseguenza di ciò, infatti, potrebbe essere una risposta inappropriata, dal nostro punto di vista, da parte dell'animale. Atteggiamenti quali sbadigliare se ricevono un comando non vuol dire "presa in giro ", noia o "mancanza di rispetto", così come  l'avvicinarsi lentamente se chiamati o urinare rappresentano tentativi di pacificazione da parte dell'animale. Evitare quindi, di associare "intenzioni" ed "emozioni" a comportamenti del cane che hanno delle loro specifiche finalità. Ricordare, infine, che esistono casi in cui i comportamenti "problematici"del cane non sono il frutto di una cattiva gestione da parte del proprietario, ma possono essere legati ad eventi traumatici precoci quali malattie, incidenti, distacco precoce dalla madre e dalla cucciolata: tutto ciò può influire negativamente sullo sviluppo del carattere del cane. Anche il dolore fisico e, più in generale, lo stato di salute sono fattori che "pesano" sulle reazioni del cane: non tralasciare mai la possibilità che il nostro cane sia in una situazione di disagio che lo rende più nervoso, difensivo e reattivo. Non sempre "l'aggressività" è sinonimo di dominanza, al contrario può essere legata a paura, stress o disagio fisico; è perciò indispensabile riconoscere le diverse situazioni per poter assumere un atteggiamento appropriato nel correggerle.

Non tutti i cani sono uguali ed è DOVERE del proprietario informarsi sulle caratteristiche fisiche e comportamentali del soggetto che vuole adottare. Un proprietario attento conosce il carattere del proprio cane: gli eventi imprevedibili attribuibili ad un  cane "impazzito" sono rarissimi.

Ricordiamo, riassumendo, queste semplici regole (dal: "corso formativo per proprietari di cani: il patentino") a cura della FNOVI e del Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali

- Adottare un cane implica occuparsi del suo benessere e salvaguardare la serena convivenza tra uomo e cane.

-Alcuni doveri dei proprietari sono sanciti da leggi internazionali, nazionali, regionali e comunali.

- E' scorretto attribuire sempre e solo ad una cattiva gestione la causa dei problemi comportamentali.

- E' importante saper distinguere il comportamento indesiderato da quello patologico.

- Il Medico Veterinario è nella posizione ottimale per far la diagnosi e ha la responsabilità della cura del paziente malato

- La collaborazione tra i diversi professionisti ed il riconoscimento dei limiti di ciascuna professione rappresentano la combinazione vincente per il proprietario del cane.

Alcuni doveri basilari dei proprietari sono sanciti da leggi, decreti, regolamento ed ordinanze.

In Italia, tra questi, annoveriamo:

- Obbligo per il detentore, anche temporaneo, del cane farlo identificare mediante microchip e, conseguentemente, iscriverlo all'anagrafe canina regionale.

- Il proprietario del cane è Responsabile del benessere, del controllo e della conduzione del suo animale e risponde civilmente e penalmente dei danni o lesioni a persone, animali e cose provocate dal proprio animale.

-In luoghi pubblici i cani devono essere condotti con guinzaglio di lunghezza non superiore al metro e mezzo e i detentori devono avere al seguito la museruola, da applicare in caso di rischi.

- Coloro che conducono cani in luogo pubblico devono adottare ogni cautela per evitare che sporchino il suolo e dotarsi di appositi mezzi per rimuovere le deiezioni.

-Divieto di maltrattare gli animali e utilizzarli per combattimenti clandestini o competizioni non autorizzate, nonchè di addestramento volto ad esaltarne l'aggressività.

A cura della Dr.ssa Martina Chiapasco

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giovedì 21 gennaio 2010

Matematici con le ali………..

 

Alcuni ricercatori dell’Università di Padova, Trento e Saskatchewan (Canada) hanno recentemente pubblicato sulla rivista Biology Letters, della Royal Society, i risultati di un curioso studio: sembra che volatili di differenti specie (pulcini di pollo, di 5 giorni d’età!, e nocciolaie di Clark adulte) siano in grado di identificare, in base alla posizione ordinale, un oggetto inserito in una fila insieme ad altri identici, allineati e disposti perpendicolarmente di fronte all’animale. Se poi la fila viene ruotata di 90°, nessun problema: il risultato è lo stesso!. In buona sostanza i ricercatori sostengono che gli animali “reclutati” per l’esperimento siano in grado di riconoscere l’oggetto grazie alla loro capacità di “contare” o, se si preferisce, di “far di conto” con un metodo molto simile a quello adottato dagli uomini ovvero partendo da sinistra e procedendo verso destra!.

pulcini

Ovviamente prima di lanciare proclami sulle  migliori capacità matematiche dei volatili rispetto all’uomo, i ricercatori hanno avvertito della necessità di approfondire ulteriormente l’argomento, per valutare altresì l’attendibilità di un’ipotetica origine evolutiva comune tra le due specie.

In un tempo di dilagante e, soprattutto, preoccupante (!) analfabetismo sembra che tutti, ma proprio tutti, bipedi e non, abbiano qualcosa da insegnarci!.

A cura della Dr.ssa Martina Chiapasco

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mercoledì 20 gennaio 2010

Salvaguardiamo i cani di razza così da garantire un miglioramento del benessere anche per chi “puro”non è: notizie dall’Inghilterra.

 

Il Dr. P.Bateson, Professore all’Università di Cambridge e  Presidente della Società di Zoologia londinese, ha condotto recentemente uno studio, della durata di 10 mesi, sulle razze canine volto a stabilire lo stato attuale dell’arte (diffusione, gestione, cura) e soprattutto a delineare nuove “linee guida” tali da garantire un “miglioramento”generale nell’ambito del benessere animale. Per condurre questa “inchiesta”, il Professore ha coinvolto allevatori, veterinari liberi professionisti, accademici specializzati in “benessere animale”, istituzioni,  gruppi cinofili, proprietari di cani.  Il report finale, redatto dallo stesso Bateson, ha sollevato diverse questioni inerenti il benessere dei cani in generale, al di là dell’essere di razza o meticci.

cani di razza

Punti importanti, applicabili e in taluni casi “già" applicati” in Italia, sono ad esempio i controlli obbligatori morfo funzionali e sanitari sui riproduttori, pratica che in Italia, come ci ricorda il Dr.Vezzoni (Presidente FSA), va sotto il nome di Riproduzione Selezionata; la necessità, ed è questo uno dei punti salienti, di rivedere gli standard di razza in funzione del benessere e della salute dei cani e non più dell’’estetica, spesso causa di selezioni esasperate e contro natura!; il ruolo centrale dei veterinari come referenti per stabilire a livello medico-sanitario quali sono le malattie a cui determinate razze risultano più predisposte, gli interventi “preventivi” possibili e anche le regole base sulla gestione dell’animale in base all’età, la taglia, la razza, lo stile di vita.

L’inchiesta inglese, quindi, non vuole essere un atto pubblicitario a favore dei cani di razza, ma è di fatto un’inchiesta dettata dal buon senso e dalla conoscenza profonda del mondo cinofilo e che, si spera, possa servire a porre maggiore attenzione verso i  cani, di razza e non, non come oggetti “di mode”, ma quali soggetti degni di cura e rispetto.

A cura della Dr.ssa Martina Chiapasco

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domenica 17 gennaio 2010

Cisti Iridee

Le cisti iridee o uveali possono essere congenite o acquisite. L’eziologia è nella maggior parte dei casi sconosciuta ma, dal momento che frequentemente si riscontrano in soggetti di mezza età o di età avanzata, è probabile che siano per lo più acquisite. Come possibili cause scatenanti sono stati ipotizzati traumi ed uveiti.Cisti-iridea
Si possono riscontrare sia nel cane che nel gatto.cisti-iridea-1
Si tratta spesso di reperti occasionali e si presentano come formazioni tondeggianti, singole o multiple, marroni o nere. Possono essere mono o bilaterali, libere o mobili in camera anteriore o, meno frequentemente, in camera posteriore.
Le cisti iridee possono collassare e apparire come uno strato di pigmento adeso all’endotelio corneale o alla capsula anteriore del cristallino.
La principale diagnosi differenziale deve esser posta nei confronti del melanoma: le cisti iridee sono mobili, transilluminabili e hanno margini netti. I melanomi si presentano come masse solide non transilluminabili.cisti-iridea-3

In genere non è necessaria una terapia. Qualora le dimensioni delle cisti dovessero aumentare a tal punto da invadere l’asse visivo o venire a contatto con l’endotelio corneale danneggiandolo, è possibile intervenire chirurgicamente . La tecnica più semplice per la rimozione della cisti è l’aspirazione con ago sottile inserito attraverso la zona limbare.

A cura della dott.sa Valentina Declame.
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mercoledì 13 gennaio 2010

Tour virtuale clinica veterinaria borgarello

 

Finalmente siamo arrivati con i filmati, visita la nostra clinica e vieni a trovarci ti aspettiamo!

Qui potrai vedere i vari locali della clinica, la cura e l’attenzione che riponiamo nei particolari per far sentire sempre a proprio agio i nostri pazienti: il loro confort ci sta molto a cuore, porta il tuo cane o gatto a visitarci.

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La nostra casa è un luogo sicuro per gli amici a quattro zampe?

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Non lasciamo ai nostri "conviventi"a quattro zampe la libera e totale gestione della propria "incolumità": la casa può diventare un vero e proprio "campo minato", disseminato di potenziali agenti tossici per cani e gatti. E' sufficiente un po' di buonsenso, qualche accorgimento e nozione di base su tali rischi per garantire un ambiente sicuro anche ai soggetti più inconsapevoli e vulnerabili, gli animali appunto.
Annualmente, grazie al lavoro di centri specializzati in casi di avvelenamento, è possibile stilare delle classifiche sugli agenti tossici potenzialmente più rischiosi, per accessibilità e pericolosità,
Nel 2008 la top ten, secondo il Centro di Controllo degli Avvelenamenti negli Animali da Compagnia dell' ASPCA, è stata la seguente:

  1. medicinali ad uso umano

  2. insetticidi

  3. cibo "casalingo"

  4. rodenticidi

  5. medicinali ad uso veterinario

  6. piante

  7. agenti chimici

  8. prodotti per pulire

  9. metalli pesanti

  10. fertilizzanti
Andrebbe posta particolare attenzione, soprattutto per la facilità d'accesso a: medicinali, ai cibi casalinghi con cui amiamo "viziare"i nostri paladini ed alle piante.
MEDICINALI AD USO UMANO
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Un primo e apparentemente "banale"consiglio è quello di tenere i farmaci chiusi negli armadietti, ovvero non solo lontano dalla portata dei "bambini", ma anche degli animali: la curiosità, la "noia", la naturale voracità sono ottimi incentivi che possono spingere a "scartare" scatole chiuse o ad "ingaggiare" un ideale lotta contro blister di pillole lasciati incustoditi, per poi ingerirne il contenuto se non, addirittura, l'intera confezione!
I medicinali potenzialmente più pericolosi sono:
 anti-infiammatori non steroidei, quali: ibuprofene e naproxene. Questi possono causare seri problemi, anche se ingeriti a bassi dosaggi; gli animali sono molto più sensibili di noi a tali principi attivi ed essi sono in grado di provocare gravi problemi gastro-enterici, fino ad ulcere e, nei gatti, insufficienza renale.
 antidepressivi: causano vomito e letargia. Alcuni di essi, inoltre, possono scatenare la sindrome serotoninica, una condizione di agitazione estrema, elevata temperatura corporea, tachicardia, aumento della pressione sanguinea, disorientamento, vocalizzazioni, tremori e convulsioni.
 paracetamolo: soprattutto i gatti sono sensibili a tale sostanza che va a distruggere i globuli rossi con conseguenti problemi respiratori. Nei cani può determinare danno a livello epatico e, ad alti dosaggi, distruzione degli eritrociti.
metilfenidato: farmaco usato nella Sindrome da deficit di attenzione ed iperattività. Negli animali può aumentare pericolosamente il ritmo cardiaco, la pressione sanguinea, la temperatura corporea, fino a provocare convulsioni.
fluorouracile: agente chemioterapico utilizzato localmente per curare tumori cutanei e cheratiti nell'uomo. Puo' risultare rapidamente letale nel cane, causando vomito, convulsioni ed arresto cardiaco, anche in seguito a semplice masticazione di cotone o garze imbibite della sostanza.
 pseudoefedrina: comune componente di farmaci decongestionati, agisce come stimolante se ingerita dagli animali. Nei cani e nei gatti causa aumento della frequenza cardiaca, della pressione sanguinea, della temperatura corporea e convulsioni.
anti-diabetigeni: molti farmaci orali usati nella terapia contro il diabete, quali glipizide e gliburide, possono causare gravi forme di ipoglicemia, con conseguente disorientamento, perdita di coordinazione motoria e convulsioni.
 derivati della vitamina D: calcipotriene e calcitriolo. Anche piccole quantità di tali derivati possono causare la precipitazione di cristalli di calcio a livello circolatorio. Sintomi comuni sono: vomito,anoressia, aumento dell' urinazione, aumento della sete; questi possono manifestarsi dopo 24 ore dall'ingestione.
CIBI CASALINGHI
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Esiste un gran numero di alimenti, estremamente gustosi ed apprezzati dai nostri animali, ma egualmente pericolosi per la loro salute.
 cioccolato, caffè e caffeina: tutti questi prodotti contengono metilxantine, racchiuse nei semi di cacao. Se ingerite da cani e gatti possono provocare vomito, diarrea, dolorabilità, sete ed urinazione eccessiva, iperattività, aritmie cardiache, convulsioni, fino anche a morte. Ricordatevi che il cioccolato bianco e quello al latte contengono minor quantità di metilxantine rispetto a quello amaro.
 alcool: bevande alcoliche o cibi contenenti alcool possono causare vomito,diarrea, riduzione della coordinazione motoria,depressione del sensorio, difficoltà respiratorie, tremori, anormale acidosi metabolica, fino a coma e morte.
 avocado: le foglie,il frutto, i semi e la corteccia contengono una sostanza che puo' provocare vomito e diarrea nel cane.
 acini d'uva e uva passa: contengono una sostanza di natura sconosciuta che puo' determinare insufficienza renale. I sintomi tendono ad essere più gravi in soggetti con un'anamnesi di problemi renali.
 pasta del pane cruda: può provocare fermentazioni intestinali anomale con dolorabilità addominale. La quantità di lievito tende a diminuire con la cottura, il che ci concede di dare al cane piccole quantita' di pane senza rischi; la raccomandazione è quella di non superare il 5-10% della'apporto calorico giornaliero.
 carne,uova, ossa crude o poco cotte: carne e uova crude possono contenere batteri quali Salmonella Spp e E. Coli potenzialmente nocivi per gli animali. Oltre a questo, le uova crude possiedono un enzima, l'avidina, che diminuisce l'assorbimento della biotina (vitamina del gruppo B),con conseguenti problemi a livello cutaneo. Dare ossa ai nostri animali spesso appare come un atto naturale e quasi "dovuto"nei loro confronti: al contrario per un animale domestico la loro ingestione è vivamente sconsigliata, portando a rischio di soffocamento, lesioni alle pareti del tratto gastro-enterico, oltre a stipsi e problematiche conseguenti.
 xilitolo: viene utilizzato come dolcificante in molti prodotti di normale consumo (caramelle, chewingum, dentifrici). La sua ingestione può causare un aumento nel rilascio di insulina e conseguente ipoglicemia. I primi segni d'intossicazione comprendono: vomito, letargia,difficoltà di coordinazione motoria fino a convulsioni. In pochi giorni per un eccessivo aumento degli enzimi epatici si può avere insufficienza epatica.
 cipolla,aglio,erba cipollina: possono provocare irritazione a livello intestinale e portare a distruzione dei globuli rossi. I gatti risultano più sensibili, ma anche i cani sono suscettibili se ingerite in grande quantità. A livello diagnostico, oltre all'anamnesi ed ai segni clinici, un reperto frequente a livello microscopico sono i corpi di Heinz. L'assunzione occasionale di minime dosi non crea problemi.
 latte: i nostri animali non possiedono grandi concentrazioni di lattasi, enzima che consente la digestione del latte e suoi derivati: la somministrazione potrebbe indurre diarrea ed altri sintomi gastro-enterici.
 sale: eccessive quantità determinano aumento della sete e della minzione fino ad una vera e propria intossicazione da Sodio. Tra i segni clinici annoveriamo: vomito, diarrea, depressione del sensorio, tremori, febbre, convulsioni e persino morte. Attenzione alle patatine!!
PIANTE
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Le comuni piante d'appartamento posso risultare potenzialmente tossiche qualora vengano ingerite.
Esempi classici sono:
 gigli: membri del genere Lilium spp vengono considerati altamente tossici per il gatto. La componente pericolosa non è stata ancora identificata, ma si è dimostrato che l'ingestione anche di piccole quantità può portare ad insufficienza renale.
 bulbi di tulipano e narcisi (Tulipa/Narcissus spp): contengono tossine che possono provocare irritazione a livello gastro-enterico, anoressia, scialorrea, depressione del sensorio, anomalie cardiache e convulsioni.
 azalee e rododentri (Rododenron spp): contengono tossine in grado di determinare vomito, scialorrea, debolezza e depressione del sensorio, Avvelenamenti da azalea di elevata gravità sono in grado di portare sino a coma e morte per collasso cardio-circolatorio.
 oleandro (Nerium oleander) : in tutte le sue parti risulta tossico per la presenza di glicosidi cardiaci in grado di provocare gravi sintomi clinici, quali irritazione a livello gastro-enterico, alterazioni cardiache, ipotermia e persino morte.
 ciclamino (Ciclamen spp): contiene una tossina, ciclamina, soprattutto a livello della radice, altamente irritativa a livello gastro-enterico con conseguente vomito.
 crisantemo: contiene piretrine causanti sintomi gastro-enterici quali vomito, ipersalivazione e diarrea. Se ne ingeriscono grandi quantità, si può assistere a depressione del sensorio ed incoordinazione motoria.
 colchico d'autunno (Colchicum autumnale): da ematemesi, diarrea, shock, danni organici sistemici e depressione midollare
Tra gli altri potenziali agenti tossici si annoverano:
INSETTICIDI: risultano tutt'oggi uno dei più frequenti motivi d'avvelenamento negli animali da compagnia. Talvolta si tratta proprio di prodotti per animali, ad esempio antipulci/zecche, utilizzati erroneamente su specie sbagliate. A tal proposito, è molto importante chiedere consiglio o delucidazioni al proprio veterinario se si hanno dubbi.
RODENTICIDI: prevalentemente rappresentati dalle classiche esche per topi e ratti. Questi prodotti contengono eccipienti fortemente attrattivi per i nostri animali. A seconda del tipo di sostanza ingerita si possono avere: petecchie mucosali o emorragie diffuse, convulsioni, danni a livello renale.
MEDICINALI VETERINARI: analogamente alla medicina umana, anche le prescrizioni veterinarie hanno una loro precisa posologia. Un'inappropriata somministrazione o accidentale ingestione a dosaggi superiori alla norma, possono risultare in vere e proprie intossicazioni.
PERICOLI CHIMICI: è una categoria rappresentata da prodotti quali il glicole etilenico, i liquidi anti-congelamento, solventi per vernici, disinfettanti per tubi/condotti di scarico ed anche piscine. I sintomi derivanti dalla loro ingestione vanno da segni gastro-enterici, a respiratori, fino a vere e proprie "ustioni"chimiche.
PRODOTTI PER PULIRE: tutti i comuni detergenti utilizzati per la pulizia della casa non sono da tenere solo lontano dalla portata dei bambini!. Alcuni di essi, oltre che tramite ingestione, possono risultare tossici anche per inalazione, dando seri problemi a livello respiratorio.
METALLI PESANTI: piombo, mercurio e zinco sono quelli maggiormente coinvolti in episodi di intossicazione. Sono contenuti nei più svariati prodotti di consumo, quali ad esempio le confezioni di patatine, o semplicemente in casa nei pavimenti di linoleum, o in cantieri in demolizione sotto forma di polvere di piombo.
FERTILIZZANTI: per cani e gatti che vivono anche all'esterno, in case con giardino, fare sempre attenzione a chiudere i prodotti per la cura delle piante in luoghi sicuri e non accessibili anche ai nostri animali.
In caso di sospetta intossicazione cercare di sempre di raggiungere il vostro veterinario, portando con se' la confezione o il nome della sostanza ingerita: risulterà di grande aiuto, oltre che per la diagnosi, nella successiva terapia dell'avvelenamento.
Qualora, poi, si manifestassero sintomi gastro-enterici, raccogliere in una busta di plastica il materiale eliminato o masticato dall'animale: per quanto "disgustoso" possa sembrare, talvolta diviene un elemento fondamentale per l'intervento medico veterinario.
Infine, se si avesse anche solo il sospetto che l'animale abbia ingerito una sostanza tossica, anche in assenza di segni clinici, contattare comunque il proprio veterinario, mettendolo al corrente dell'accaduto.
Articolo a cura della Dr.ssa Martina Chiapasco
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domenica 10 gennaio 2010

Anagrafe canina nazionale

Forse non tutti sanno che: l'anagrafe canina nazionale è il registro dei cani identificati con microchip o tatuaggio in Italia.
Si tratta di una banca dati, alimentata dalle singole anagrafi territoriali, che intende fornire on line i riferimenti utili per rintracciare il luogo di registrazione di un cane smarrito e il suo legittimo proprietario, nel rispetto della tutela della privacy del cittadino. logo_ACN_piccolo
L’anagrafe nazionale è realizzata dal Ministero della Salute in stretta collaborazione con le amministrazioni regionali, che vi riversano i dati locali. Al suo avvio, conta il 30 per cento dei cani regolarmente iscritti nelle anagrafi territoriali. L’iscrizione è dunque automatica e a cura dell’amministrazione competente.
Oltre a rendere più facile la restituzione al proprietario, il sistema delle anagrafi, nazionale e territoriali, istituito con l’accordo Stato-Regioni del 6 febbraio 2003, garantisce la certezza dell’identificazione del cane, rappresenta un efficace strumento di dissuasione degli abbandoni, favorisce studi e interventi per la prevenzione e cura delle malattie degli animali.
La consultazione della banca dati è libera. Chi trova un cane smarrito, digitando il codice a 15 cifre del microchip o quello tatuato, può risalire all’anagrafe di provenienza del cane e trovare numeri utili e sportelli a cui rivolgersi per rintracciare il proprietario. E’ possibile effettuare la lettura del microchip, per ottenere il codice, presso i servizi veterinari delle Asl e gli ambulatori veterinari privati muniti dell’apposito lettore.
Dopo la prima fase di avvio la Banca Dati Nazionale è stata arricchita con nuove informazioni relative all'animale quali la specie (cane, gatto, furetto), la razza e il sesso.
Le regioni si stanno adeguando all’invio delle ulteriori informazioni con diverse tempistiche: attualmente Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Provincia di Trento, Sardegna, Valle d’Aosta inviano i dati secondo il nuovo tracciato record concordato.
Per queste Regioni, quindi, sarà possibile visualizzare, una volta inserito il codice dell’identificativo (microchip o tatuaggio) le informazioni relative alla specie, razza e sesso dell’animale.

Tratto dal sito del ministero della salute

A cura dello staff.

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giovedì 7 gennaio 2010

Fibrillazione atriale

La determinazione del ritmo cardiaco è la parte più importante della valutazione di un tracciato elettrocardiografico.
La fibrillazione atriale è una aritmia che origina da focolai atriali ectopici multipli. Immagine1
E’un’espressione atriale rapida, disorganizzata, caotica che sostituisce la fisiologica attività sinusale e che comporta una conduzione atrio-ventricolare completamente imprevedibile e di conseguenza un ritmo ventricolare generalmente irregolare. La frequenza atriale si presenta elevata di 350- 600 bpm ed il nodo atrioventricolare funziona da filtro lasciando passare solo una parte di questi impulsi, ma in maniera non regolare (ritmo irregolarmente irregolare). La Fibrillazione atriale può essere conseguente a malattie cardiache come endocardiosi grave, cardiomiopatia dilatativa, neoplasia atriale e malattie cardiache congenite, oppure può rappresentare la complicazione di alcune malattie non cardiache, tra cui la dilatazione-torsione gastrica, o essere la conseguenza di malattie che determinino delle alterazioni significative del tono vagale. Nei cani di grossa taglia e gigante, la fibrillazione atriale può anche essere presente in assenza di un danno strutturale del miocardio ( fibrillazione atriale isolata ).
Nella maggior parte dei casi è infatti una dilatazione atriale sinistra che riesce a dar luogo al disturbo attraverso due meccanismi:
a) acquisizione di una “massa critica atriale” (indispensabile per il mantenimento della fibrillazione) che scatena focolai ectopici multipli;
b) allungamento del tempo di conduzione intra- ed interatriale che favorisce fenomeni di rientri caotici (questo allungamento dapprima si traduce elettrocardiograficamente nella comparsa di onde P di tipo “mitralico” e con blocchi A-V di 1° grado; soltanto in un secondo tempo compare la FA).
I rilievi clinici più rilevanti sono la percezione attraverso la palpazione di un itto cardiaco di elevata frequenza e molto irregolare per ritmo ed intensità e all’ auscultazione di una marcata variabilità dell’intensità dei toni cardiaci; in genere il secondo tono può essere assente e si può apprezzare il terzo tono. Se poi pensiamo che stiamo auscultando una frequenza intorno a 200 o più, non si è più in grado di diversificare le varie strutture sonore e si apprezza solo l’ irregolarità.
Altro reperto importante, acquisibile attraverso la combinata auscultazione cardiaca e palpazione del polso femorale, è quella relativa ad una frequenza dell’attività ventricolare maggiore di quella del polso periferico (“pulsus deficiens”). Tale reperto è in relazione al fatto che alcune contrazioni sistoliche cardiache non riescono ad aprire le semilunari aortiche o comunque danno luogo ad una modesta gittata sistolica.
Dal punto di vista elettrocardiografico la FA si caratterizza per:Immagine2
· Non vi sono onde P visibili
· Non vi sono onde di flutter
· L’attività atriale è assente o è caotica sia in ampiezza sia in frequenza (onde f)
· I complessi QRS sono normali per la derivazione in esame
· L’intervallo R-R è variabileImmagine3
· Alternanza elettrica
– Fibrillazione atriale.
L’approfondimento ecocardiografico, oltre che offrire una visualizzazione diretta dell’aritmia, ne permette una valutazione qualitoquantitativa delle cause e delle conseguenze. In presenza di una estrema dilatazione atriale ad esempio si osserva assenza di movimenti delle pareti; una scansione transmitralica in M-mode rileva una M mitralica che ha perso la sua seconda branca, rendendo evidente la mancanza di sistole atriale.
Il rapporto tra atrio sinistro e dimensione dell’ostio aortico (AS/Ao), solitamente intorno a 1,3, è nettamente superiore a 1,6.
Ruolo principale dell’ecocardiografia in corso di FA non è comunque quello di permettere la diagnosi del disturbo, ma di metterne in evidenza soprattutto l’eziologia; ecco dunque che diventa possibile osservare un rimaneggiamento valvolare in corso di endocardiosi mitralica, un assottigliamento parietale, una dilatazione cavitaria ed una diminuita contrattilità senza interessamento valvolare in corso di cardiomiopatia dilatativa. Ancora con l’ecocardiografia è possibile prendere atto di come avviene la gittata cardiaca sinistra (funzionalità sistolica sinistra), anche in rapporto all’evoluzione ed eventualmente al trattamento.
La fibrillazione atriale se non viene adeguatamente controllata, può causare un danno miocardico ed una miocardiopatia dilatativa secondaria.
La terapia è indirizzata proprio a rallentare la frequenza cardiaca nelle fibrillazioni ad alta penetranza ventricolare. I farmaci usati sono: digitale, β-bloccante, calcioantagonista e amiodarone. DSCN4159
• DIGOSSINA
L’efficacia della digossina in fase acuta risulta relativa a causa della sua breve azione. L’azione primaria del principio attivo è rappresentata da un aumento del tono vagale. Tuttavia in un soggetto stressato con aumento del tono simpatico risulta preferibile l’utilizzo di altre molecole.
Nell’uomo, per la diagnosi delle tachiaritmie sopraventricolari viene utilizzata l’adenosina che esercita effetto a livello del nodo atrioventricolare attenuando le correnti di ioni calcio in entrata. A livello diagnostico, l’assenza di un circuito di rientro viene confermata in base al fatto che dopo somministrazione di adenosina la tachicardia sopraventricolare continua ma la frequenza ventricolare rallenta. Nonostante l’adenosina sia un principio attivo largamente studiato nel cane, la sua reale efficacia non è ancora stata provata.
Terapia antiaritmica in fase cronica (somministrazione orale)
La digossina riduce la velocità di conduzione a livello del nodo atrioventricolare e incrementa la forza di contrazione miocardica.
Agisce inibendo l’attività della pompa sodio potassio della membrana cellulare ( effetto inotropo positivo )
Ha un metabolismo epatico ed escrezione renale.


DOSAGGIO
Cane 0,005-0,01 mg/kg BID, PO (dose calcolata sul peso “magro”)
Gatto gatti di peso 2-3 kg: 1/4 cpr 0,125 mg q48h, OS
gatti di peso 4-5 kg : 1/4 cpr 0,125 mg SID, OS
Il controllo della digossinemia va effettuato dopo 7 giorni dall’inizio della terapia e valutato periodicamente. Occorre monitorare il peso, l’appetito, eventuali alterazioni ECG, elettroliti sierici e funzionalità epato-renale. La digossina è controindicata in caso di patologie epatiche e renali, di dimagramento, di cachessia e in caso di cardiomiopatia ipertrofica. Se la risposta ventricolare non è stata controllata con la digossina, è opportuno somministrare anche atenololo ( 0,5 – 1 mg/ Kg sid o bid ) od il propanololo ad un dosaggio contenuto ( 0,3 – 1,5 mg/kg tid ). La dose dei β-bloccanti viene progressivamente aumentata fino a che la frequenza ventricolare non sia controllata in modo adeguato; nel cane la frequenza ideale dovrebbe essere inferiore a 140-160 bpm. Utilizzando la dose efficace più bassa sarà possibile ridurre l’effetto inotropo negativo dei farmaci β-bloccanti. Nelle fasi iniziali, se la fibrillazione atriale è molto rapida, alla digossina può essere affiancato il diltiazem ( 1-3 mg/kg tid ). Questo farmaco, diversamente dai β-bloccanti, non riduce la contrattilità ventricolare in maniera marcata. Il diltiazem è molto utile anche nel trattamento della fibrillazione atriale dei gatti e spesso, in questa specie, può essere utilizzato quale unico agente. La lidocaina dovrebbe essere evitata poiché aumenta la velocità di conduzione A-V e determina un aumento della risposta ventricolare.
A cura della Dott.ssa Daniela Ferrari
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martedì 5 gennaio 2010

Uomo-animali: alleati nella ricerca contro il cancro

Il tumore è uno dei “grandi mali” del nostro tempo non  soltanto per l’uomo. Il prolungarsi della vita degli animali domestici si associa ad un aumentato rischio di insorgenza di neoplasie, così come il maggior numero di mezzi diagnostici a disposizione dei veterinari e l’aumentata sensibilità e disponibilità da parte dei proprietari hanno reso più “facile” la diagnosi di tali patologie. A causa e/o “grazie” a questo, si è raggiunta la consapevolezza che dalla malattia degli animali è talvolta possibile ottenere informazioni utili alla comprensione generale dei tumori, compresi quelli umani.
olfatto cane
Su tali basi, già negli anni ottanta in verità, è nata l’Oncologia Comparata ovvero la disciplina che studia, mettendo a confronto, i tumori umani e quelli degli animali, in particolare del cane; per lo più si tratta di indagini  istologiche, in cui si analizzano le cellule e i tessuti tumorali per trovarne cause d’insorgenza, meccanismi d’azione e possibili terapie. In tal modo gli animali domestici divengono veri e propri indicatori biologici da cui l’uomo può ottenere nuove “armi” per combattere e, talvolta, prevenire i tumori. Rispetto all’utilizzo di “topi da laboratorio”, studiati in condizioni “sperimentali”, gli animali domestici offrono indubbi vantaggi: si comparano infatti  patologie analoghe, ad insorgenza spontanea tanto nell’uomo quanto negli animali  e soprattutto specie con maggiori analogie ed affinità organiche e di vita. Ecco quindi che si è scoperto, ad esempio, che il linfoma non-Hodgkin, il carcinoma mammario, del collo dell’utero, polmonare, il melanoma, il sarcoma dei tessuti molli e l’osteosarcoma sono tutti tumori con forti analogie tra specie. I fattori che determinano l’insorgenza di tali patologie negli animali possono così divenire un modello per le corrispondenti forme dell’uomo. L’Oncologia comparata migliora inoltre le conoscenze sui determinanti genetici e familiari che portano allo sviluppo di queste malattie e permette di realizzare nuovi sistemi diagnostici e di applicare recenti tecniche di studio basate sulla genetica molecolare.
I primi ad introdurre l’Oncologia Comparata come nuova disciplina di ricerca furono, negli anni ottanta, l’Istituto dei Tumori di Genova e successivamente l’Istituto Nazionale per la Ricerca sul Cancro, in particolare grazie agli sforzi di Leonardo Santi, allora Direttore. In tempi più recenti (Aprile, 2009) è stato avviato il C.o.c, Centro di Oncologia Comparata  che intende valutare l’andamento epidemiologico delle neoplasie utilizzando
la comparazione di materiale oncologico umano e animale proveniente dal medesimo territorio e quindi caratterizzato dalle stesse condizioni ambientali. Il carattere multidisciplinare del progetto è confermato dalle caratteristiche dei suoi partner scientifici:
l’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”, presso la quale dal 2000 è attivo il Centro di servizi interdipartimentale Stazione per la tecnologia animale (Sta), che ha in corso ricerche in campo oncologico, infettivo, vaccinale oltre allo studio di apparati medici e nuove biotecnologie, e l’Istituto zooprofilattico sperimentale di Lazio e Toscana. Al Servizio veterinario dell’Az.Usl Roma B è affidata la gestione logistica legata alla raccolta dei campioni presso le oltre cinquanta strutture veterinarie che insistono nel territorio di suo competenza, coordinando l’attività dei colleghi libero-professionisti che, aderendo al progetto, provvederanno alla raccolta del materiale patologico, alla compilazione delle rispettive schede anamnestiche e al successivo invio ai laboratori dell’Izs.
Articolo a cura della Dr.ssa Martina Chiapasco
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venerdì 1 gennaio 2010

Una donna in casa nostra!!!!

clip_image002Quando Bimby e' entrata nella nostra famiglia, la situazione era ormai insostenibile sotto molti aspetti e … temevamo il peggio !!! Innanzitutto, il solo fatto di introdurre una povera, ingenua, timida creatura in un gruppo di 13 vecchi, scellerati e prepotenti zitelli castrati avrebbe potuto scatenare una serie di violente reazioni misogine: inseguimenti, botte e totale segregazione razziale ! La storia contava ormai un folto numero di vittime poco illustri, gattine magre ed affamate, arruffate e paurose, praticamente selvatiche, tenute nell’ombra da fratelli e cugini violenti che si ricordavano di loro solo all’ora dei pasti ( un piatto in piu’) o quando volevano divertirsi un po’ inseguendole e facendole urlare di terrore. clip_image004Inoltre, essendo in quel momento in atto una serie di lotte intestine fra i vari componenti del clan per la riaggiudicazione dei vari ranghi, introdurre un nuovo componente avrebbe potuto peggiorare la già critica situazione. Vecchie e nuove antipatie, continue offese, sgarbi e gelosie già da qualche tempo imperversavano nel gruppo come un virus dilagante e noi, vittime del sistema...giù a pulire!!! Invece, una rossa tutto pepe ha fatto il suo regale ingresso nella comunità portando una ventata di allegria ed ora, tutti, interni ed esterni, ammaliati dalle sue grazie, l'adorano.

clip_image006I 4 rossi, pur avendo sotterrato la madre da diversi anni, sono fermamente convinti di aver ricevuto FINALMENTE una sorellina dalla cicogna. Soprattutto Nocciolino, che da diversi anni serbava dentro un grosso magone per la perdita della vera sorellina grigia a cui era attaccatissimo, tanto da diventare inspiegabilmente epilettico alla sua scomparsa, ora ha ritrovato la gioia di vivere adorandola e proteggendola continuamente. I vecchi screzi con altri individui ... dimenticati !! Ora gestisce un solido ed affiatato gruppetto di giovani marmotte in cui tutti giocano in pace ed armonia. Al suo interno, dopo mesi di zuffe e ... altro a nostre spese ... e' stato accolto a zampe aperte persino il suo più acerrimo e storico nemico, Sir Arthur. Contro di lui, per anni, quando erano solo vicini di casa, prima cioe’ che Artu’ fosse abbandonato ed adottato da noi, aveva ripetutamente ed accanitamente rischiato la vita saltando da una ringhiera all’altra per cercare di eliminarlo. Ora invece … ecco fiorito un affettuoso sodalizio. E che dire delle vecchie ostilità fra interni ed esterni ? Ora tutto ruota armonicamente intorno a lei !

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Il segreto di tutta questa mielosa convivenza? Tanta dolcezza, leccatine ed abbracci verso tutti, ma anche severità e rigore. Comandare senza darne l'impressione. Controllare con occhio insieme dolce e severo eventuali negligenze. Ormai tiene a bada sin noi e guai a far piangere o arrabbiare chiunque nella sua cerchia : come un siluro, si fionda sul primo pezzo di carne scoperta e ci affonda spietatamente i suoi piccoli affilati dentini ! Impossibile ormai intervenire sulle piu’ semplici manutenzioni, come il taglio unghie, senza rischiare l’assalto. A lei viene concesso tutto senza discutere: letti e poltrone si svuotano al suo arrivo, giochi e cibo vengono sottratti con quattro moine, anche le prede...finiscono inevitabilmente a lei (e che ringhi!!). E' un anno che e' con noi e...il suo soprannome? ScacciaGattiAcchiappaPiatti !

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